47. Disegna in me di fuora,com'io fo in pietra od in candido foglio

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Il nome della divina poetessa Vittoria Colonna si sparse molto più velocemente di quanto ci si potesse aspettare, chi aveva pubblicato la sua raccolta di rime aveva fatto un grandissimo affare vendendo veramente tante copie. Una di queste era arrivata anche nelle mani di Michelangelo e l'artista non aveva potuto fare a meno di leggerla: aveva sempre saputo che la marchesa era una letterata, ma non aveva mai avuto modo di poter leggere le sue opere.

Era di nuovo domenica e, come di consuetudine, frate Ambrogio teneva le sue letture delle Epistole di San Paolo a San Silvestro al Quirinale. Quando Michelangelo entrò nella chiesa fu stupito di trovarla praticamente vuota, la piccola cappella del monastero sembrava più fredda e meno accogliente del solito, ma il suo cuore si riscaldò subito appena vide che, seduta alle prime panche, Vittoria ascoltava le parole del frate. Gli fece cenno con la mano di sedersi vicino a lei e Michelangelo non se lo fece ripetere un'altra volta, l'avrebbe fatto anche se lei non glielo avesse chiesto. Appena le fu accanto, Vittoria gli rivolse un caloroso sorriso di benvenuto per poi tornare a rivolgere la sua attenzione verso la Bibbia aperta che teneva in mano. Michelangelo vide nei suoi occhi un'espressione di pura gioia per il suo arrivo e questo gli scaldò il cuore di più di quanto la sua stessa presenza e vicinanza potesse fare. 

Per quanto si sforzasse di seguire la lettura di frate Ambrogio, qualcosa lo costringeva a rivolgere sempre il suo sguardo verso il viso di lei, non riusciva a smettere di osservarla, mentre, con un'espressione rapita, seguiva il testo biblico e con la mano stringeva il rosario. Quando poi la lettura fu finita e arrivò il momento del sermone di commento e insegnamento, l'artista si trovò ancora più in difficoltà: Vittoria aveva alzato il viso e seguiva con occhi concentrati e ammirati frate Ambrogio mentre parlava. Non riusciva a capire come potesse essere tanto bella, come potesse sembrare tanto pura: era come se la preghiera la rendesse di quella purezza di una bambina, di quella bellezza di una giovane fanciulla. Gli sembrava di vedere una santa, una di quelle donne che conservavano, per grazia divina, quel candore che significava pura e casta bontà. E quando, dopo che venne recitato il Pater Noster, gli occhi di Vittoria si rivolsero verso di lui, in quelle iridi scure, vide tutta la meraviglia di Dio. Brillavano così tanto che ne rimase abbagliato, la fede e l'amore per Cristo che esprimevano erano un qualcosa che Michelangelo non aveva mai avuto modo di vedere.

«Ero certa che almeno voi sareste venuto» la solare voce di Vittoria lo riportò alla realtà, si riscosse ma i suoi occhi continuavano ad attirarlo terribilmente.

«Siete sola, oggi?» domandò stupidamente, solo il quel momento, che si era costretto a non posare tutta la sua attenzione su di lei, si era reso conto che non c'era nessun altro del gruppo domenicale.

«Messer Lattanzio de' Tolomei mi ha porto le sue scuse dicendomi che non poteva unirsi a noi questa domenica e che, sicuramente, si sarebbe fatto perdonare venendo la prossima» rispose Vittoria con un tono che non sembrava poi mostrare così tanto dispiacere, «mentre Messer Francisco, con la preparazione per la sua imminente partenza per il Portogallo, mi ha assicurato che non ci sarebbe stato oggi ma sarebbe venuto il prima possibile a salutarmi.»

«E non avete invitato nessun altro?» le chiese lui, non voleva che nessuno intervenisse in quello che si prospettava essere un pomeriggio solamente tra loro due, ma desiderava saperlo prima di lasciarsi andare alla gioia.

«Se volete siamo sempre in tempo» rispose Vittoria, «ma a essere sincera non saprei chi potrebbe unirsi volentieri a noi. Frate Ambrogio» si rivolse al monaco, che, come sempre, stava sistemando l'altare, spegnendo le candele e riponendo i libri, con un largo sorriso, «voi siete occupato giusto?»

Il frate fece cenno di sì con la testa, aveva giustamente interpretato le parole di Vittoria come un invito ad andarsene.

«Ho molte cose da sistemare qui, come ogni domenica...»

Uno dio per la sua bocca parlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora