Ancora non ci credo, questa non era nemmeno la prima volta che provavo a scappare, ma è la prima volta che ci sono riuscita e non me ne pento nemmeno un po'.
Il molo di Santa Monica è stra colmo di gente, nonostante sia mercoledì. Ci sono persone che passeggiano, altre che mangiano, altre che si divertono sulle giostre, e poi ci sono io, che con lo sguardo cerco Jesús senza però trovarlo. Avrei dovuto pensare al fatto che non sarebbe stato facile trovarlo. Mi giro, sentendo qualcuno toccarmi la spalla, sicura che si tratti di Jesús, invece davanti mi trovo un ragazzo che mi sorride.
«Siamo entrambi soli, ci facciamo un giro?» mi chiede speranzoso.
I posti così affollati non fanno per me, neanche i ragazzi che ti chiedono di fare un giro solo perché siete soli. Ho accettato di uscire con Jesús solo perché, beh, è carino, e l'ho già visto un paio di volte, ma con un perfetto sconosciuto che non ho mai visto prima come questo qui proprio no. Sto per rispondergli, ma il tizio di fronte a me scappa via, quindi mi giro e sobbalzo nel trovarmi davanti proprio Jesús. Sul mio viso compare un sorriso, è stata una fortuna che mi abbia trovata. Oggi ci ho pensato, mi sono chiesta se lui si sarebbe presentato da solo oppure con gli amici, ma sono felice di sapere che sia qui da solo. È sorpreso di vedermi, lo capisco, ma al suo posto anche io sarei sorpresa di vedermi. Sembriamo entrambi a disagio, il che è strano, soprattutto da parte sua che fino a stamattina parlava normalmente, invece ora mi guarda senza dire niente.
Se mio padre entrasse nella mia stanza e scoprisse che non ci sono accadrebbe un casino, quindi spero che solo per questa volta mi vada bene e che nessuno mi scopra.
«Cosa ti va di fare?» mi chiede, finalmente, mentre io alzo le spalle e abbasso lo sguardo: «Vieni, andiamo a farci un giro. Ei, ti sei truccata?»
«Sì, beh, poco. Pensavo di... non lo so...» sussurro, arrossendo.
«Stai bene.» mi dice, facendomi sorridere.
C'è da dire che, se a dirtelo sono i membri della tua famiglia, è diverso rispetto al sentirselo dire da un ragazzo carino come lui.
Ci mettiamo a camminare l'uno a fianco dell'altro senza dire niente, con la coda dell'occhio lo vedo prendere una sigaretta dal pacchetto che tiene in tasca e accendersela. Mi chiedo, solo ora, se abbia fatto la cosa giusta venendo qui. Mentre continuo a camminare al suo fianco e in silenzio, tutti intorno a noi parlano, ridono e si divertono, qualcuno, però, mi passa accanto dandomi una forte spallata e così mi giro, vedendo chi sia e se abbia il coraggio di chiedermi scusa. Nel vedere il fidanzatino della ragazza che stamattina, a scuola, ho picchiato, mi rendo conto che l'ha fatto apposta a darmi quella spallata e che ora sta ridendo perché non ha intenzione di chiedermi scusa.
Sono stanca di questa situazione... o mi prendono in giro per il fatto che mio padre mi tratti ancora come una bambina, oppure per i miei fratelli. Ora ci mancava solo questo idiota che se la prende con me al posto della sua ragazza.
«Hai qualche cazzo di problema?» chiede Jesús, andando in modo minaccioso verso di lui, che continua a ridere.
Spalanco gli occhi e provo a fermarlo. Manca solo che, domani, quel cretino, racconti ai suoi genitori quello che è successo e che loro, di conseguenza, contattino mio padre. A quel punto sarei sul serio nei guai.
«Lei avrà dei problemi quando Melanie la troverà.» dice a me, continuando a ridere.
«E tu hai problemi adesso, con me.» gli risponde Jesús.
Per evitare che metta entrambi nei guai, prendo a braccetto il ragazzo con cui speravo di passare una bella serata e provo ad allontanarlo, ma è logicamente più forte di me e non ce la faccio. I due sono faccia a faccia, ho paura di quello che potrebbe succedere. Sono morta, se mio padre lo scopre sono morta. Continuo, con tutta la forza che ho, a provare ad allontanarlo dal ragazzo che conosco da qualche anno ormai, e che so che non lo farà andare via prima di averlo istigato. Questa volta non parla di me, ma inizia a parlare male dei messicani in generale, così Jesús, imbestialito, si allontana bruscamente da me facendomi quasi cadere e prende il ragazzo dal colletto della maglietta, si avvicina alla staccionata e lo fa sporgere verso il vuoto, continuando a tenerlo stretto per evitare che cada di sotto.
«Prova a dirlo di nuovo o a raccontare a qualcuno questa storia, e giuro che la prossima volta che mi vedrai sarà perché ti punterò una pistola alla tempia e premerò il grilletto.» dice Jesús, per poi fare finta di lasciarlo, ma rimetterlo con i piedi per terra.
Il mio compagno di scuola è visibilmente spaventato e credo che si stia per mettere a piangere, forse è per questo che si gira e scappa via, girandosi un paio di volte per assicurarsi che non lo stia seguendo. Anche io sono spaventata da quello che ha detto e che ha fatto... nel momento in cui questo Jesús si gira a guardarmi, con gli occhi lucidi mi giro e inizio a camminare velocemente il più lontano possibile da lui.
Non diceva sul serio, vero?
Se domani quell'idiota raccontasse tutto, non solo mio padre mi impedirà di vedere Enrique, Miguel e zio Álvaro, ma mi spedirà di sicuro dall'altra parte del mondo.
Nel sentire qualcuno che appoggia la mano sulla mia spalla chiudo gli occhi, sicura che si tratti di lui. Quando li riapro me lo ritrovo davanti. Sarei davvero dovuta restare a casa mia, non sarei dovuta venire qui, non avrei dovuto parlare con lui quel giorno.
«Sei sorpresa? Con chi cazzo credevi di uscire, stasera? Con un chierichetto o con il criminale che hai conosciuto mentre era ammanettato nel dipartimento di polizia?» sbotta, facendomi fare un passo indietro.
«Lasciami andare.» sussurro.
«Li vedi questi cazzo di tatuaggi? Tutti mi stanno lontani perché sono di una gang, ma tu, cazzo... cosa sei? Cieca?» continua, facendomi vedere i suoi tatuaggi.
Oddio.
Cazzo, avrei dovuto pensarci prima... allora è questo il motivo per cui lo avevano arrestato, significano questo tutti i tatuaggi che ha.
Incredula, e ancora spaventata, lo sorpasso e, questa volta, sono felice di sapere che non mi ha seguita. Tiro un respiro di sollievo solo nel momento in cui salgo sul taxi che mi riporta a casa.
Perché non ci ho pensato meglio, prima di uscire dalla mia stanza e correre qui?
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Princesa
RomanceOlivia è una ragazza di diciassette anni senza amici con una famiglia formata solo da maschi. Nel momento in cui incontra Jesús, si rende conto che dovrebbe stargli lontana, ma più tempo passano insieme, e più capisce che ha bisogno di lui. Sarà il...