1. Vid'io il monte altier che 'l gran Tifeo nasconde

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La carretta procedeva con estrema lentezza, trasportando al suo interno passeggeri completamente stremati. Il silenzio era totale, nessuno diceva niente, nessuno aveva il coraggio o la forza di pronunciare una sola parola. Vittoria teneva gli occhi semiaperti, in un'attesa che sembrava non finire più. Accanto a lei suo fratello Federico dormicchiava con la testa appoggiata alla sua spalla, Agnese di Montefeltro, invece, di fronte a loro, cullava stancamente il suo ultimo figlio, Ascanio, di appena un anno. Erano tutti stravolti, ma, ormai, il viaggio stava per arrivare al suo termine.

Vittoria aveva gli occhi lucidi, non ce la faceva più a sopportare tutte quelle pene, si sarebbe abbandonata ad un pianto se solo non le fosse stato insegnato che doveva mostrarsi sempre, in qualunque situazione, forte e coraggiosa. Non aveva neanche capito il motivo per cui la sua tranquilla e apparentemente perfetta vita nel palazzo di Marino era stata stravolta in questo modo. Aveva solo undici anni e nessuno si era curato di metterla al corrente di quello che stava succedendo, ma era riuscita, un po' con l'astuzia e un po' con le preghiere a sua madre, a farsi dare alcune informazioni. Sapeva che i Colonna avevano perso tutto quello che possedevano: già precedentemente il Papa aveva confiscato loro dei castelli per darli a suo figlio, Cesare Borgia, avidissimo di potere e di territori, ma adesso Alessandro VI aveva portato via tutto ciò che la sua famiglia deteneva, persino il palazzo della sua infanzia. Fabrizio Colonna era stato scomunicato e tutta la famiglia esiliata da Roma. Vittoria, come nessuno dei piccoli figli del Colonna, non era psicologicamente pronta ad un cambiamento così radicale, aveva perso tutte le certezze di cui un bambino ha bisogno e stava andando incontro ad un futuro incerto.

La carretta si fermò, le tende si aprirono e dei servitori dissero loro che potevano scendere: erano arrivati. Agnese passò il piccolo Ascanio in braccio alla balia e poi fece scendere, uno dopo l'altro, gli altri suoi figli; lei scese per ultima.

Vittoria, stordita, fu accecata dal sole cocente di Napoli, i suoi occhi si illuminarono improvvisamente alla vista di un tale spettacolo. Il suo sguardo si era incollato alla bellezza del mare, azzurro e liscio come l'olio, e, davanti ad esso, allo splendore dell'isola di Ischia. Vittoria non aveva mai visto un'isola, non era mai uscita dal suo palazzo a Marino, in realtà, e quello che provò in quel momento fu un misto di sensazioni che neanche lei riusciva a decifrare: conservava ancora nel suo animo il dispiacere e la sofferenza di aver lasciato la sua cara casa, ma la prospettiva che le si presentava davanti agli occhi adesso era a dir poco mozzafiato. Avrebbe dimorato lì, su un'isola, circondata da un mare così bello, sotto un sole così limpido!

La balia, che aveva viaggiato con loro, le prese la mano, richiamandola al presente. Seguì la sua famiglia fino al porto dove una nave, non molto grande ma neanche troppo piccola, li stava aspettando. Era la prima volta che Vittoria saliva su una nave e ne fu emozionata: era cambiato così tutto in poco tempo che non era pronta a tutte queste nuove esperienze che, agli occhi di una bambina, sembravano avventure mozzafiato. Dei servitori la aiutarono a salire, tenendole la mano e Vittoria, appena fu sopra all'imbarcazione, si affacciò ad osservare l'acqua del mare da vicino. Era affascinata da quel colore chiaro che aveva l'acqua a riva, dai suoi riflessi brillanti e il suo leggero movimento. Salirono molti altri uomini illustri di cui la bambina non sapeva il nome, riconobbe suo padre che, però, non parve degnare né lei né sua madre di uno sguardo.

«Vittoria vieni» la richiamò Agnese perché la bambina, curiosa come era, si era allontanata un poco da lei e dai suoi fratelli.

La piccola obbedì e si avvicinò alla madre con un sorriso. Sembrava rinata e Agnese ne era felice: sul suo volto era comparso di nuovo un po' di colorito e i suoi occhi, prima tristi e spenti, avevano ripreso vigore.

«Ti piace qui?» le domandò la donna.

Vittoria annuì entusiasta, le piaceva tutto per adesso.

Uno dio per la sua bocca parlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora