Il giorno dopo, però, non fu possibile incontrarsi. Michelangelo mandò a dire che non poteva abbandonare il suo lavoro alla Cappella Sistina e lo stesso Vittoria scrisse che anche lei avrebbe preferito rimanere al convento insieme alle sorelle: deliberarono, quindi, che sarebbe stato meglio per tutti vedersi la domenica seguente.
Dopo poco, però, le arrivò un'altra lettera, questa scritta di mano di Michelangelo e indirizzata unicamente a lei. La aprì incuriosita, aveva già un'idea di che cosa potesse esserci scritto e non si stupì quando, dopo qualche riga di incessanti elogi, lesse che l'artista le chiedeva quando avrebbero potuto vedersi alle rovine di Monte Cavallo perché le potesse dare quei disegni, come le aveva detto. Inizialmente Vittoria dovette ammettere che quella questione le era completamente passata di mente, aveva tirato in ballo il suo progetto di costruire un convento per prostitute convertite e ragazze povere solamente per arrivare al suo scopo e far parlare Michelangelo di pittura, ma ormai era fatta, aveva accettato e doveva portare a compimento quel suo sfumato e confuso proposito. Ora che ci pensava, involontariamente, aveva trovato disponibile la persona migliore che mai avrebbe potuto cercare, doveva esserne entusiasta, ma la verità era che non aveva idea di come si facesse veramente a costruire un edificio del genere.
Gli rispose chiedendogli se fosse disponibile il giorno seguente, appena dopo l'ora di pranzo, in modo che ci fossero poche persone per strada e molta luce per poter disegnare. Lui acconsentì immediatamente e, al momento deciso, venne a prenderla al convento di San Silvestro in Capite.
«Messer Michelangelo!» esclamò oltrepassando il chiostro del convento e andandogli incontro con un grande sorriso, era felice di vederlo, molto più di quanto avrebbe pensato e, forse, molto più di quanto avrebbe dovuto. L'artista le rispose con un altrettanto allegro sorriso, la marchesa notò che si era portato dietro una sacca in pelle al cui interno immaginò che ci fosse tutto il necessario per disegnare. «Vi ringrazio immensamente per la vostra disponibilità, siete stato gentilissimo a venire.»
Uscirono dal convento, il luogo delle rovine non era molto distante, bisognava percorrere la stessa strada che portava a San Silvestro al Quirinale e fermarsi poco dopo la casa di Michelangelo al Macel de' Corvi. Per strada Vittoria si era affiancata all'artista, camminavano lentamente come se stessero facendo una tranquilla passeggiata per le vie della periferia e della campagna romana, sotto il sole ancora caldo di ottobre e circondati da una natura che stava già iniziando a cambiare colore. Poco più distanti e in silenzio li seguivano i due servi della marchesa, Foao e Çapata.
«Non posso non ammirarvi per quello che state facendo, signora marchesa» Michelangelo ruppe quel silenzio che, anche tra loro, si era venuto a creare, «sono tantissime le ragazze che hanno bisogno di aiuto a Roma, tantissime quelle che sono rimaste sole e quelle che sono state costrette dalla necessità a prostituirsi. Non sapete quanto bene e quanta felicità questo vostro nuovo convento potrà portare.»
Vittoria rimase colpita dalle sue parole, deviò lo sguardo per qualche attimo andando a posarlo su quei pochi passanti che incrociavano per la strada.
«È tutto quello che posso fare» rispose, «il denaro non mi serve ma dato che ne posseggo molto cerco di usarlo secondo gli insegnamenti di Nostro Signore.»
Stettero qualche attimo senza dire niente, poi Vittoria riprese.
«Ovviamente, per questo lavoro, sarete pagato quanto volete» gli disse.
«Non voglio alcuna ricompensa, è sufficiente, per me e la mia anima, aiutarvi a fare del bene, tutto il resto non conta» rispose lui scuotendo il capo con enfasi.
«Non posso permettervelo, avrò modo di darvi qualcosa lo stesso, statene certo» sorrise Vittoria, poi la sua espressione tornò a farsi un po' più pensierosa, «non osavo neanche pensare che voi, occupato e famoso come siete, avreste potuto accettare un incarico così povero, per una donna oltretutto!»
STAI LEGGENDO
Uno dio per la sua bocca parla
Historical FictionVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...