26 dicembre 1509
Ad Ischia nessuno aveva celebrato il Natale come si doveva tanto erano tutti proiettati con la mente al grandioso evento di due giorni successivo. Era tutto pronto, nessuno stava più nella pelle. Vittoria aveva passato il Santo Natale e il giorno di Santo Stefano sempre in compagnia di Costanza che, con la sua euforia per il matrimonio, non faceva altro che renderla ancora più impaziente e il piccolo Alfonso che era eccitatissimo all'idea di vedere tutti quei nobili uomini che erano stati invitati. Anche lui, come suo cugino Ferdinando, aveva la guerra nel sangue: aveva già cominciato ad esercitarsi nell'arte del combattimento e si faceva aiutare da Vittoria a leggere poemi cavallereschi e trattati di armi e battaglie e adorava poter vedere dal vivo e magari conoscere qualche grandioso generale o combattente.
Ma la mente di Vittoria non era mai completamente lucida, non riusciva a pensare ad altro che al giorno seguente, a quel tanto agognato ventisette dicembre: se qualcuno le parlava di un altro argomento faceva finta di ascoltare ma niente poteva distrarla da quel pensiero fisso.
Seduta in camera sua osservava il suo abito di broccato bianco, meraviglioso, proprio come lo aveva immaginato: la sarta aveva fatto un magnifico lavoro e Vittoria era contentissima.
«Come ti senti?» le chiese Costanza, seduta vicino a lei, in abito da notte.
Era venuta a trovarla quella sera, la sera della vigilia delle nozze, perché poteva immaginare in quale stato di ansia fosse.
«Come credi che mi debba sentire?» domandò di rimando Vittoria abbozzando un sorrisetto, «non lo so neanche io in realtà. È tutto così strano.»
Fece un sospiro e cominciò a sciogliersi le lunghe trecce, Costanza la aiutò con le sue mani abili e veloci. Era attenta a tutto ciò che riguardava il vestiario o le acconciature.
«Domani dormirai con Ferdinando» le sussurrò Costanza maliziosa, mentre sistemava i lunghi capelli della cugina che cadevano in leggere e graziose onde, «come ti senti?»
«Agitata» rispose Vittoria mentre cominciava a pettinarsi con lo sguardo fisso allo specchio, «tremendamente agitata.»
«È comprensibile» disse Costanza stando ferma a guardarla. Trovò che Vittoria si era fatta bella, di una bellezza non scontata e non angelica come quella delle Madonne o delle sante rappresentate nelle chiese, ma allo stesso modo affascinante. I lineamenti del volto non erano aggraziati: il naso non era dritto, la bocca non era piccola e carnosa, le guance non erano tonde e rosee, ma c'era in lei qualcosa, forse nell'espressione negli occhi o nei suoi movimenti, che faceva intendere quanto fosse intelligente, coraggiosa e forte. Qualcosa che era in grado di affascinare, soggiogare, tenere in mano il cuore, forse non di Ferdinando, ma di coloro che erano in grado di vedere in lei tutta la sua profondità, tutto il suo talento e tutta la sua grandezza.
«Sarai bellissima domani» le disse con tono sinceramente ammirato.
«Ti ringrazio, cara» le sorrise Vittoria, poi aggiunse ridendo: «non vedo l'ora di vedere il tuo di matrimonio.»
Costanza ridacchiò.
«Ogni cosa a suo tempo» rispose, era stata promessa sposa al duca di Amalfi ma ancora non sapeva quando sarebbero state celebrate le nozze, «adesso sta a te. La zia ti ha istruita a dovere?»
Vittoria arrossì. Annuì, l'aveva fatto ed era andata a toccare anche argomenti forse troppo imbarazzanti. La ragazza si era sentita molto impaurita sentendosi preparare a quel modo per la sua prima notte di nozze, ma era stata subito tranquillizzata. Lei si fidava di Ferdinando, sapeva che non le avrebbe mai fatto male.
«Molto a dovere» rispose con una risata, «voglio vedere quando istruirà anche te.»
«Smetti di pensare a me!» esclamò Costanza ridendo.
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Uno dio per la sua bocca parla
Historical FictionVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...