26. Anzi la virtù vera e la beltade

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«Benvenuta, mia signora» Costanza d'Avalos non mancò di sfoggiare uno dei suoi soliti, grandi sorrisi mentre prendeva la piccola e candida mano della viceregina, «spero possiate trovare qui ad Ischia, con la nostra compagnia, la serenità che andate cercando.»

Vittoria, poco più indietro, accanto a Ferdinando, la guardava dall'alto in basso con un'espressione indifferente ma che lasciava intravedere qualche sfumatura di disprezzo: era l'unica, tra tutti i presenti, a non sorriderle. Avrebbe dovuto portarle rispetto, accoglierla come una donna di tal rango meritava di essere accolta ma non ci riusciva: non le piaceva per niente, la gelosia la rendeva insopportabile ai suoi occhi. Riconosceva, e aveva sempre riconosciuto, che era veramente bella e i suoi modi gentili, il suo leggero sorriso sulle labbra perfette e le sue parole così riconoscenti non facevano altro che farla sembrare completamente priva di difetti. Diversamente da come se la ricordava dal giorno del suo matrimonio, Isabel non indossava uno di quegli abiti mozzafiato: aveva un semplice abito in broccato nero, segno di lutto, e i lunghi e mossi capelli d'oro raccolti in una semplice cuffia a rete.

«Non so come ringraziarvi, madonna duchessa: quello di invitarmi qui è stato un bellissimo gesto, non pensavo di meritare da voi così tanta accortezza» sorrise mettendo in mostra i suoi denti bianchi come perle.

Vittoria lanciò uno sguardo a Ferdinando e, proprio come si aspettava, i suoi occhi erano incollati sulla figura della viceregina: era normale, nessun uomo avrebbe potuto resistere a tanta bellezza, anche Vittoria stessa se ne sentiva attratta.

«È un piacere fare la vostra conoscenza, signora marchesa» Isabel si avvicinò a lei e fece una piccola riverenza. Vittoria si costrinse a sorridere.

«Lo stesso vale per me, mia signora.»

«Signor marchese, non credevo di rivedervi così presto.»

Rivedervi? Il cuore di Vittoria smise di battere per qualche attimo, le sue paure, i suoi sospetti erano veri, allora. L'aveva visto, l'aveva visto subito quando Costanza aveva fatto il nome della Cardona a cena che per lui non era affatto una sconosciuta, ma a quanto pare non era neanche giustificabile con la fama della bellezza di lei. Si erano visti, si erano conosciuti e chissà che cosa era successo. Vittoria cercò di non mostrare quel misto di emozioni che la stavano invadendo, quel panico, quella rabbia, quella tristezza: sicuramente erano stati amanti, quale donna poteva resistere a Ferdinando? Suo marito e la Cardona erano stati amanti e adesso si erano ritrovati prima di quanto pensassero.

Tanto era presa da questi suoi pensieri che non si era accorta del cambiamento di espressione di Isabel quando aveva rivolto il suo saluto al marchese: il sorriso sulle sue labbra, da sincero, era diventato costretto e finto, i suoi occhi avevano mostrato un attimo di panico ma Vittoria aveva concentrato la sua attenzione solamente su suo marito.

«Avete già avuto modo di conoscervi?» domandò Costanza con gentilezza, anche lei era sorpresa di questo fatto e, probabilmente, conoscendo l'inclinazione del nipote verso il gentil sesso, sospettava anch'ella qualcosa.

«Sì, signora duchessa» rispose immediatamente Isabel facendo qualche passo verso Costanza, lanciò un ultimo sguardo a Ferdinando come un'ammonizione: non voleva che dicesse niente dei loro precedenti incontri, «a Milano, ad uno dei balli che la signora Isabella d'Aragona ha dato questo inverno.»

Vittoria si sentì presa in giro: durante la guerra, quando non combatteva, suo marito andava alle feste dalla duchessa di Milano? Non pensava alla moglie innamorata e triste che aveva lasciato indietro, piuttosto che venire a passare con lei i mesi di tregua invernale preferiva rimanere in Lombardia e partecipare ai balli delle varie corti. Si sentì profondamente ferita, tutto ciò che Ferdinando le aveva detto per non destare sospetti era falso, tutte quelle dichiarazioni d'amore, quelle parole dolci erano una completa menzogna. Lo aveva sempre saputo ma aveva voluto illudersi – e lo rifaceva ogni volta – che fosse vero, che Ferdinando la amasse quando non era chiaramente così. Voleva piangere anche se sapeva che non avrebbe risolto niente, voleva sfogarsi ma doveva invece vedere davanti ai suoi occhi suoi marito mangiare con gli occhi la donna di cui era palesemente innamorato. Questo era più di quanto potesse sopportare.

Uno dio per la sua bocca parlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora