Un altro nome, insieme a quello di fra Bernardino da Siena, si stava facendo strada tra i religiosi e Vittoria era già curiosa di saperne di più. Appena al convento di San Silvestro in Capite arrivò una lettera di Maria d'Aragona, ritornata da poco ad Ischia, che parlava di lui, il suo interesse salì alle stelle. Maria diceva di averlo sentito predicare e che le sue parole le avevano scaldato il cuore tanto da volersi recare alle riunioni che lui teneva in casa sua, a Chiaia, un quartiere napoletano.
«Non mi stupisce che vostra nuora sia rimasta tanto colpita dalle parole di Juan de Valdés» le disse Caterina Cybo quando la Messa fatta da fra Bernardino nella chiesa di San Lorenzo in Damaso fu conclusa, «anche io, quando ero a Napoli, ho avuto modo di ascoltarlo e vi assicuro che è un'esperienza che vi consiglio con tutto il cuore: pensate che i sermoni di fra Bernardino sono ispirati da quelli di Valdés, lui stesso è un suo grande seguace.»
Quelle parole bastarono perché Vittoria fosse invasa dall'ardente desiderio di tornare ad abitare al suo palazzo a Napoli in modo da poter fare quella nuova conoscenza che era certa sarebbe stata importante quanto quella che aveva fatto lì a Roma con fra Bernardino. Si decise a partire una settimana dopo durante la quale si curò di salutare tutte le nuove e vecchie conoscenze che aveva fatto a Roma: andò a trovare Pietro Bembo, salutò la duchessa di Camerino che, anch'ella, sarebbe partita entro poco, fra Bernardino e prese congedo dal Papa. L'ultimo giorno della sua permanenza a Roma lo riservò a Michelangelo: non voleva partire senza averlo salutato, non sapeva quando sarebbe tornata a Roma e non voleva sparire in modo così improvviso. Gli scrisse chiedendogli se avesse tempo perché potessero vedersi e lui le rispose che poteva passare a qualunque ora a casa sua al Macel de Corvi. Vittoria non ne fu sorpresa, non c'erano tanti altri luoghi in cui avrebbero potuto vedersi: lei non poteva certamente accoglierlo al convento, sarebbe stato disdicevole e poco rispettoso nei confronti delle sorelle portarsi in cella un uomo che non fosse un suo parente.
Andò verso le quattro di pomeriggio, il sole splendeva alto in cielo e Vittoria pensò che quella sarebbe stata la giornata perfetta per fare una passeggiata nei giardini di Monte Cavallo, ma era felice lo stesso di passarla con Michelangelo. A dire la verità era più emozionata di quanto avrebbe potuto immaginare: non capiva perché teneva così tanto all'amicizia con il Buonarroti, desiderava che diventasse molto più profonda non solo perché lui era l'artista più famoso d'Italia, ma perché le sembrava di vedere un'affinità che, crescendo, avrebbe potuto trasformarsi in un bellissimo rapporto.
Vittoria non si sentì molto a suo agio quando fu arrivata alla piazzetta di Macel de' Corvi, in quel quartiere di periferia così trasandato, sporco e puzzolente, perché, per quanto avesse deciso di non vivere più nei palazzi, non era comunque abituata a certi luoghi. Çapata si fermò davanti alla prima casa sulla strada: non era grande ma l'ingresso era coperto da una graziosa loggetta in pietra. Le finestre del piano di sopra erano aperte e questo significava che Michelangelo era in casa. Appena Vittoria alzò lo sguardo vide affacciarsi proprio da una di quelle un ragazzo dai capelli spettinati e gli abiti da lavoro sporchi.
«Cercate il maestro?» gridò sporgendosi in avanti, non doveva sapere di avere davanti una marchesa altrimenti non avrebbe avuto quell'aria annoiata e arrogante sul viso.
«Sono Vittoria Colonna, la marchesa di Pescara» gli rispose sorridendogli, invece che infastidirla quel ragazzo non aveva fatto altro che divertirla.
Il giovane garzone impallidì, balbettò qualche parola di scusa, ma proprio in quel momento la porta si aprì. Michelangelo apparve vestito non in modo migliore del suo garzone, ma, stranamente, sul suo volto era impresso un cordiale sorriso.
«Vi prego di perdonare il mio giovane apprendista, signora marchesa» disse alzando lo sguardo verso il ragazzo che ormai era rientrato, «anche se può sembrare strano non sono stato io a farlo diventare così maleducato.»
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Uno dio per la sua bocca parla
Ficção HistóricaVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...