L'ampia sala da pranzo, dal soffitto completamente affrescato, era piena di persone, una grande tavola imbandita e decorata con vasi pieni di fiori colorati occupava il centro della stanza e, intorno ad essa, si erano affollati tutti gli invitati a parlare vivacemente tra loro. Vittoria fece il suo ingresso al fianco di Tommaso de' Cavalieri, tutti si voltarono verso di loro e li osservarono farsi avanti, a passi lenti e silenziosi: nessuno, però, era stupito di vederli insieme, chi mai si sarebbe sorpreso di vedere la più grande poetessa e letterata del tempo in compagnia del più intelligente e talentuoso nobile romano?
«Conoscete tutti, messer Tommaso?» sussurrò all'orecchio del giovane accompagnatore, Vittoria osservava il volto di ognuno dei presenti e molti, che non aveva notato nella Cappella, le risultavano nuovi.
«Quasi, signora marchesa» rispose il ragazzo con un sorriso, «chi vi interessa?»
Tommaso se ne era accorto, lo sguardo di Vittoria si era posato su un cardinale: era giovane ma sembrava avere un ruolo molto importante nella corte papale. La incuriosiva, forse perché il suo sguardo, al contrario di quello di molti altri ecclesiastici del suo rango, era puro, i suoi occhi non indugiavano sugli scolli un po' più pronunciati delle dame come quelli del Bembo e nemmeno si soffermavano ad osservare con insistenza i ragazzi giovani e belli come Tommaso.
«Chi è quel cardinale?» gli domandò, «quello giovane, con la barba lunga, vicino a Sua Santità?»
«Reginald Pole» rispose immediatamente Tommaso de' Cavalieri, aveva perfettamente capito, «inglese, stretto parente del re Enrico VIII, uomo devotissimo a Dio per quanto si dice ma non lo conosco se non di vista.»
«Quindi non posso chiedervi di presentarmelo?» gli sorrise, tenendo comunque la sua attenzione fissa sul cardinale che sembrava non essersi accorto di lei.
«Temo che dobbiate fare da sola, signora marchesa» Tommaso colse il senso scherzoso di quelle parole e sorrise, «sicuramente avrà già sentito parlare di voi, sarà felicissimo di fare la vostra conoscenza.»
Vittoria lo ringraziò, ma non fece in tempo a fare appena non più di qualche passo lontano da lui che il Papa si alzò dallo scranno su cui era seduto per prendere posto alla tavola, il primo: era il momento di cominciare il pranzo.
«Signora marchesa, sedetevi pure qui di fianco a me» Vittoria si voltò, non si era accorta che Pietro Bembo le si era avvicinato, «vi assicuro che con me non vi mancherà la compagnia.»
Lei gli sorrise e, con garbo, si sedette al suo fianco. Non si era neanche accorta che, proprio di fronte a lei, accanto ad un altro prelato che aveva visto già un paio di volte insieme al cardinal Ippolito de' Medici, aveva preso posto Reginald Pole. Non poteva andare meglio di così, pensò tra sé sorridendo impercettibilmente.
La cena fu lunga, Vittoria non era più abituata a questo tipo di cerimonie e l'uomo di fronte a lei sembrava del suo stesso avviso.
«Scrivete ancora, signora marchesa?» fu la domanda del Bembo, poco prima che la prima portata gli fosse servita nel piatto.
Vittoria scosse leggermente il capo.
«Non ciò che piace a voi, messere» rispose, poi alzò un po' il tono di voce in modo che non solo il Bembo ma anche gli altri che le stavano intorno potessero udire le sue parole, «adesso mi sto dedicando anima e corpo alle cose dello spirito, sapete: nella mia vita non c'è più posto per liriche d'amore, ma, anzi, dato che scrivere è un dono che Dio mi ha dato, sono tenuta ad usarlo per lodare Lui.»
«Vi state quindi dedicando alla poesia religiosa?» domandò il Bembo, dalla sua espressione non era difficile intuire che preferisse i sonetti d'amore.
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Uno dio per la sua bocca parla
Historical FictionVittoria è figlia di un Colonna, appartiene ad una delle famiglie più influenti di Roma ma la vita nello sfarzo non la preserva da delusioni, amarezze e sofferenza. È una fanciulla innamorata, in perenne adorazione del bellissimo marchese di Pescara...