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Ci ho messo un po' a decidermi ad inviare un messaggio a Jesús, ma alla fine l'ho fatto. Per qualche giorno non ci siamo sentiti, esattamente dalla sera in cui ha deciso di fare una vera pazzia e venire a casa mia, quindi ho deciso di scrivergli io. Sto aspettando con ansia la sua risposta, sdraiata a letto, sotto le coperte, ma non sono sicura che risponderà... di solito è lui a scrivermi o a chiamarmi, tralasciando la sera in cui pensavo che i miei fratelli e i loro amici gli avessero messo le mani addosso e volevo accertarmi che fosse tutto okay, ma per il resto è sempre stato lui a cercarmi.

Ammettilo che ti manco. Sorrido alla sua risposta, vorrei urlare di gioia.

Da quando lo conosco ci vediamo e sentiamo molto spesso, e quando passa qualche giorno senza che succeda, devo ammettere che un po' mi manca, mi mancano le sue attenzioni... tutto, insomma.

Ti piacerebbe.

Beh, princesa, tu mi manchi. Ammettilo che anche per te è così. Non so se stia scherzando o meno.

Mi rigiro nel letto mettendomi su un fianco. Io voglio sentirlo e voglio vederlo, questo è chiaro, ma ogni volta che finalmente lo vedo o lo sento, inizio a pensare a papà, a Miguel, a Enrique, a zio Álvaro, a ogni cosa, e mi pento di averlo cercato o di aver pensato che fossi felice di sentirlo o vederlo, ma lo sono sul serio.

Giusto... un pochino pochino? È lui a riscrivermi, non ricevendo una mia risposta.

Anche se fosse, non ti darò la soddisfazione dicendotelo. Meglio così.

Okay... allora se ti dicessi che sono sotto casa tua non saresti felice? Mi chiede.

Corruccio la fronte... sta di sicuro scherzando, mi aveva promesso che non sarebbe più venuto qui, quindi non ci credo, ma... è meglio che io vada a controllare. Anche se papà è ancora al lavoro, è meglio che io mi assicuri che Jesús non sia davvero nei paraggi prima che lui torni a casa, altrimenti gli prenderebbe un colpo se trovasse il ragazzo che finisce sempre nel suo ufficio proprio sotto casa sua. Mi alzo senza rispondere al suo messaggio e scendo al piano di sotto, apro la porta e controllo che non ci sia davvero, ma... no, lui non c'è, e ammetto di esserci rimasta un po' male.

Vaffanculo. Gli scrivo, per poi rientrare e sbattere la porta.

Allora volevi vedermi? Mi chiede.

In questo momento sto immaginando la sua faccia... starà ridendo, fiero di sé stesso, perché mi ha presa in giro, capendo così che volevo vederlo davvero.

Nemmeno gli rispondo, vado in cucina lasciando il telefono sul tavolo, prima che mi venga voglia di scrivergli, e mi verso un goccio di succo nel bicchiere, lo finisco e sospiro, decidendo di tornare di sopra a letto. Inizio a salire le scale, ma, arrivata a metà, il campanello suona. Sbuffo: di sicuro papà ha scordato di nuovo le chiavi, e per fortuna Jesús non è venuto davvero, altrimenti si sarebbero incontrati di sicuro. Torno di sotto e apro, papà mi sorride ed entra in casa, come al solito stanco: glielo dico spesso che dovrebbe prendersi delle ferie per rilassarsi un po', ma non mi ascolta mai.

«Menomale che sei sveglia, tesoro. Ho dimenticato di nuovo le chiavi.» mi dice mentre mette nel solito cassetto il distintivo e la pistola.

«Ero scesa a bere... hai mangiato?» gli chiedo.

«Sì sì, grazie, adesso vado a farmi una doccia e poi a letto. Buonanotte.» viene a darmi un bacio sulla fronte e poi va al piano di sopra.

Chiudo a chiave la porta e torno al piano di sopra, chiudo la porta della mia stanza e mi rimetto a letto, do giusto un'occhiata per vedere se Jesús mi abbia scritto di nuovo, e sorrido, prima per essermi accorta che, sì, mi ha scritto ancora, e poi per quello che mi ha scritto: io sì, vorrei vederti.

Per quanto io abbia sempre cercato di stargli alla larga, proprio non ci riesco. Un giorno sia i membri della sua famiglia che quelli della mia scopriranno tutto... e non so che cosa accadrà a noi. Sempre che non ci uccidano, saremo costretti a voltarci le spalle, quindi non so se tutto questo ha senso, sapendo già come andrà a finire.

Smettila, ti prego. Avrei dovuto fare finta di niente e mettermi a dormire, ma non ce la faccio.

Ogni sera mi ritrovo qui, nel letto, a piangere, perché non ne posso più di tutto questo. Vorrei essere come le ragazze della mia scuola, vorrei avere il coraggio che hanno loro: ribellarmi alla mia famiglia dicendo che mi sono presa una cotta per Jesús, e che non mi importa delle loro gang, dei loro problemi, mi importa soltanto di essere felice perché sono stanca di non esserlo a causa loro. Lui mi fa stare bene, sa come rendermi felice, eppure devo tenerlo lontano per evitare che la mia famiglia lo scopra. Sono davvero stanca, non so più che cosa fare.

Che cosa sto facendo? Ogni volta non so mai cosa dire o come comportarmi, finisco sempre col sbagliare. Mi immagino la sua espressione in questo momento... vorrei essere lì per abbracciarlo forte.

È ora di smetterla. La mia famiglia non lo accetterebbe mai. Io non posso e non voglio deluderli, quindi chiudiamola qui.

Smettila tu. Siamo sulla stessa barca, non pensare che tu sia messa peggio di me, perché qui, quello che rischia di rimanerci secco, sono io. A te non faranno niente. Mi risponde.

Fisso le lettere della tastiera chiedendomi che cosa rispondere, ma non riesco a scrivere niente, quindi metto il telefono di fianco a me e chiudo gli occhi, non potendo fare altro.

Forse è vero: lui rischia molto più di me, ma non pensa a come potrei stare dopo io. Ormai lui è diventato parte della mia vita, e se mi allontanassi da lui sarebbe meglio rispetto a perderlo per sempre, perché almeno saprei che sta bene, mentre, se dovessero ammazzarlo a causa mia, non mi riprenderei mai.

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