35. Con la croce a gran passi ir vorrei

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Era passato molto dall'ultima volta che era venuta lì, dall'ultima volta che si era affacciata a quella finestra. Ora come allora la strada era poco trafficata, quella dove si trovava Palazzo Colonna era una zona piuttosto esterna alla città, poco lontana dal foro di Traiano e immersa nel verde dei giardini di ville e conventi che, a primavera, erano un vero e proprio spettacolo della natura.

L'ultima volta che era stata qui sua madre era ancora viva, suo padre era ancora vivo e suo marito era ancora vivo. Adesso che tutto le era caduto addosso, che aveva appena avuto la forza di non cedere e continuare a vivere, si trovava in un palazzo diverso da quello che si ricordava: suo fratello Ascanio era andato ad abitarci subito dopo la morte di Agnese di Montefeltro e l'aveva reso una dimora splendete e un luogo in cui potersi godere i divertimenti della vita. Non era assolutamente quello di cui Vittoria aveva bisogno, si sentiva completamente fuori luogo lì. Nella sua mente non c'era altro che Ferdinando, aveva finito le lacrime piangendo giornate intere. Ancora le rimaneva difficile credere che non ci fosse più, che non l'avrebbe mai più potuto rivedere, che non avrebbe più sentito la sua voce. Era angosciata da un vuoto che sapeva non sarebbe mai riuscita a colmare, un vuoto che non aveva fatto altro che allargarsi, anno dopo anno, fino alla sua completa espansione. Ora meglio che mai si rendeva conto che Ferdinando era sempre stato il centro di ogni suo pensiero, il movente di ogni sua azione e senza di lui si sentiva persa.

Stava chiusa nella stanza che Ascanio aveva scelto per lei e, nonostante i suoi numerosi inviti, evitava ogni evento mondano, ogni festa e ogni ricevimento che il fratello teneva a palazzo. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto riprendersi, che prima o poi sarebbe dovuta tornare a vivere come faceva prima, seppur con una ferita che non si sarebbe mai rimarginata, ma era ancora troppo presto, il suo animo sanguinava ancora. Non era pronta a tornare in mezzo al mondo e, forse, non lo sarebbe stata mai più: qualcosa in lei era cambiato, non da quando aveva ricevuto la notizia della morte di suo marito, ma da quando aveva avuto la forza di continuare a vivere, di rifiutare quella morte che lei stessa stava per darsi.

Si allontanò dalla finestra, era rimasta a guardare fuori, a guardare in alto: era una giornata bellissima, il sole brillava alto nel cielo libero da ogni nuvola. I caldi raggi arrivavano ad illuminarle il viso, morbidi come una carezza. Sapeva che Ferdinando era lassù da qualche parte, che Dio l'aveva preso con sé e che adesso era con gli angeli nel paradiso, ora era anche lui una di quelle anime piene di luce e di gioia che aveva descritto Dante nella sua Commedia. In un modo che non le era mai successo, Vittoria aveva imparato a parlarci, a parlare con Dio. Si era messa a piangere la prima volta che aveva pregato, appena morto suo marito, lo aveva fatto presa dalla disperazione ma si era sentita bene come non mai, si era sentita come se anche lei avesse seguito in paradiso l'anima di Ferdinando. Da quel momento, oltre alla croce che aveva sempre portato dal giorno del suo matrimonio, teneva al collo anche un rosario, mentre la prima era di diamanti il secondo era di legno grezzo e povero, ma non si poteva stabilire quale dei due fosse quello più prezioso.

Come d'abitudine chiuse gli occhi, intrecciò le sue dita al rosario e strinse la collana nel pugno, si inginocchio nel piccolo inginocchiatoio in legno che era stato sistemato in un angolo della stanza, davanti ad un altrettanto piccolo crocifisso anch'esso di legno. Poteva già cominciare a sentire la beatitudine che la preghiera le stava portando, ripeteva quasi a memoria quelle parole che fin da bambina le avevano insegnato ma la sua mente era rivolta al cielo, il suo cuore era rivolto a Dio. Erano questi gli unici momenti di pace, gli unici di gioia, non di una gioia frivola data dalle feste a cui Ascanio cercava di farla partecipare ma di quella vera che aveva origine in Cristo.

Pregare stava diventando un vero e proprio bisogno, non riusciva a farne a meno, anzi, aumentava sempre il numero di preghiere e di ore che dedicava a Dio. Sentiva che non desiderava altro dalla vita.

Uno dio per la sua bocca parlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora