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Mi trema il labbro, mi trema tutto. È come se le mie gambe siano fatte di gelatina, il mio respiro è pesante, il cuore mi batte forte, ma non come quando sono con Jesús... ho paura, e se ne sono resi conto tutti. Con mano tremante, l'unica che posso usare, visto che l'altra è ancora bloccata dal tutore, apro la porta vedendo un ragazzo ammanettato, che sta piegato con la fronte appoggiata sul tavolo.

Jesús è sparito da un paio di giorni, avrei tanto voluto che fosse con me quando papà mi ha chiamata dicendomi che lo avevano trovato... il tizio che mi ha sparato. Gli ho chiesto di poter vedere con i miei occhi la sua faccia e di potergli chiedere perché ha cercato di mettere fine alla mia vita, ma lui ha detto che non aveva ancora detto una parola, quindi sono venuta qui con zio Álvaro, Diego e tutti gli altri, a cui hanno vietato di entrare, mentre io, dopo aver ricevuto varie raccomandazioni, ho deciso di entrare, perché tanto sono al sicuro, e so che dietro allo vetro ci sono i detective, pronti ad intervenire nel caso mi succedesse qualcosa. Vorrei solo che Jesús fosse venuto qui con me e che mi avesse tenuto la mano fino al momento in cui sarei entrata nella sala interrogatori, ma non c'è e nessuno ha idea di dove sia. Tutti erano ovviamente contrari all'idea che io entrassi qui dentro, ma, alla fine, era una mia scelta, e infatti eccomi qui.

Il ragazzo alza la testa, e siccome non vedo tatuaggi o qualcosa che lo colleghi ad una qualsiasi gang, mi chiedo se questa sia la persona giusta. Deve riconoscermi, però, perché gli diventano gli occhi lucidi. È afroamericano, avrà all'incirca la mia età, e sembra molto spaventato.

«Sei davvero tu?» mi chiede con voce tremante, mentre sto in piedi appoggiata al muro, perché mi hanno detto di stargli lontana, annuisco leggermente e lui scoppia a piangere.

Davvero?

Mi aspettavo che mi avrebbe riso in faccia e mi avrebbe detto che era impossibile che io fossi viva, invece sta piangendo e... non capisco.

«Mi dispiace, mi dispiace così tanto. Ho pregato tanto per entrambi. I miei genitori sono molto religiosi, anche io lo sono... credi che esista il paradiso per me?»

Io non... non capisco.

Ha pregato tanto per me, credo che non volesse la mia morte, quindi mi chiedo che cosa stia succedendo. Da come parla è chiaro che sia stato lui a spararmi, ma... perché lo avrebbe fatto, visto che poi ha pregato per me?

«Perché mi hai sparato?» gli chiedo con tutto il coraggio che ho in corpo.

«Io non faccio parte di nessuna gang, okay? Il mio fratellino è stato ucciso da dei membri di una banda quando aveva nove anni solo perché indossava una giacca del colore di una gang rivale. Ti rendi conto? Aveva solo nove anni e l'hanno ucciso.» mi dice tra le lacrime, facendo piangere anche me: «Vado a scuola, sono uno dei migliori di tutta la scuola, nel weekend aiuto mio padre nel suo piccolo negozio di alimentari, e ogni sera prego con i miei genitori e i miei fratelli più piccoli.»

Perché se è un ragazzo modello allora mi ha sparato?

Mi asciugo le lacrime che continuano comunque ad uscire e lo guardo aspettando che continui.

«C'è una ragazza, a scuola, mi piaceva, tutto lo sapevano, e ci sono uscito un paio di volte. Pensavo gli piacessi anche io, e quel sabato ci eravamo dati appuntamento sul molo, ma quando sono arrivato lei non era sola... c'erano anche dei ragazzi della nostra scuola, i fantastici e bellissimi giocatori di football che piacciono a tutte... e c'eravate voi, seduti per terra, con le manette.» mi avvicino lentamente al tavolo e mi siedo di fronte a lui, nonostante mi abbiano detto di non farlo.

Non sono in pericolo, credo di non esserlo mai stata, ma ora devo conoscere tutta la storia per riuscire a tornare alla mia vita senza temere che nessuno provi a farmi del male non appena metterò piede fuori dal quartiere dei miei fratelli.

«Le avevo raccontato del mio fratellino, mi ero fidato di lei... hanno iniziato a dire che uno di quei ragazzi poteva averlo ucciso, che loro erano liberi e invece lui non aveva potuto nemmeno arrivare al suo decimo compleanno, e poi hanno tirato fuori una pistola. Quando i poliziotti se ne sono andati mi è sembrato di vedere mio fratello, lì davanti a voi, e hanno detto che dovevo fare giustizia da solo. Il colpo non era per te, era per loro, te lo giuro, non avrei mai voluto fare del male a te. Loro sono scappati, sono scappato anche io, ci siamo confusi tra la folla, ma, arrivati alla macchina, sono partiti senza di me. Io ho buttato la pistola in un tombino e mi sono nascosto per capire se... fossi morta oppure no. Ti hanno messa sull'ambulanza e sono tornato a casa, ho iniziato a pregare, al telegiornale hanno detto che eri viva per miracolo, e pensavo "bene, le mie preghiere hanno funzionato", poi ho iniziato a ricevere delle telefonate da quei ragazzi e da lei... mi dicevano che avrebbero raccontato tutto, mi minacciavano, mi prendevano in giro... ho provato a scappare, ma ho capito che non potevo farlo, perché non potevo scappare come hanno fatto quei bastardi che me l'hanno portato via.» finisce di spiegarmi, lasciandomi senza parole.

Quei ragazzi e in primis quella ragazza lo hanno preso in giro, hanno usato la cosa che più gli fa male per fargli fare ciò che volevano, e nel momento in cui lui aveva più bisogno di loro, lo hanno abbandonato iniziando a minacciarlo. Se anche un membro della mia famiglia fosse stato ucciso in quel modo, sarebbe stato facile anche per me farmi raggirare in quel modo da dei bastardi che non hanno idea di cosa si prova perdere un famigliare improvvisamente, soprattutto per un errore.

Appoggio la mano sulle sue, capendo che non sono in pericolo e non lo sono mai stata, lui mi guarda negli occhi, entrambi stiamo piangendo.

«Io ti perdono.» gli dico, sapendo che è ciò che ha bisogno di sentirsi dire.

«Mi uccideranno comunque, questa volta non sbaglieranno.» credo stia parlando dei miei fratelli, di Jesús e di tutti gli altri.

«Ti assicuro che nessuno ti farà del male, e ti prometto che farò di tutto perché trovino chi ti ha portato via tuo fratello, così giustizia sarà fatta.» sono due promesse che voglio mantenere.

«Io non voglio rimanere da solo, ho paura.» si piega sulla mia mano iniziando a piangerci sopra.

È solo un ragazzino che voleva fare giustizia per suo fratello, e per farlo è stato raggirato da altri ragazzini che, probabilmente, pensavano che non sarebbe mai riuscito a farlo e per questo lo avrebbero preso in giro, ancora e ancora, invece l'ha fatto davvero, e sono scappati lasciandolo solo, per di più hanno iniziato a ricattarlo.

«Mi dispiace tanto.» continua a dire tra le lacrime, ma prima che io riesca a dire altro la porta viene aperta e i detective entrano: alla fine, quello che volevano, era una confessione da parte sua, e grazie a me l'hanno avuta.

«Devi dirgli tutto quello che vogliono sapere, io manterrò le mie promesse, e se quando uscirai avrai voglia di vedermi, io ci sarò.» gli prometto ancora.

«Non lasciarmi, ti prego.» continua a dirmi tra le lacrime.

«Ti verrò a trovare, ci rivedremo presto, ma adesso devo andare. Fidati di me.» ha paura, anche io ne avrei al suo posto...

Mi guarda come se volesse capire se sto dicendo la verità, ma, in fondo, non sono in pericolo vicino a lui, e poi mi lascia andare, lo guardo per un'ultima volta prima di uscire dalla sala interrogatori e correre ad abbracciare papà.

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