La chiesa di San Silvestro in Quirinale era quasi vuota, non era spaziosa e le sue pareti accoglievano i fedeli come vecchi amici. Da quando Vittoria era tornata a Roma era diventata un'assidua frequentatrice di quella parrocchia, le piaceva la struttura, le piaceva il luogo, in alto sul monte del Quirinale, e i suoi giardini. Ma soprattutto le piacevano le persone che aveva trovato.
Sedeva su una delle prime panche con il rosario stretto tra le mani e la Sacra Bibbia aperta davanti a lei, alla sua destra messer Lattanzio de' Tolomei ascoltava con aria attenta le letture e alla sua sinistra Foao, uno dei garzoni del convento di San Silvestro in Capite che l'aveva accompagnata insieme a Çapata, teneva lo sguardo basso e le mani congiunte. Frate Ambrogio parlava a voce alta, con tono sicuro: le sue parole arrivavano dritte al cuore, ma Vittoria si rese conto che era un modo molto diverso da quello con cui lo faceva fra Bernardino Ochino. Quando pensava a lui veniva subito sopraffatta da un velo di tristezza, non poteva pensare che quello che le era sembrato un santo, un uomo ispirato da Dio, si fosse rivelato un nemico della Chiesa, un eretico. Fra Bernardino era scappato, appena aveva ricevuto accuse più pesanti, e non si era presentato davanti all'Inquisizione di Roma: questo aveva decretato la sua condanna. Frate Ambrogio, invece, era un suo grande oppositore e, nel modo di parlare, era facile riconoscerci l'attaccamento alla Chiesa e la condanna per tutti i credenti che rivendicavano una loro autonomia da essa. Vittoria, da una parte, si sentiva presa in causa, ma frate Ambrogio, nonostante sicuramente avesse saputo dei suoi rapporti con fra Bernardino e Juan de Valdés, anch'egli rivelatosi in odore di eresia, non l'aveva mai giudicata, non aveva mai detto una parola contro di lei, anzi, cercava, passo per passo, di mostrare tutto ciò che aveva imparato di sbagliato e che rischiava di allontanarla dalla vera fede cattolica.
Lattanzio de' Tolomei, invece, era uno degli uomini più importanti della corte papale, anche nella sua gioventù era stato dottissimo, sapeva molte lingue tra cui il greco antico, l'ebraico e l'aramaico, oltre ovviamente al latino. Vittoria aveva imparato a conoscerlo perché frequentava la sua stessa chiesa e ogni domenica pomeriggio, proprio come quella, rimanevano insieme ad ascoltare le letture e i sermoni di frate Ambrogio. Ci aveva preso molta confidenza e poteva dire che, in quel periodo, messer Lattanzio de' Tolomei fosse il migliore amico che avesse a Roma.
Frate Ambrogio fece una pausa per riprendere fiato, la sua attenzione, come quella di tutti i presenti, fu per un attimo rapita dall'arrivo di un giovane. Vittoria gli lanciò un'occhiata mentre lo vedeva salutare messer Lattanzio e sistemarsi a sedere poco dietro di loro. Doveva avere massimo vent'anni, il suo viso le era completamente nuovo e aveva un qualcosa di straniero. Appena lo sentì salutare il suo amico, comprese dalla voce che non era italiano e che, anzi, il suo accento di italiano non aveva proprio nulla. Si voltò e continuò ad ascoltare le parole di frate Ambrogio, non senza lanciargli ogni tanto uno sguardo curioso: quel giovane le stava simpatico, si guardava intorno con i suoi occhi attenti e non sembrava per niente interessato alle prediche del frate ma indagava con lo sguardo l'architettura e le decorazioni della chiesa.
Frate Ambrogio chiuse il grosso e antico libro dei Vangeli, lo prese in mano e, dopo essersi inchinato davanti all'altare, scese i gradini del presbiterio: la sua lezione, per quella domenica, si era conclusa.
«Parole molto belle anche quelle di oggi, non credete, signora marchesa?» messer Lattanzio de' Tolomei rivolse la sua attenzione su di lei, ma Vittoria si era voltata ad osservare il giovane.
«Come sempre, messer Lattanzio» rispose, poi, curiosa, gli domandò: «Conoscete quel ragazzo? Ho visto che vi ha salutato appena è arrivato.»
Anche messer Lattanzio si voltò, incontrò lo sguardo del giovane e gli fece cenno di avvicinarsi. Il ragazzo si alzò con aria non molto compiaciuta e si avvicinò con appena qualche passo verso di loro.
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Uno dio per la sua bocca parla
Historische RomaneVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...