Il rumore dei cannoni sembrava scuotere tutto il castello, tutta l'isola di Ischia. Appena la battaglia era cominciata si erano riuniti tutti nello studiolo di Costanza d'Avalos e adesso sedevano l'uno accanto all'altra in silenzio, ad ogni cannonata qualcuno sussultava e qualcun altro si asciugava le lacrime.
In quegli anni non sembrava che dovesse esserci la pace: il terribile evento del sacco di Roma non aveva scoraggiato i francesi nella loro guerra contro l'Impero, anzi, li aveva decisamente spronati a continuare la loro conquiste. Proprio quando l'esercito imperiale era allo sbando, Francesco I aveva fatto scendere le sue truppe in Lombardia sottomettendo nuovamente sotto di sé la maggior parte delle città lombarde: solo Milano era riuscita a rimanere ancora parte dell'Impero di Carlo V. L'esercito del re di Francia era stato facilitato a proseguire, si era spinto prima in Emilia Romagna e poi era disceso fino al mezzogiorno. Gli imperiali furono costretti ad agire, sotto il comando di Filiberto di Chalon, principe d'Orange, marciando verso la città in cui indubbiamente si sarebbe svolto lo scontro decisivo: Napoli. Ischia non correva alcun pericolo, almeno per adesso, ma era così vicina al luogo dello scontro che sembrava ci fossero poche speranze per l'isola se i francesi avessero vinto.
***
Vittoria non aveva più lacrime, nessuno al castello aveva più la forza di piangere: il rumore della battaglia, così vicino e così inevitabile, perforava loro il cuore, lo trafiggeva come un pugnale. Sapere che Alfonso d'Avalos era laggiù, a combattere contro i francesi, insieme ad Ascanio Colonna, era la cosa più terribile che Vittoria potesse pensare: le sembrava di rivivere l'anno 1512, quando le erano stati sottratti il marito e il padre, adesso doveva essere privata anche del figlio e del fratello?
Stringeva un rosario nella mano destra, aveva appena finito di recitarlo insieme alle altre, presto avrebbero ricominciato tutte insieme: la preghiera era l'unico loro rifugio e anche l'unico aiuto che potevano dare ai loro cari che rischiavano la vita, secondo per secondo, nel mare presso il Capo d'Orso. La sinistra, invece, era intrecciata con la mano della giovane Maria che, completamente abbandonata al dolore e alla paura, piangeva silenziosamente. Maria d'Aragona, sorella di Giovanna, era la bellissima nobildonna che Alfonso aveva sposato nel 1523 con una festa a cui la precaria condizione politica non aveva concesso di essere magnificente. Purtroppo però, come spesso succedeva nei matrimoni combinati e come Vittoria aveva provato sulla sua stessa pelle, Alfonso non si curava di nascondere i suoi numerosi tradimenti: Vittoria lo aveva rimproverato spesso per questa sua condotta perché lei meglio di chiunque altro sapeva quanto Maria potesse soffrirne ma, per adesso, niente era cambiato. Adesso la giovane, per trovare rifugio dalla guerra, si era ritirata al castello di Ischia.
La duchessa Costanza d'Avalos guardava immersa in qualche profondo e triste pensiero la distesa del mare, come se volesse intravedere le navi impiegate nella battaglia, gli spari e il fuoco dei cannoni. Nessuno diceva una parola, Paolo Giovio, che era venuto insieme agli altri letterati, insieme al Tasso e al Tansillo, se ne stava seduto lì, con le mani in grembo, guardandosi intorno in modo afflitto.
Un'altra cannonata fece tremare i vetri del castello, Maria non riuscì a trattenere un singhiozzo, seppellì il suo viso bagnato di lacrime nella spalla di Vittoria che la strinse a sé.
«State tranquilla, cara» le sussurrò cercando di convincere non solo lei ma anche se stessa, «Dio ascolterà le nostre preghiere.»
La verità era che non ne era certa neanche lei, lo sperava, lo sperava con tutto il cuore ma qualcosa le diceva che non sarebbe stato così, o almeno, non completamente.
Maria annuì leggermente con il capo, rimanendo comunque appoggiata a lei: aveva bisogno di un contatto, di un conforto che parole da sole non potevano dare.
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Uno dio per la sua bocca parla
Historical FictionVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...