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Siamo da ore qui, al dipartimento, ad aspettare che facciano uscire i ragazzi, ma mio padre è sparito e sinceramente sto anche per addormentarmi. Melanie si è appoggiata sulla scrivania e credo stia dormendo, i ragazzi continuano a sbuffare e io, beh, io sto a leggere il capitolo di storia che ho già imparato, ma almeno resto concentrata su qualcosa e non rischio di addormentarmi.

«Che ore sono?» mi chiede Hector.

«Sono sveglia!» esclama Melanie alzandosi di colpo e guardandosi intorno.

Apprezzo che lei sia rimasta per evitare che io rimanessi qui da sola ad annoiarmi, le ho già detto di tornare a casa, ma non vuole farlo.

«È quasi mezzanotte.» rispondo a Hector, il quale sbuffa.

«Devo pisciare. Puoi chiamare il tuo cazzo di padre e dirgli che, se non si muove, piscio sulla sua roba?» mi dice Miguel, ricevendo un'occhiataccia da parte mia: a volte finge di essere maleducato, ma io so che suo padre e nostra madre gli hanno insegnato ad essere educato.

Papà deve avere avuto un'emergenza se è sparito, magari qualche chiamata, o non so che cosa, ma di sicuro è per lavoro e non si sta divertendo mentre noi siamo qui.

«L'ho già chiamato, gli ho anche scritto, ma non risponde.» gli dico.

Naturalmente i turni degli altri sono finiti, e durante la notte non è che in questi uffici ci stia qualcuno, a meno che non abbiano un caso importante su cui lavorare. I colleghi di papà sono andati via da qualche ora, ormai, perché ognuno ha una famiglia da cui tornare. Papà è l'unico rimasto qui, e oltre a qualche altro poliziotto che naturalmente non sta fisso su questo piano e in questo ufficio, ma sta in generale in tutto il dipartimento, non ci sono chissà quante persone.

«Cavolo, pensavo fosse un brutto sogno, invece i tuoi patetici amici sono ancora qui.» dice Melanie contro di loro.

«Tu sei quella patetica. Una patetica bianca succhia cazzi che non sa fare a botte.» le dice Santos, che non credo l'abbia presa molto in simpatica, credo perché per colpa sua non siamo usciti insieme, l'altro pomeriggio.

«Chi è quello che crede di stare con Olivia ma in realtà lei non se lo fila per niente?» gli chiede Melanie.

«Mel...» provo a fermarla, ma non ne vogliono sapere.

«Almeno può stare tranquilla che non la tradirò mai con te.» credo che sia riferito a quello che le è successo.

È tardi, mi sto annoiando, ho sonno, sete, fame, e non so dove questi due trovino le energie per mettersi a litigare... poi per cosa? Per me?

Credo che i ragazzi non dovrebbero nemmeno essere qui... i colleghi di papà li hanno lasciati qui perché forse credevano che papà fosse ancora qui, mentre lui crede che, forse, o i suoi colleghi siano ancora qui, o che prima di andare li abbiano rilasciati o messi in cella per una notte.

Melanie abbassa lo sguardo, facendomi rendere conto che ancora ci sta terribilmente male per quella storia, ma è normale... chiunque ci starebbe ancora male dopo solo qualche giorno.

«Sapete cosa auguro a Olivia? Di lasciarvi perdere tutti e di rifarsi una vita lontano da qui. Lei merita di più, e io sono stata così stupida da non rendermene conto prima... ma un giorno anche lei se ne renderà conto, e per voi sarà troppo tardi.» sbotta Melanie, mettendosi con le braccia conserte: «Da quante ore sta seduta qui per voi, quando potrebbe tornare a casa?»

«Puoi chiudere quella cazzo di bocca per un solo minuto?» sbotta Miguel.

«Tu non sai un cazzo. Pensi di conoscerci, ma...» le dice Cesar, ma mi sono stancata, per cui lo interrompo.

«Ragazzi, smettetela di litigare, vi prego.» sussurro.

«Ma come cavolo fanno a piacerti questi tizi?» mi chiede Melanie.

Melanie ha ragione, io mi merito di più, ma forse non troverò mai il coraggio di andarmene come ha fatto la mamma... loro questo, sicuramente, lo sanno.

Guardo Jesús, che se ne sta con la testa bassa, quindi mi appoggio alla scrivania con la testa sulle braccia e guardo la foto di mamma.

Come ha fatto a sopportare tutto questo per anni?

Il ragazzo che mi piace e i suoi amici si sono picchiati con i miei fratelli e i loro amici, ora stanno litigando con Melanie che esce con me solo perché non ha nessun altro con cui uscire, altrimenti col cavolo che sarebbe qui e col cavolo che parlerebbe in questo modo di me.

Chiudo gli occhi quando una lacrima mi riga il viso, ma non voglio scoppiare a piangere qui, davanti a tutti loro, per cui inizio a pensare a qualcosa di bello che mi tiri su il morale. L'unica cosa bella che mi viene in mente è Jesús. Sì, lui è l'unica cosa bella, la più bella, che mi sia mai accaduta. Sorrido se ripenso ai momenti passati insieme, alle cose dolci che mi ha sempre detto, ai messaggi, alle chiamate... a tutto.

Ma dove ci porterà tutto questo?

Sentendo la porta aprirsi mi alzo mettendomi a sedere bene, sospiro quando mi rendo conto che si tratta soltanto di due agenti che mi faccio un cenno, sorrido leggermente e spariscono subito, per cui guardo Melanie, che sembra stia per dare di matto.

«Lo sai, dovresti diventare una poliziotta. Lavoreresti con certi fighi del genere.» mi dice lei.

«Se vuoi te li faccio conoscere.» le propongo, facendole illuminare gli occhi.

«Aspetta, mi stai dicendo che a te non piace uno di quei tizi? No...» sussurra voltandosi a guardare i ragazzi ammanettati: «Chi di loro ti piace? Ti prego, non dirmi quello stronzo...»

Sta parlando di Santos, ma io guardo subito Jesús, che alza lo sguardo nello stesso momento per guardarmi. Scuote leggermente la testa, per cui guardo Cesar, che scuote anche lui la testa.

«Perché mi deve per forza piacere uno di loro?» le chiedo.

Sta per rispondermi, ma la porta si apre di nuovo e mio padre, finalmente, entra negli uffici, tiro un respiro di sollievo.

«Scusate, c'è stata un'emergenza.» ci dice andando subito a tirare via le manette ai ragazzi.

«Finalmente, cazzo.» ringhia a denti stretti Miguel alzandosi.

«Tornate a casa. Olivia, tu e la tua amica aspettate un attimo... torniamo a casa insieme.» mi dice.

Annuisco e metto via la roba nel mio zaino, pronta a tornare a casa, mentre i ragazzi escono senza nemmeno salutare...

PrincesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora