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«M'ama... non m'ama... mama... non m'ama...» sussurro ad ogni petalo che stacco.

«T'ama... chi ti ama?» guardo Jesús che si è seduto di fronte a me.

L'ultimo petalo diceva che m'ama, ma non posso seriamente credere che un fiorellino conosca i veri sentimenti che lui prova per me.

Oggi è un giorno triste per me perché è l'anniversario della morte della mamma... lo so che non l'ho praticamente conosciuta, visto che è morta poco dopo la mia nascita, ma resta comunque mia madre e ogni anno, durante questa giornata, io me ne sto sempre da sola perché gli altri si fanno come sempre gli affari loro. Lo capisco che la odiano ancora per averli lasciati ed essersi messa con un poliziotto, ma è morta e non capisco come non possa mancare a nessuno se manca per fino a me che non l'ho conosciuta.

«Non lo so... magari è meglio sapere che qualcuno ti ama senza sapere chi.» sussurro guardando il fiore rimasto senza petali.

«Voi ragazze pensate sempre a qualcuno quando fate queste robe.» mi dice.

«Indovina.» sussurro.

«È più sicuro chiedermelo, non è più bello sentirlo da me?»

Siamo nel giardino sul lato della casa, è un piccolo pezzo che poi va a finire sulla spiaggia, e non vengo molto spesso qui perché preferisco stare sulla spiaggia, ma ora ci sono i miei vicini che stanno dando una festa di compleanno e non mi sembrava il caso di stare in mezzo a loro, soprattutto in una giornata triste come questa.

«Credo che non sarebbe bello sentirmi dire di no... quindi mi tengo il fiore.»

«Direi di no secondo te?» mi chiede, alzo le spalle non sapendo proprio che cosa pensare, lo vedo strappare un fiore e lo guardo: «Vediamo se Olivia mi ama.»

Questo sarebbe il momento giusto per dirgli che forse lo amo, o che comunque mi sto innamorando di lui, invece sto in silenzio a guardarlo strappare petalo per petalo, fino a quando, strappa l'ultimo e alza lo sguardo su di me.

«Non mi ami?» mi chiede.

«Credi a quello che ti dice un fiore?» gli chiedo sorpresa, perché da lui non mi aspetto certe cose.

Lo guardo e scoppia a ridere, sorrido, vederlo così mi rende felice nonostante oggi niente sia stato in grado di tirarmi su il morale.

Lui è venuto a cercare me, mesi fa, il giorno dell'anniversario della morte della madre, mi aveva chiesto di uscire con lui a bere qualcosa, sono stata una vera stronza a lasciarlo andare via da solo, soltanto oggi me ne rendo conto.

Mi avvicino a lui e appoggio la testa sulla sua spalla, sentirmi più vicina a lui mi aiuta.

«Mi dispiace averti mandato via quel giorno... non avrei dovuto. Merito solo che tu mi odi.» sussurro con le lacrime agli occhi.

«Quale giorno?» mi chiede confuso.

«Oggi è l'anniversario della morte di mia madre, e... quando tu...» gli spiego, lui mi blocca subito.

«No, non ti odio. Ci conoscevamo da poco, non... non pensarci, okay? E, scusa, ma che cosa ci fai qui? Insomma... io non ho nessuno, ma... tuo padre, tuo zio, i tuoi fratelli... loro dove sono?»

«Anche io non ho nessuno...» sussurro.

Una lacrima mi riga il viso, l'asciugo subito mentre continuo a tenere la testa sulla sua spalla e lui mi accarezza dolcemente la schiena.

La cosa assurda è che sia io che lui abbiamo detto di non avere nessuno, quando io realtà lui ha me e io ho lui, è inutile continuare a fingere che un giorno ci lasceremo, perché non accadrà. Io non voglio fare a meno di lui.

«Ei, lo sai che stanno facendo ora le nostre madri? Loro sono qui, davanti a noi, insieme, e ci prendono in giro perché usiamo dei cazzo di fiori per capire se ci amiamo invece di dircelo a voce. Lo sai che è così.» scoppio a ridere a pensare che sia davvero così, è bello immaginarlo in questo modo.

«Ma... tu dici che non sono arrabbiate con noi?» gli chiedo poco dopo, tornando seria.

«Cos'abbiamo fatto di male? Mia madre ti avrebbe adorata, credimi, e tua madre... non lo so, magari non le sarei piaciuto, ma l'avrei adorata io per averti messa al mondo.» mi dice facendomi sorridere.

Continuando a tenere la testa sulla sua spalla metto le braccia intorno al suo collo per abbracciarlo e lui mi stringe subito a sé, mi piace sempre stare tra le sue braccia perché mi sento a casa.

«Sì, le saresti piaciuto.» gli dico, perché è realmente quello che penso: lei sarebbe stata l'unica della mia famiglia a stare dalla nostra parte: «Tutti nel quartiere odiano la mamma perché lei li ha lasciati per stare con papà... credi che loro odieranno me?» gli chiedo.

«Io non voglio che tu li lasci per stare con me.»

«Io non voglio lasciare te per stare con loro.» gli dico, ci sono attimi di silenzio in cui nessuno dei due sa che cosa dire.

Lo so che si tratta della mia famiglia, ma loro non vogliono che io sia felice a modo mio, loro vogliono che io sia felice a modo loro, non posso e non voglio accettarlo.

«Troveremo una soluzione, okay? Te lo prometto, non dovrai scegliere...» mi dice.

Non voglio che ora lui si scervelli per pensare ad una soluzione, non avrei dovuto fargli quella domanda... non deve pensarci, nemmeno io ci devo pensare.

«Tu hai fame? Io non ho pranzato... ti va di mangiare qualcosa?» gli chiedo alzandomi per guardarlo.

«Vieni, ti porto a mangiare da qualche parte. Prometto che non sarà un panino in auto.» mi dice alzandosi e porgendomi la mano per aiutarmi ad alzarmi.

Mi sta proponendo di uscire... sarebbe la prima volta che usciamo, che andiamo insieme da qualche parte che sia fuori dalla mia stanza, sarà bellissimo, anche se si trattasse di due patatine in uno schifoso bar, perché a me non importa dove siamo, a me importa soltanto essere insieme.

Esattamente oggi, anni fa, è venuta a mancare la mia mamma, mi mancherà sempre, soprattutto nei momenti in cui avrò più bisogno di lei, ma so che comunque lei mi sta accanto indipendentemente da chi amo.

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