Cammino per evitare di pensare a quello che è successo oggi a scuola. Odio Melanie e le sue amiche, spero che il giorno del diploma arrivi presto, così non sarò più costretta a vederle. Dovrei tornare indietro e prenderle a sberle, visto quello che hanno detto sulla mia famiglia... ma io sono superiore a loro, quindi ora penserò ad altro ed eviterò di pensare a quelle streghe. Il mio telefono inizia a squillare e rispondo velocemente, visto che sarà di sicuro mio padre che vuole sapere che fine abbia fatto.
«Papà, sto arrivando. Sono... non lo so.» mi guardo intorno, devo solo capire dove mi trovo.
«Ti sei persa?» corruccio la fronte e guardo lo schermo del telefono vedendo che non si tratta di mio padre, bensì di Jesús.
L'ultima volta che l'ho sentito, tipo un paio di giorni fa, ho attaccato e spento il telefono. Ho trovato una sua chiamata persa, il giorno dopo, quando l'ho riacceso, ma ho fatto finta di niente. Credevo che mi avesse ascoltata e che non mi avrebbe più cercata, ma mi sbagliavo, a quanto pare...
Sospiro e avvicino di nuovo il telefono all'orecchio, non sono in vena di parlare con lui. Oggi proprio no.
«Ancora tu? Di meglio da fare non ce l'hai?» gli chiedo sbuffando.
«No.» mi risponde in modo serio, per poi sospirare: «Se mi dici dove sei ti vengo a prendere.»
«Posso prendere un taxi, o l'autobus, non c'è bisogno che venga tu.» gli dico.
È che, primo, da scuola non sono mai tornata a piedi, perché è sempre venuto a prendermi qualcuno con la macchina oppure prendevo l'autobus proprio davanti a scuola. Oggi però non ero in vena di stare più tempo lì, quindi ho iniziato a camminare, ma avendo quelle streghe per la testa credo di essermi persa.
Perché capitano tutte a me?
Dovrei attaccare e chiamare un taxi, almeno arriverò al dipartimento e mio padre non farà domande.
«Sarò il tuo taxi. Dove devo venire?» da una parte questa sua insistenza mi fa piacere, ma non so dove ci porterà tutto questo.
Magari, solo per oggi, potrei dimenticare chi siano i miei familiari e farmi venire a prendere, tanto salirò sulla sua macchina, non ci parlerò e mi farò portare dritto da mio padre.
Mi guardo intorno, ma voglio evitare di sbagliare.
«Ti mando la mia posizione.» attacco subito.
Gli mando la posizione, lui mi risponde subito e mi siedo su una panchina. Scrivo un sms a papà dicendogli che mi sono dovuta fermare di più a scuola, ma che tra poco arriverò, così è tranquillo.
Melanie ce l'ha con me da quando, anni fa, abbiamo iniziato il liceo. Quello che mi lascia più senza parole è il fatto che nemmeno mi conosce, eppure parla di me e della mia famiglia come se ci conoscesse tutti alla perfezione. Io di lei, e soprattutto della sua famiglia, non mi azzarderei mai a parlare.
Davanti a me, una mezz'oretta dopo, accosta un'auto, il finestrino dalla mia parte si abbassa e vedo Jesús.
«Hai davvero camminato fino a qui?» mi chiede sorpreso.
«Grazie per essere venuto.» gli dico non appena salgo in auto.
Allaccio la cintura, ma vedendo che non parte mi giro a guardarlo, mi stava guardando, però si gira subito a guardare davanti a sé e riparte.
Non posso credere che dopo tutto quello che ho detto, sono in auto con lui, adesso.
«Come stai?» mi chiede poco dopo, forse perché il silenzio non gli piace, sinceramente nemmeno a me piace.
«Bene. Puoi portarmi al dipartimento, per favore?»
«Sissignora.» sussurra entrando in autostrada.
«Tu... come stai?» gli chiedo senza voltarmi a guardarlo.
«Bene, grazie.»
Mi volto, ha molti tatuaggi, somiglia ai miei fratelli e ai loro amici. Credo che, se non ci fossero in mezzo le gang, sarebbero tutti buoni amici.
Una volta, mentre ero in ufficio, è arrivata una ragazza. Era stata picchiata a sangue dal marito, erano entrambi messicani, e aveva paura per i suoi figli. Ha raccontato che era la festa di compleanno di suo figlio, quindi ha invitato una sua vecchia amica, che però si è presentata con il membro di una gang rivale. Naturalmente lì non è successo niente perché non era il territorio di nessuno, ma tutte le botte sono toccate a lei a casa. La collega di papà ha detto che i gangster sono tutti come quell'uomo, mettono tutti la gang davanti a tutto e a tutti... questa cosa è molto triste. Mi chiedo se Jesús, i miei fratelli e i loro amici alzerebbero le mani su una donna per la gang...
«Il coglione di quella sera ti da fastidio?» mi chiede.
«No... la sua ragazza è quella fastidiosa.» gli confesso.
«Immagino che sia quella che ti ha chiamata troia messicana...» annuisco senza rispondergli: «Ei, ascolta... ti chiedo scusa per quella sera, avevo appena litigato con mio padre ed era una serata no. Non volevo minacciarlo e, soprattutto, spaventarti.»
Mi giro sorpresa verso di lui: si è davvero scusato con me? È raro sentire i ragazzi come lui chiedere scusa, lo so perché i miei fratelli e gli altri non lo dicono quasi mai, ma lui mi ha sorpresa davvero. Di tutto mi aspettavo, ma questo proprio no.
«Tranquillo.» sussurro, ancora perplessa.
Il tempo restante prima che la macchina si fermi davanti al dipartimento lo passiamo in silenzio. Entrambi vorremmo parlare, secondo me, ma ogni cosa che vorremmo dire ci sembra banale o stupida, per questo è meglio restare in silenzio. Una volta che l'auto si ferma, mi volto a guardarlo. È stato davvero gentile a correre là a prendermi, non tutti lo avrebbero fatto... soprattutto per una ragazza che praticamente nemmeno conosce.
«Grazie per il passaggio.» gli dico, per poi girarmi e aprire la portiera, ma lui mi ferma appoggiando la mano sul mio braccio, quindi mi volto di nuovo a guardarlo.
«Ti ho fatto da taxi, adesso devi pagarmi.» mi dice.
E te pareva che non c'era qualcosa sotto...
Tiro fuori il telefono così da prendere i soldi dalla cover, credo di avere quindici o venti dollari, al massimo.
«No, non voglio essere pagato con dei soldi.» mi ferma subito, quindi lo guardo chiedendomi se mi stia prendendo in giro, lui mi sorride e indica la sua guancia: «Un bacio andrà bene.»
«Stai scherzando?» gli chiedo guardandolo con un sopracciglio alzato.
Continua ad indicare la sua guancia mentre si avvicina sempre di più a me, sbuffo e mi avvicino anche io, stampandogli un bacio sulla guancia. Spero che ora sia felice.
«Spero che usufruirai di nuovo del mio servizio di taxi.» mi dice mentre scendo dalla macchina.
«Contaci.» gli dico abbassandomi e parlandogli dal finestrino.
Mi fa un occhiolino prima di ripartire, io mi guardo intorno per essere sicura che nessuno mi abbia vista e mi avvio verso l'entrata.
Quel bacio sulla guancia è servito solo a ringraziarlo, soltanto a quello.
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Princesa
RomanceOlivia è una ragazza di diciassette anni senza amici con una famiglia formata solo da maschi. Nel momento in cui incontra Jesús, si rende conto che dovrebbe stargli lontana, ma più tempo passano insieme, e più capisce che ha bisogno di lui. Sarà il...