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Dal momento in cui Jesús mi ha detto di andarmene prima che mi vedessero con lui, ho iniziato a pensare a quello che ha fatto. Avrebbe potuto correre via anche lui, come tutti i suoi amici e per fino i miei fratelli, invece è rimasto al mio fianco e ha evitato che la polizia mi prendesse e che mio padre lo scoprisse. Questa storia mi ha fatto rendere conto che forse è vero, non è per niente come lo descrivono gli altri, e se davvero fosse così e perdessi l'occasione di conoscerlo davvero prima di dire che non voglio mai più averci a che fare, probabilmente me ne pentirei, ma sarebbe troppo tardi. Il problema è che non ho idea di dove abiti, non ho il suo numero e non so nemmeno come trovarlo sui social, che magari nemmeno ha.

Ieri sera, per fortuna, i ragazzi non hanno deciso di salire sulla macchina e andarsene via, ma mi hanno aspettata. Miguel non ha fatto altro che lamentarsi del fatto che fossi salita sulla sua auto fradicia, invece che scusarsi per avermi lasciata lì sola, così come gli altri. Arrivati a casa, zio Álvaro ne ha dette quattro a tutti quanti, visto che mentre gli raccontavano perché fossi tutta bagnata, ridevano di crepapelle. Che stupidi.

Sarei non voluta tornare sul molo, oggi, ma zio Álvaro è voluto venire qui perché vuole essere presente nel caso Melanie mi insulti di nuovo e mi metta di nuovo le mani addosso... sono quindi appoggiata alla staccionata con le braccia conserte, mentre i ragazzi e zio Álvaro mi stanno intorno fumando e parlando di non so che cosa.

«Perché dobbiamo stare qui? Tanto la vedrò a scuola.» mi lamento, volendo andarmene via.

Preferirei comunque passare la serata a casa, sotto ad una coperta, a guardarmi un bel film o a chiacchierare, mentre mangio schifezze con qualcuno.

«Mi hija, te l'ho già spiegato: nessuno se la prende con la nostra princesa, e questi cretini avrebbero dovuto difenderti, invece che lasciarti lì da sola.» mi risponde zio Álvaro, facendomi sbuffare.

Mi guardo intorno, da una parte vorrei che Melanie arrivasse, perché almeno potremmo andarcene a casa, ma dall'altra non voglio mettermi di nuovo a fare a botte e scappare prima che la polizia arrivi e mio padre lo scopra. I miei occhi incrociano lo sguardo di qualcuno che conosco, ma non si tratta della mia compagna di scuola, bensì di Jesús, proprio di lui. È da solo, con lui non ci sono i suoi amici, probabilmente potrebbe essere una preda facile per tutti i ragazzi che mi circondano.

«Vado a prendere qualcosa da bere.» sussurro, sorpassandoli e iniziando a camminare.

Più mi avvicino a lui e più mi chiedo se stia facendo la cosa giusta... sarei dovuta restare con la mia famiglia, non ha senso che io provi ad avvicinarmi a lui visto quello che mi ha detto ieri sera. Gli passo a fianco, ma non mi fermo e nemmeno lo guardo, continuo dritto fino ad arrivare al chiosco, chiedo una bibita e prendo il cellulare, tirando fuori i soldi dalla cover, ma prima che riesca a pagare qualcuno passa i soldi al ragazzo dietro al bancone che li prende e se ne va. Mi giro, so che non vedrò né mio zio, né i miei fratelli, né uno dei loro amici, e infatti quando vedo Jesús, non sono per niente meravigliata. Lo ringrazio velocemente e faccio per andarmene, ma lui mette una mano sulla mia spalla costringendomi a fermarmi.

Se qualcuno ci dovesse vedere, scoppierebbe un casino assurdo, e non voglio che accada.

Mi volto a guardarlo, con un'espressione che dice "che vuoi?" lui si guarda intorno e prende il mio polso, iniziando a trascinarmi sul retro del chiosco. Mi ritrovo appoggiata alla parete, mentre lui sta di fronte a me con le mani appoggiate di fianco alla mia testa, forse per impedirmi di scappare. I suoi occhi sono fissi nei miei, l'angolo della bocca si alza in un piccolo sorriso. È bellissimo, so che non dovrei pensarci.

«Tuo padre è d'accordo sul fatto che tu stia con quella gentaglia?» mi chiede curioso.

«Questi non sono affari tuoi.» provo ad andarmene, ma lui mi blocca, quindi lo guardo non capendo che cosa voglia.

Potrebbero venire a cercarmi, e se mi trovassero qui dietro con lui, così vicini, accadrebbe un casino, lo so per fino io. La presenza di zio Álvaro non renderebbe più facili le cose, per niente, anzi, forse le renderebbe ancora più difficili. Lo ammazzerebbero, e non ho idea di che cosa farebbero a me.

«Perché sei venuta qui, quella sera?» mi chiede.

«Ci deve essere per forza un motivo?» gli chiedo invece io, per poi appoggiare una mano sul suo petto così da allontanarlo, ma lui appoggia una mano su di essa e si avvicina, il suo naso sfiora il mio, ho paura che voglia baciarmi.

Ho diciassette anni, eppure non ho mai baciato nessuno, anzi, non mi sono mai avvicinata a nessuno in questo modo, per di più ad un ragazzo che trovo carino, ma dal quale dovrei stare lontano.

Il suo respiro si mischia al mio, d'istinto chiudo gli occhi, nonostante la testa mi dica di spingerlo via e andarmene il più lontano possibile da lui. La sua mano si appoggia sulla mia guancia, accarezzandola leggermente. In questo momento mi sembra... tutto diverso: come se fossimo soli, come se non ci fosse nessun altro intorno a noi. Lo sento però allontanarsi da me, come se avesse fatto tutto questo solo per prendermi in giro, apro quindi gli occhi e lo guardo, ha uno strano sorriso in volto.

«Torna da loro, prima che vengano a cercarti.» mi dice, ma io resto ferma a fissarlo.

Sono stata davvero immobile ad aspettare che mi baciasse?

Sono ridicola, stupida, sono davvero tante cose.

«Dimmi una cosa, princesa, perché proprio non capisco... ci sei nata e cresciuta con loro, o ti sei semplicemente innamorata di uno di loro?» mi chiede.

«E tu? Perché con le persone come loro non sembri avere niente a che fare.» mi guarda senza riuscire a dire niente.

Scuoto la testa, stanca di questa storia, e mi allontano da lui, questa volta non prova nemmeno a fermarmi, quindi raggiungo i ragazzi e sorrido. Mi volto, Jesús non si vede da qui, ma perché si è avvicinato a me in quel modo?

PrincesaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora