Sebbene la situazione politica si fosse un po' calmata, non si poteva dire lo stesso di quella sanitaria. La vita di Vittoria ad Ischia era tornata ad essere piuttosto monotona: pregava, scriveva, studiava e passava un po' di tempo con Maria d'Aragona e il suo bambino appena nato. Da quando il quadro del Noli Me Tangere era arrivato al castello, concluso in tutti i suoi particolari da Jacopo da Pontormo, il rapporto epistolare tra Vittoria e Michelangelo aveva cominciato a sfoltirsi fino quasi a scomparire: ogni tanto le arrivava qualche lettera di saluto da parte dell'artista ma niente di più. Un po' le era dispiaciuto, se doveva dire la verità, ma non lo mostrava: tutto ciò che di cui avevano realmente da discutere era finito, non avevano altro da dirsi.
In quei giorni cominciarono ad arrivare brutte notizie da Napoli: una malattia fulminante aveva cominciato a diffondersi prima nella città costiera e adesso anche nell'isola. Un tipo di peste, credevano, anche se i dottori erano inclini a chiamare tutte le malattie con lo stesso nome, stava cominciando ad insediarsi nel ceto inferiore degli abitanti di Ischia e si pensava che presto avrebbe potuto alzarsi anche a quelli superiori.
Costanza d'Avalos non attese molto, si presentò da Vittoria mentre lei era immersa nella preghiera. Quando la duchessa entrò, Vittoria si alzò dall'inginocchiatoio e la accolse nella sua stanza.
«Vittoria cara, ho atteso anche troppo nella speranza che questa situazione potesse migliorare» disse, la guardava con un'espressione angosciata che la fece preoccupare più di quanto già lei non fosse.
«Ditemi tutto, signora duchessa» Vittoria le fece cenno di andare avanti, di solito Costanza non veniva mai ad interromperla nell'ora della preghiera e questo la rendeva molto sospettosa, «sapete che con me potete parlare di qualsiasi cosa.»
«Ho paura per te, figlia mia» gli occhi di Costanza erano fissi sul suo viso, Vittoria impallidì e la guardò con aria interrogativa.
«Per me, mia signora?» ripeté.
«Sì, cara. Devi andare via da Ischia il prima possibile, abbiamo già aspettato troppo» il tono della duchessa, per quanto seriamente preoccupato, aveva un che di un ordine: il suo non era un consiglio ma un qualcosa che Vittoria non poteva trasgredire, «i malati qui aumentano ogni giorno di più, presto qui al castello non saremo più al sicuro.»
«Allora ve ne andrete via anche voi» esclamò lei, «e Maria con il piccolo.»
«Maria andrà via perché teme per il suo bambino» rispose Costanza, «e tu devi andare via perché sei in pericolo.»
«Anche voi lo siete» ribatté Vittoria, se doveva mettersi in salvo lei perché Costanza non voleva farlo? Sapeva che era una donna buona e altruista ma era giusto che pensasse anche alla sua salute, non era più giovane e una malattia come quella bastava a far perdere la vita anche a bambini e ragazzi.
«Non quanto te, mia cara» rispose lei con un triste sorriso di incoraggiamento, «so che non lo vuoi ammettere o non lo vuoi ricordare, ma la tua salute è cagionevole, Vittoria, e la tua vita qui è in pericolo molto più della nostra».
Vittoria rimase un attimo in silenzio, era vero che non voleva ammettere di essere debole? Quella strana malattia che l'aveva colpita negli anni della morte di Ferdinando con quelle forti e strazianti febbri adesso non c'era più. In realtà, aveva sempre cercato di non farci caso, ma da quegli anni si era sempre sentita debole, lo giustificava con i digiuni e le penitenze che si obbligava a fare ma dentro di lei sapeva che era un qualcosa di più grande e incontrollabile. A volte, completamente all'improvviso, le prendevano delle strane fitte ai fianchi che si era sempre costretta a ignorare, pensando e tentando di convincersi che non fosse niente di importante.
«Farò come volete, mia signora» rispose, consapevole che non aveva scelta. Non era il rischio di morire che la spaventava, ma il poter causare dolore e costante preoccupazione a coloro che le stavano intorno e che si preoccupavano di lei come Costanza.
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Uno dio per la sua bocca parla
Historical FictionVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...