Quando sentì bussare alla porta Vittoria non aveva dubbi su chi fosse. Si costrinse ad alzarsi, ad asciugarsi gli occhi e a sistemarsi un po' i ciuffi di capelli che le uscivano dalla cuffia. Si guardò allo specchio: si vedeva che era distrutta, i segni erano troppo chiari per essere notati e anche per essere nascosti. Non voleva mostrarsi così a Ferdinando, voleva farsi vedere forte e indipendente ma questo tradimento le faceva troppo male perché riuscisse a fingere. Questa volta l'aveva ferita troppo profondamente.
«Signora marchesa» la voce di Isabel era tremante, calda dolce ma insicura.
Vittoria fece qualche passo per andarle ad aprire e non sapeva come si sarebbe sentita quando l'avesse vista in faccia. Non si sentiva tradita da lei, Isabel aveva fatto del suo meglio per rifiutare Ferdinando, ma le faceva male sapere che quella donna avrebbe potuto avere tutto l'amore che lei sperava di ricevere da suo marito. Era così accecata dalla gelosia, dal tormento della lontananza e del rifiuto del marchese che non riusciva a vedere che quello non era amore ma solo lussuria, puro e egoistico desiderio.
«Mi dispiace» il volto di Isabel era più pallido del solito, i suoi occhi più spenti e ombrosi, «so che avete visto tutto. Lascerò Ischia il prima possibile ma volevo scusarmi con voi per i problemi che la mia presenza ha causato.»
Vittoria fu sinceramente commossa dal suo tono triste e colpevole, inutilmente penitente: non era sua la colpa e lo sapeva bene.
«Non avete alcun motivo di scusarvi» la rassicurò, «mi dispiace piuttosto per voi, il vostro sarebbe dovuto essere un soggiorno sereno...»
Isabel le prese la mano, la strinse nella sua e le mise dolcemente la collana che Ferdinando le aveva donato, Vittoria la guardò facendo un profondo respiro: anche solo a pensare a quella scena le veniva da piangere, quasi non riusciva a trattenersi.
«Ho pensato fosse vostra e mi sembrava giusto portarvela indietro» Isabel le sorrise come per rassicurarla, ma vedendo che Vittoria era di nuovo sull'orlo delle lacrime, la strinse in un dolce e sofferto abbraccio.
***
Quella sera Isabel di Cardona si era ritirata presto nelle sue stanze, aveva partecipato alla cena stando in silenzio e evitando in tutti i modi anche solo di incrociare lo sguardo del marchese. Era rimasta sempre accanto a Vittoria e la marchesa di Pescara era l'unica persona con cui aveva scambiato qualche parola: per tutta la durata della cena si era respirata un'aria carica di tensione e di malinconia.
Vittoria proseguì con passo spedito fino ad arrivare alla porta, rimase qualche attimo ad osservarla, prendendo il respiro e cercando di farsi coraggio. Stringeva nelle mani la sua collana di perle, voleva proprio sapere che cosa avrebbe avuto da dire Ferdinando quando gliela avesse fatta vedere, voleva proprio vedere come avrebbe reagito, se avesse avuto almeno l'onore di porgerle delle sentite scuse.
Bussò, la sua mano tremava ma si sforzò di non darlo a vedere. Aveva paura di non riuscire a resistere, di non sapersi mostrare forte e decisa come avrebbe voluto: doveva cercare di non scoppiare in lacrime e di non lasciarsi sedurre dai suoi modi affascinanti e sensuali, Ferdinando sapeva sfruttare il suo amore per riuscire a passarla liscia.
«Sono vostra moglie» rispose lei con tono secco alla domanda piuttosto infastidita di suo marito: chi è?
«Vittoria» lo sentì esclamare, «entra.»
Non se lo fece ripetere, fece qualche passo nella stanza e si richiuse la porta alle spalle. Ferdinando era seduto sul letto, indossava solamente la camicia e il farsetto giaceva disordinato vicino a lui, i suoi capelli erano spettinati e la sua espressione indagatrice. Leggeva sul volto cupo di Vittoria che non era venuta nella sua camera per il motivo per cui la sera le mogli andavano dai loro mariti.
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Uno dio per la sua bocca parla
Historical FictionVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...