Le arcate gotiche della chiesa di San Domenico Maggiore rendevano l'atmosfera ancora più tetra. Tutti erano riuniti lì, in piedi, appoggiati alle panche nella navata centrale della chiesa, a poca distanza dall'altare e da quella bara ricoperta da un velo bianco. Non mancava nessuno, erano venuti tutti a rendere omaggio al più grande generale che l'impero possedesse. Carlo di Lannoy era in prima fila e osservava la bara con un'espressione di tristezza, forse perché vedere il suo rivale chiuso in quella cassa di legno gli ricordava che, prima o poi, la morte sarebbe arrivata anche per lui. Dall'altra parte Costanza d'Avalos sembrava invecchiata di dieci anni tutto d'un colpo: i suoi capelli scuri, dentro la retina altrettanto scura, erano striati di bianco e la pelle del suo viso era diventata sempre più cadente. Poco più in là sua nipote, la duchessa di Amalfi, seduta vicino ad Alfonso Piccolomini, si guardava intorno con gli occhi lucidi, tenendo per mani i suoi due bambini che erano gli unici non provati da tutto quel dolore.
Vittoria era dietro a tutti, non vedeva bene e forse era meglio così: la sua visuale era filtrata dal velo scuro che si era buttata sopra la testa e da quello di lacrime che le annebbiava gli occhi. Accanto a lei c'era Alfonso che le teneva, in silenzio, la mano per farle coraggio, ma Vittoria sembrava non averne poi tanto bisogno. Era distrutta dal dolore ma piangeva in silenzio, stava in piedi come tutti gli altri nonostante sentisse di non avere la forza per camminare: non voleva fare scena, si tratteneva dal piangere in modo patetico in pubblico. Sentiva un vuoto dentro di sé che la stava distruggendo sempre di più, un dolore che l'avrebbe fatta urlare ma doveva resistere e resisteva.
Non udiva niente, la voce del sacerdote che pronunciava le formule della Messa era completamente ovattata, arrivava alle sue orecchie come un sussurro di sottofondo. Al momento dell'eucarestia Alfonso le porse il braccio per sostenerla, credeva che non ce l'avrebbe fatta ad attraversare la chiesa, ma Vittoria scosse leggermente il capo e andò, a passo lento, fino alla balaustra del presbiterio, non così lontana dalla bara che conteneva il corpo di suo marito. Si inginocchiò e alzò lo sguardo verso il sacerdote, si scostò il velo dal volto e fissò i suoi occhi sull'ostia che il prete aveva alzato verso il cielo. Il suo "Amen" fu un sussurro ma il sacerdote lo udì, le avvicinò il Corpo di Cristo alle labbra e lei lo prese, ne mangiò e sentì tornarle la forza.
Si alzò sostenendosi alla balaustra di pietra e tornò al suo posto, guardandosi intorno comprese di vederci più chiaro. Si sedette, strinse le sue mani in preghiera e invocò, nella sua mente, Cristo perché la sostenesse. Più che pregava, in quella chiesa silenziosa, in mezzo a quella cerimonia funerea, più sentiva avvolta da un calore certamente sovrannaturale, abbracciata da qualcuno che non conosceva, che non vedeva ma che sentiva più che chiaramente. Provò una sensazione di così tanta gioia che, quando ebbe finito e fu tornata a sedere, si guardò intorno spaesata, come se non riconoscesse il luogo in cui si trovava.
«La mia anima non appartiene a questo mondo» mormorò a voce bassissima, «deve tornare da dove è venuta.»
***
La cripta era fredda, ancora più buia e tetra della chiesa superiore, era lì che il corpo del marchese Ferdinando d'Avalos era stato trasportato ed era lì che sarebbe rimasto fino alla fine dei tempi, ma solo poche persone potevano entrarvi. Vittoria era scesa, Alfonso le aveva consigliato di non farlo ma lei aveva insistito e nessuno aveva più cercato di fermarla.
Aveva sceso le scale con le gambe tremanti, sorreggendosi debolmente al muro ed era arrivata in quello spazio angusto, tappezzato su tutte le pareti di sarcofagi: la maggior parte della famiglia era ancora in vita quindi gran parte erano semplici casse di pietra, vuote, in attesa di avere qualcuno da ospitare al loro interno. Essendo la tomba di famiglia Vittoria pensò che una di quelle casse stava aspettando anche lei.
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Uno dio per la sua bocca parla
Historical FictionVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...