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Pensavo di aver trovato un ragazzo a cui piaccio realmente per quella che sono, che se ne frega del fatto che mio padre sia un poliziotto e che passi tutto il mio tempo con dei membri di una gang, soprattutto suoi rivali, ma ero così accecata dalla sua bellezza, dalla sua dolcezza e da tutto il resto, che non mi sono resa conto che, una come me, non potrebbe mai piacere sul serio ad uno come lui.

Sabato sera, dopo aver parlato con Enrique e Miguel, l'ho bloccato dappertutto per evitare che mi scrivesse ancora o che mi chiamasse... questo mio gesto dovrebbe essere abbastanza per fargli capire che non voglio più avere a che fare con lui.

Sto uscendo per andare a fare la spesa, ma quando apro la porta sussulto nel trovarmelo davanti. Credo stesse per bussare, ma di vederlo proprio non ho voglia. Vorrei tanto rientrare in casa e sbattergli la porta in faccia, ma in casa non abbiamo più niente da mangiare e devo per forza andare. Faccio finta di niente e chiudo la porta, chiedendomi nel frattempo che cosa voglia da me adesso.

«Beh? Adesso nemmeno saluti?» mi chiede mentre inizio ad incamminarmi, seguita da lui, che non sembra aver intenzione di mollare l'osso: «Olivia, parla. Se volevo avere a che fare con una bambina andavo in un asilo.»

Credo che questa sia la prima volta che mi chiama col mio nome e non "princesa".

«Lasciami in pace.» sussurro continuando a camminare.

Avrei dovuto pensarci dall'inizio, che uno come lui, da una come me, ci sarebbe venuto soltanto per prendermi in giro. Con me ha trovato il classico due per uno: sono la figlia del detective che lo arresta sempre e la sorella dei suoi rivali.

Cammino sperando che si stanchi di seguirmi e mi lasci in pace, ma se ho imparato a conoscerlo, non si stancherà così facilmente...

Si mette davanti a me impedendomi di andare avanti, lo guardo male e provo a superarlo, ma lui non me lo permette, per cui incrocio le braccia al petto e sospiro... se fosse arrivato tra cinque minuti non mi avrebbe trovata perché ero uscita per andare al supermercato, sarebbe stato meglio.

«Stava andando tutto bene... che cos'è cambiato?» mi chiede guardandomi dritto negli occhi.

«Ti ho detto che devi lasciarmi in pace. Vuoi che mi metta ad urlare?» gli chiedo provando a superarlo di nuovo, ma niente.

«Vieni con me.» sussurra prendendomi per mano, ma io scuoto la testa e mi allontano da lui: «Olivia per favore, vieni un attimo con me, poi, se lo vorrai, ti lascerò in pace.»

«Io voglio che mi lasci adesso in pace.»

Non felice di quello che ho detto mi ferma di nuovo, ma questa volta appoggia le mani sui miei fianchi e la fronte sulla mia...

Che cosa sta facendo?

Provo ad allontanarmi da lui, ma alla fine ci rinuncio... ogni volta che provo ad allontanarmi da lui per qualunque motivo, lui arriva e, non so come, riesce a farmi scordare ogni cosa. Non so se sia una cosa negativa o positiva, ma è l'unico che mi provoca delle reazioni simili.

Delle lacrime iniziano a rigarmi il viso, mi rendo conto di come, in modo insistente, voglia continuare a prendermi in giro. Lo spingo quindi il più lontano possibile da me e lo guardo.

«Non ti basta, vero? Vuoi continuare a prenderti gioco di me per poi correre dai tuoi amici a vantarti di me... della figlia di un poliziotto e della...» mi interrompe prima che io possa continuare.

«Cosa cazzo stai dicendo? Chi ti ha detto che ti sto prendendo per il culo?» mi chiede alzando la voce.

«Miguel ed Enrique mi hanno detto che l'unico motivo per cui uno come te uscirebbe con me è per prendermi in giro. Bravo, ci sei riuscito, ora sparisci dalla mia vita.» gli dico tra le lacrime.

Nemmeno io so perché sto piangendo in questo modo, proprio nel momento in cui, finalmente, sto riuscendo a stargli lontana come cerco di fare da un bel po', ormai.

«Chi cazzo sono Enrique e Miguel?» mi chiede, ricevendo un'occhiataccia da parte mia.

Non ha senso parlare con lui, perché tanto, invece di concentrarsi sulle cose serie, si concentra sull'unica cosa che non ha senso.

Mi giro e rinizio a camminare, non voglio continuare a perdere tempo e a dare spettacolo sul marciapiede del mio quartiere. Beh, nel caso qualcuno ci abbia visti e andasse a raccontarlo a mio padre, gli dirò che si trattava di Cesar e lui non andrebbe a fondo a questo storia, ma comunque non mi va che la gente estranea sappia i fatti miei.

In fondo alla strada c'è un gruppo di ragazzi che stanno bevendo, due di loro si stanno prendendo a pugni, forse è meglio che io cambi strada... e che resti lontana dai ragazzi per un po'.

«Che motivo avrei di prenderti in giro? Me lo spieghi?» roteo gli occhi: non vuole proprio mollare.

«Jesús basta, ti prego. Vai a cercarti un'altra ragazza che ci starebbe e lascia stare me.» gli dico senza nemmeno girarmi.

«Non me ne importa un cazzo delle altre Olivia! Cazzo, lo so che sono appiccicoso, che dovrei mandarti meno messaggi e non dovrei venire a casa tua, ma non faccio altro che pensare a te e so che tutto questo un giorno finirà, per questo ti cerco costantemente.» mi dice facendomi bloccare.

Adoro quando dice tutto quello che sente senza temere di stare dicendo la cosa sbagliata o senza temere che io possa prenderla male, vorrei riuscire a fare anche io come fa lui, ma penso troppo prima di parlare.

Essendomi fermata, lui arriva davanti a me e mi guarda aspettando che io gli risponda in qualche modo, ma non ho idea di che cosa dirgli: dovrei credere a lui oppure ai miei fratelli che, comunque sia, non sanno niente né di lui, né di quello che c'è tra di noi, nonostante non sappia nemmeno io che cosa ci sia tra me e lui.

«Ti prego, tieni chiunque fuori... se hai qualche dubbio su di me chiedi a me. Non sono perfetto, ma non sono nemmeno uno stronzo che si approfitterebbe di te. Fidati di me, per favore, perché io di te mi fido.» me lo sta dicendo con gli occhi lucidi.

«Lasciami andare, per favore... ne riparleremo quando avrò tempo.» gli dico superandolo per l'ennesima volta.

«Sei bellissima!» esclama mentre mi allontano, facendomi spuntare come sempre un sorriso.

Che cosa dovrei fare?

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