Vittoria cercò di vedere il meno possibile Galeazzo nei giorni seguenti ma le era piuttosto difficile, Costanza continuava a tenere, come ogni pomeriggio, i suoi salotti letterari e la sera le feste, con l'arrivo di un ospite di tale importanza, si erano moltiplicate. Non sapeva che cosa fare, non riusciva a essere troppo rigida con lui: da una parte le avrebbe fatto piacere conoscerlo meglio, poteva essere molto piacevole parlare con lui di arte e letteratura, avrebbe potuto trovare una persona molto affine con le sue stesse idee, ma dall'altra non poteva non essere imbarazzata e infastidita dal suo modo di fare, dal suo sguardo e dalle sue parole.
Senza neanche pensarci si ritrovò davanti alla porta dello studiolo di Costanza d'Avalos, per quanto ne sapeva a quell'ora non avrebbe dovuto avere visite da nessuno. Ormai non aveva paura a parlarle di niente, anzi, adesso che sua cugina, che era sempre stata la sua più grande confidente, non era più lì, non c'era altro che lei che potesse darle consigli e Vittoria era certa che glieli avrebbe dati con grande piacere: era per lei come una figlia e lo sapeva bene.
«Signora duchessa» bussò, sperando che fosse veramente sola. Non osava immaginare che cosa avrebbe fatto se Galeazzo di Tarsia fosse stato con lei nel suo studio, non avrebbe saputo neanche che scusa inventare per giustificare la sua presenza e soprattutto per trovare un modo per andarsene.
Fortunatamente non ne ebbe motivo, la calda e solare voce di Costanza le diede il permesso di entrare. Vittoria aprì delicatamente la porta e la prima cosa che vide fu l'ombra che era passata sugli occhi della duchessa quando l'aveva vista: Costanza aveva già capito per quale motivo si trovasse lì.
«Vittoria cara, siediti pure» la duchessa indicò la poltrona davanti alla sua con un cenno, il sorriso sul suo volto era appena accennato.
«Grazie, mia signora» rispose lei prendendo posto dove le era stato indicato, «non volevo disturbarvi...»
Vittoria sapeva che in quelle prime ore del pomeriggio Costanza si ritirava per riposarsi, passava del tempo completamente sola nelle sue stanze leggendo o scrivendo lettere.
«Non preoccuparti, cara» le rispose sorridendo debolmente, «credo tu sia venuta per un motivo.»
«Volevo parlarvi, madonna» Vittoria cominciò a giocare nervosamente con le dita, da dove cominciare?, «volevo chiedervi consiglio, ho sperato che voi potreste aiutarmi per come dovrei comportarmi con...» fece un attimo di pausa, «...con Sua Signoria, il Principe Galeazzo di Tarsia.»
Costanza sospirò, poi cercò di rivolgerle un sorriso di incoraggiamento, non ci riuscì pienamente.
«È impossibile non accorgersi quanto sia preso da te, figlia cara» disse la duchessa a bassa voce, come se stesse riflettendo tra sé e sé invece che parlare con Vittoria, «e non vorrei che questa voce cominciasse a spargersi e, sai come succede, anche a subire delle importanti variazioni.»
Vittoria impallidì, sapeva di che cosa era capace il popolo e la gente comune quando arrivavano alle loro orecchie notizie simili, soprattutto se riguardanti persone di rango elevato: se così fosse stato, nessuno sarebbe stato in grado di frenare i pettegolezzi. Il suo pensiero andò immediatamente a Ferdinando, che cosa avrebbe provato se gli fossero arrivate notizie di lei e Galeazzo? Si diede una risposta in modo sincero, ormai sapeva che suo marito la amava solo quando aveva voglia, quando probabilmente la sua mente non era presa da nessun'altra ragazza allora si ricordava di lei: come mai avrebbe potuto reagire? Ferdinando sarebbe stato sostanzialmente indifferente, anche se Vittoria avrebbe tanto voluto il contrario doveva essere sincera con se stessa. Improvvisamente le balenò in mente un'idea: e se fosse stata al gioco con Galeazzo? Se avesse mostrato di corrispondere i suoi sentimenti? Poi tornò a ragionare: una simile farsa non avrebbe fatto altro che ingrandire quella ferita che si era venuta a formare nel rapporto tra lei e Ferdinando.
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Uno dio per la sua bocca parla
Historical FictionVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...