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Passare del tempo con Melanie e Angelica, sabato, mi è piaciuto. Il fatto è che io sono sempre stata abituata ad essere circondata soltanto da ragazzi, quindi è bello stare con delle ragazze e fare cose da ragazze. Sabato sera, infatti, non abbiamo raggiunto i ragazzi sul molo, ma abbiamo organizzato un pigiama party, abbiamo guardato film e mangiato schifezze fino a tardi, ieri siamo andate in spiaggia e poi la sera, mentre Angelica è tornata a casa, io sono andata a dormire da Melanie per iniziare insieme questo lunedì pieno di compiti in classe.

Sono sdraiata sul letto a guardare il soffitto, vorrei soltanto che ci fosse una persona qui... ed è proprio quella persona che mi salta addosso trovandosi sopra di me, Jesús che mi sorride. Quando lo vedo mi riesce a tranquillizzare subito, non so come faccia, ma è l'unico capace di farlo senza nemmeno rendersene conto.

«¿Qué estás pensando en esta cabeza grande?» mi chiede.

«Nada.» sussurro.

«Ti conosco... dimmi che ti succede, princesa. Hai litigato con qualcuno?» scuoto la testa e gli sorrido, appoggio le mani sulle sue guance e le stringo, lui si avvicina a me e mi dà un bacio sull'angolo della bocca.

Con una mossa fulminea si gira e ora è lui a trovarsi sotto, mentre io sono sopra di lui. Metto la testa nell'incavo del suo collo e chiudo gli occhi, mentre lui mi stringe a sé.

«Devo dirti una cosa.» gli dico alzandomi e mettendomi seduta a gambe incrociate: «Che... sono i miei fratelli. Miguel ed Enrique... abbiamo la stessa madre, non lo stesso padre. Lo so che avrei dovuto dirtelo subito, mi dispiace averti mentito...»

Questa bugia è durata abbastanza, è ora di smetterla. All'inizio andava bene fargli credere che uscissi con loro perché stavo con uno di loro, ma adesso che le cose tra di noi sono cambiate non voglio più mentirgli, non se lo merita, io non vorrei che lui mi prendesse in giro in questo modo...

«A me non importa princesa. Non mi importa di chi sei figlia, di chi sei sorella, di chi sei amica o che cazzo ne so... è con te che devo avere a che fare, non con loro.» mi dice, rassicurandomi sul fatto che non sia arrabbiato.

«Sì, beh... anche a me non importa di nessun altro. Anche se loro ce l'hanno con te... non significa che anche io devo odiarti, no?» gli chiedo tenendo lo sguardo basso e facendo un piccolo sorriso.

«No, infatti.»

«Tu mi odi?» gli chiedo.

«Princesa ma che cazzo dici? Io non ti odierò mai, ti ho detto che non mi importa di che famiglia fai parte e non mi importa niente di nessuno se non di te. Io, cazzo, io sono pazzo di te, ti penso in continuazione quando non siamo insieme. Io, per te, lascerei la gang.»

«La gang è la tua famiglia, non dire che la lasceresti per me.» gli dico.

Anche io provo ciò che prova lui, non ha idea quanto speri che mi raggiunga ogni volta che torno a casa, perché io voglio stare con lui e soltanto con lui, non mi importa di nessun altro.

«È questo che pensi? Mia madre è morta quando ero un bambino, mio padre e mio fratello non erano in grado di prendersi cura di me perché uno è un alcolizzato e l'altro pure. Non è stata una scelta mia entrare nella gang, ma... quella non è famiglia, okay? Io non ho nessuno, ho soltanto te. Se proprio devo definire qualcuno la mia famiglia, allora direi che sei tu. Tu sei la mia famiglia.» le sue parole mi lasciano di stucco perché non pensavo che le cose fossero così.

Mi avvicino a lui e lo abbraccio, sento che ne aveva proprio bisogno. Si lascia cadere all'indietro insieme a me e mi dà un bacio sulla fronte, chiudo gli occhi e sorrido.

«Tu sei... la mia casa, perché mi fai sentire protetta e serena. Per me la felicità è quando non c'è tristezza e la tristezza è quando non ci sei tu. Ho capito di aver trovato la mia persona, quella che ne incontri una su un milione, quella che incontri proprio nel momento in cui credevi che l'amore non sarebbe più arrivato...» sussurro, chiedendomi che cosa stia pensando di me ora che gli ho detto tutto questo.

«Io non ti lascerò mai. Chiamami come vuoi... casa, persona, amore... ma sai qual è la differenza tra me e tutte le altre persone? Che io non mi sento costretto a restarti accanto, che io non ti voglio obbligare ad essere qualcuno che non sei. Io voglio che tu resti quello che so e che lo resti al mio fianco, perché pensala come vuoi, ma tu sarai la persona che aspetterò all'altare e io per te sarò la persona che raggiungerai all'altare.» mi dice.

«No... non mi sposerò mai senza la presenza di mio padre, di mio zio, dei ragazzi e di Carmen.» sussurro.

«Se è così allora pensaci bene. Io non voglio metterti davanti ad una scelta, ma loro lo faranno. Ti chiederanno di scegliere tra me e loro, e sai che cosa accadrà? Ti diranno che ci sono miliardi di ragazzi, là fuori, e che ne puoi trovare di migliori. È chiaro che sceglierai la famiglia invece che me, e io nemmeno in quel caso ti odierò.» mi dice sospirando e non abbracciandomi più.

Lo so che lui non mi metterebbe mai davanti ad una scelta mentre loro mi obbligherebbero a scegliere tra lui e loro, è proprio questo il problema.

Si alza mettendosi seduto sul bordo del materasso, mi dà le spalle e non so nemmeno dare una spiegazione a ciò che sta succedendo, so solo che lui mi reputa la sua famiglia, mi reputa tutto, è chiaro che con la sua frase mi abbia fatto capire che intende sposarmi, un giorno, e una cosa del genere non si dice a chiunque. Lui non mi sembra nemmeno il tipo che si sposerebbe.

«Devo andare, ci vediamo.» mi dice alzandosi.

«Così divento triste.» gli dico facendolo bloccare.

«Diventi triste? A me non ci pensi? Cazzo ti sto facendo capire che voglio sposarti, e tu continui a pensare a loro. Ti do una notizia shock, Olivia: se loro fossero davvero la tua famiglia significa che ti vorrebbero bene anche se tu stessi con me, che sarebbero felici nel vedere te felice insieme a me, invece a loro importa soltanto che tu diventi una poliziotta e che stia insieme ad un poliziotto, oppure che ti metta con Cesar, o con Santos, o con chiunque faccia parte della loro di gang e che finisca a crescere dei bambini da sola mentre lui ti mette da parte, si fa ammazzare o finisce in galera, invece con me non accadrebbe perché i nostri bambini non cresceranno nel modo in cui sono cresciuto io. Avranno un padre presente che gli vuole bene, e preferirei morire che lasciarli nelle mani della gang.» sbotta.

I nostri bambini?

Non riesco a dire niente perché ha detto così tante cose che, sì, sono giuste, ma sinceramente mi fanno anche un po' di paura, ed è per questo, proprio perché non riesco a dire niente, che borbotta qualcosa e se ne va. Mi dispiace, ma non riesco a fermarlo... mi dispiace tanto.

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