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Sbuffo di nuovo mentre cerco di concentrarmi su storia, visto che domani avrò un compito molto importante, ma ho così tanti pensieri in testa che proprio non ci riesco. In realtà continuo a pensare soltanto a Jesús, a quello che mi ha detto e al fatto che, il solo pensiero di non contattarlo più e quindi di tornare alla mia vita di prima, a quando non lo conoscevo, non mi piace per niente. Sono sempre riuscita a studiare, anche quando discutevo con mio padre o con i ragazzi, in qualsiasi momento, invece ora non ci riesco. Stufa di questa storia, prendo il mio telefono e lo chiamo, ma ad ogni squillo inizio a pensare che non sto facendo la cosa giusta, per cui attacco, rendendomi conto soltanto ora che vedrà la mia chiamata persa, infatti, non appena appoggio il mio telefono sulla scrivania, si illumina e inizia a vibrare, e io sono indecisa se rispondere oppure fare finta di niente, sospiro e, alla fine, rispondo.

«Stavo per rispondere, perché hai attaccato?» mi chiede subito, facendomi andare nel panico.

Potrei dirgli che non faccio altro che pensare a lui e che l'ho chiamato perché se non l'avessi fatto sarebbe stato come voltargli le spalle dopo quello che mi ha detto, ma non voglio che si faccia strane idee.

La verità è che io e lui siamo troppo diversi. Non è come con Cesar, ad esempio, che per quanto sia diverso da me farà sempre parte della mia vita perché è il figlio di Carmen e il migliore amico di mio fratello... io e Jesús siamo diversi, e non potrà fare parte della mia vita per sempre perché arriverà il giorno in cui saremo costretti a prendere strade diverse e, se dovessimo rincontrarci, un giorno, sarà solo per puro caso e, magari, faremo entrambi finta di non conoscerci.

«C-credo... che la chiamata sia partita da sola.» mento, sperando che ci creda.

«Certo, come no... tra tutti il tuo telefono ha deciso di chiamare proprio me.» dice in modo ironico, facendomi roteare gli occhi.

Probabilmente, se il giorno in cui mi ha chiesto di raggiungerlo sul molo avessi saputo chi era realmente, non lo avrei mai raggiunto. L'ho fatto, e quando l'ho scoperto, anzi, quando me lo ha detto, ero spaventata da lui... ora le cose sono completamente cambiate, perché dall'essere la persona di cui avevo paura, è diventata la persona da cui corro quando ho paura, perché mi fa sentire al sicuro in ogni momento.

Perché succede? Perché più so che gli dovrei stare lontana, e più lo cerco?

Nessuno dei due dice niente... credo che lui aspetti una mia risposta, mentre io non so che cosa dire e aspetto che lui dica altro.

«Volevi chiedermi qualcosa, princesa?» mi chiede, capendo che non so cosa dire.

«Uhm... sei arrabbiato con me?» gli chiedo con la vocina di una bambina triste e indifesa.

Sentendo il suono della sua bellissima risata, mi viene il dubbio che stia ridendo di me e questo mi fa sentire ancora più indifesa, perché... nella mia vita ho incontrato delle persone che ridevano di me per varie cose, e sapere che anche lui lo sta facendo mi fa sentire... distrutta.

«Stai... ridendo di me?» gli chiedo in un sussurro, temendo la sua risposta.

«Princesa che cos'hai? Sei strana, non ti avevo mai sentito così. È successo qualcosa, per caso?» mi chiede preoccupato, non rispondendo alla mia domanda, sbuffa e continua: «No che non sono arrabbiato con te, non ho motivi per esserlo, e non stavo ridendo di te, ero solo... felice, perché mi hai chiamato.»

«La chiamata è partita da sola.» gli dico, facendolo ridere di nuovo, e facendo ridere anche me stessa.

Stare con lui al telefono, sentire la sua voce, sentirlo ridere, sapere che non ce l'ha con me... è bello. Mi pento di non averlo chiamato prima, di sicuro non avrei avuto tutti quei pensieri per la testa e sarei riuscita a studiare tranquillamente. La verità è che mi basta averlo di fianco, o stare al telefono con lui, anche in silenzio, per sentirmi più tranquilla.

Sto per chiedergli che cosa sta facendo, perché non vorrei che si annoiasse a stare al telefono in silenzio, ma prima che io possa dire qualcosa, sento la voce di qualcuno dirgli che deve muoversi. Il fatto è che... non si tratta di uno dei suoi amici, lo so perché era una voce femminile, il che significa che... è in presenza di una ragazza, e la cosa mi fa provare una strana sensazione. Posso ammettere a me stessa di essere leggermente gelosa, ma non lo ammetterei mai ad alta voce.

Chi era quella? Che cosa stanno facendo? Perché gli ha detto di muoversi?

Capisco che magari lui potrebbe avere gli stessi pensieri che ho io in questo momento, anche se la trovo una cosa abbastanza improbabile, quando mi sa insieme a Miguel e agli altri, visto che non sa che sono i miei fratelli, ma non mi pare che sia la stessa cosa...

«Sicura che non ci sia altro?» mi chiede, sicuramente perché deve muoversi e attaccare la chiamata per andare da quella ragazza.

«Sicura. Muoviti.» chiudo gli occhi... avrei dovuto tenere la bocca chiusa.

Volevo fargli credere di non aver sentito niente, invece, come un vero genio, ho usato la stessa parola che ha usato quella tizia poco fa, spero solo che non ci abbia fatto caso e che attacchi, perché per oggi ho fatto abbastanza figure.

«È solo un'amica... possiamo scriverci mentre esco, va bene?» mi chiede.

«Non mi devi nessuna spiegazione, Jesús. Devo studiare, quindi goditi pure la serata.» spero che il mio tono di voce sia normale.

Devo comportarmi come se nulla fosse, perché lui è libero di fare quello che vuole, e se vuole uscire con delle ragazze, spassarsela con loro, può farlo liberamente, come io sono libera di fare quello che mi pare con chi mi pare. Non aspettando la sua risposta, quindi, per evitare di fargli perdere tempo, chiudo la chiamata e tolgo la vibrazione, dopo di che metto il telefono sulla scrivania, ma al contrario, per evitare che mi sconcentri di nuovo dallo studio e mi rimetto a studiare, sperando di non pensare a lui e a quello che potrebbe fare con quella tizia...

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