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Jesús

Sto impazzendo. Potrei seriamente fare qualche cazzata e credo che se ne rendano conto tutti. Non so nemmeno chi abbia sparato, da dove provenisse lo sparo, so solo che un attimo prima era abbracciata a me, e un attimo dopo era a terra, sanguinava e non respirava più.

Siamo seduti da ore in sala d'aspetto, ci sono tutti, sono arrivati anche suo padre, Carmen, le sue due amiche, altra gente del quartiere, dei poliziotti in generale, insomma... la sala è piena e siamo tutti qui per lei. Ci sono anche i miei parenti, i miei amici...

Le ho viste le facce dei dottori e degli infermieri, sono pronto a sentirmi dire che non ce l'ha fatta, in quel caso Miguel e gli altri potranno farne ciò che vogliono di me, perché per me la vita non ha più senso senza di lei.

È normale che ci impieghino così tante ore?

Stasera sono proprio arrivato al limite... per colpa nostra è finita in manette, l'hanno scambiata per una di noi, e lei si è preoccupata per me, temeva che mi chiudessero davvero in qualche cella. All'inizio ho cercato di stare calmo e non rispondere, l'ho fatto per lei, per proteggerla, ma quando ho visto Miguel afferrarla in quel modo e non lasciarla mentre lei gli diceva che le stava facendo male, non ci ho visto più. Forse ho sbagliato, avrei dovuto rifletterci di più sopra, ma ormai non si torna indietro.

Due dottori escono e chiedono dei parenti di qualcuno, delle persone sedute a qualche metro da me si alzano a testa bassa e li raggiungono, non so che cosa si dicano, so solo che la donna inizia ad urlare in modo straziante e cade a terra in lacrime.

«State calmi, state tutti calmi, a noi daranno buone notizie.» dice il padre della mia princesa, anche se lui è il primo a non credere totalmente alle sue parole.

«La piantate di piangere, cazzo?» sbotta Miguel contro a Melanie e Angelica.

«È colpa vostra. È colpa soltanto vostra se ora lei rischia la vita.» ringhia a denti stretti Melanie.

Sinceramente non capisco come Olivia possa essere amica di queste due... insomma, sono così diverse da lei, sono insopportabili, e mi è bastato vederle la prima volta per capirlo.

Mi scende una lacrima, anche se l'asciugo sono costretto a chiudere gli occhi perché so che a momenti scoppierò a piangere. Io non piango mai, l'ultima volta che ho pianto è stato quando è morta mia madre, ed ero un bambino.

«Lei ha paura di voi.» sussurro facendoli voltare tutti verso di me.

«Cosa?» chiede Enrique, suo fratello.

«Siete le persone che le fanno più paura su questo mondo.» ripeto.

«Voi chi?» chiede Cesar.

«Il poliziotto... lo zio... Enrique... soprattutto Miguel.» sussurro, scuoto la testa e guardo Miguel: «Se lei non dovesse farcela ammazzami e non permettere a nessuno di portarmi in ospedale.»

Io lo so che cosa voleva fare lei mettendosi abbracciata a me, prima sul molo, non gliel'avrei mai permesso, comunque, ma da quando l'ho vista la prima volta al dipartimento, seduta a quella scrivania, che rideva sentendomi insultare i poliziotti in spagnolo, ho capito che quella ragazza sarebbe diventata il centro del mio mondo, ma lei è diventata molto di più: lei è tutto il mio mondo. Non ho mai amato nessuno prima di lei, lo so che è strano da dire alla mia età, ma non ho mai conosciuto nessuno che mi facesse sentire come mi fa sentire lei. Io la amo, io voglio sposarla, voglio fare una famiglia con lei, e se non sarà lei, allora non sarà nessun'altra. Mai.

«Se mia figlia muore sarò io stesso ad uccidervi tutti.» ringhia a denti stretti il padre.

«Voi siete completamente da ricovero... minacciare di uccidervi per cosa? Perché lei vuole stare con qualcuno che a voi non piace? È così che va la vita... pensate che là fuori non ci siano una marea di genitori e fratelli che odiano il ragazzo con cui sta la propria figlia e la propria sorella? Ma secondo voi si uccidono a vicenda?» sbotta Melanie, scuote poi la testa e si asciuga le lacrime in fretta: «Avete già perso vostra madre... se non volete perdere vostra sorella vi conviene accettare il fatto che lei voglia stare con lui.»

«Non parlare di nostra madre e non darci lezioni di vita, anzi, non so nemmeno perché tu sia qui. Per lei non ci sei mai stata, chi cazzo ti credi di essere?» le chiede Enrique.

«Dove eravate ogni volta che aveva bisogno di voi? Ci sono sempre stato solo io per lei.» controbatto.

È ora di guardare in faccia la realtà e fare capire a tutti loro che ci sono sempre stato soltanto io per lei, mentre loro non la guardavano nemmeno in faccia al sabato sera quando dovrebbero essere soltanto grati del fatto di poter passare del tempo con lei all'aria aperta, sotto lo sguardo di tutti.

«E se non ne uscisse davvero viva?» chiede Enrique.

«Quando le hanno sparato stavamo litigando... potrebbe morire con questo ricordo.» sussurra Santos.

«Lei non morirà. E tu, sbirro del cazzo, chiudi la bocca. Anche tu, Álvaro. Sono stato io a crescere lei ed Enrique, non vi vantate di averlo fatto voi. State tutti in silenzio e se dovette frignare come le femminuccie levatevi dai coglioni, o vi ammazzerò io stesso qui.» sbotta Miguel sedendosi ad una sedia.

Non conosco la storia della famiglia di Olivia, so solo che sua madre è morta quando lei era piccola ma del resto non so nulla... se Miguel dice che è stato lui a crescerla e stanno tutti in silenzio a sguardo basso, allora penso abbia ragione, ma lei non mi ha mai detto che Miguel l'ha cresciuta, quindi, forse, lei non sa molto della sua infanzia.

Mi appoggio al muro e chiudo gli occhi: se c'è qualcuno lassù, se sua madre e la mia possono aiutarla, spero lo facciano. Ho bisogno di lei qui, più di quanto ne abbia bisogno chiunque altro lassù.

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