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Jordan

Asciugo il viso con l'unico pezzetto di t-shirt pulito e poggio la mano insanguinata sulla spalla di Tyron in cerca di conforto, le trecce pendono sciolte sulla fronte sudaticcia. Il corridoio bianco dell'ospedale è pieno di specialisti che si muovono velocemente, noi siamo immobili su queste sedie grigie, scomode e inquiete. Sono disperato e distrutto. Ho visto Travis sparire oltre l'accesso del pronto soccorso, l'abbiamo issato sulla portantina mentre grondava sangue e dolore. Vederlo in quelle condizioni ha smosso qualcosa in me, lacrime salate hanno tagliato la guancia e sono crollato, celato tra le mura del bagno degli uomini. Mi sono guardato allo specchio ed ho rivisto il Jordan di molti anni fa, solo e abbandonato da chiunque. Non ho visto due figure a proteggermi da me stesso, non ho visto i miei fratelli.
«Non possiamo lasciare Paul a piede libero, non dopo quello che ha causato» la rabbia nelle parole di Tyron è quasi palpabile, annuisco pienamente d'accordo.
«Non succederà, sono sicuro che Travis vorrà massacrarlo tanto quanto noi» abbasso il capo sulle ginocchia sbucciate, il moro chiede informazioni alle donne che ci passano accanto. Urla disperate richiamano l'attenzione di tutti i presenti in sala. Kyla, la sorellina minore di Trav, corre lungo il corridoio.
«Dov'è?» ripete.
«Dov'è mio fratello?» chiede sconfortata, identifica le nostre figure e si ferma davanti ad esse. Singhiozza e non riesco ad analizzarla, le emozioni sono troppe.
«È il tuo migliore amico, avevi detto che l'avresti protetto!» afferma, guardando negli occhi il moro. Mi isso in piedi mentre Tyron si assume colpe che non ha. Kyla ha lo stesso sguardo accusatorio di Travis.
«Come sei arrivata fin qui?» esamino il viso magrolino e gli occhi blu come il mare.
«La Signorina Thompson mi ha dato un passaggio» si asciuga le lacrime e occupa il posto accanto al mio.

«Quante volte ti abbiamo detto che per nessuna ragione devi assecondare le persone che non conosci? Hai nove anni Kyla, sei grande ormai» la sgrida.
Ricordo la prima volta che ho rimproverato Isa, non mi ha rivolto la parola per giorni.
«Ci sono parenti di Travis Wood?» invoca l'uomo, mi avvicino con lentezza senza incutergli timore. Sono un ragazzo ricoperto di macchioline rosse con i pantaloncini da boxer strappati, potrei essere facilmente frainteso. Il medico è alquanto rilassato e respira profondamente.
«Il paziente è fuori pericolo» distendo i muscoli tesi e sorrido sereno nella sua direzione.
«Ha bisogno di riprendersi del tutto prima di essere dimesso» acconsento.
«Posso vedere il mio fratellone adesso?» interrompe la bambina, con il consenso del medico, ci dirigiamo tutti nella stanza numero 312. L'ambiente non è dei migliori, la puzza di disinfettante solletica il naso e altri due letti vuoti occupano la camera. Nel momento in cui assisto all'euforia del biondo, riaffiora in me una profonda tristezza, non perdonerò mai me stesso per averlo lasciato da solo a combattere.
«La mia Stellina accompagnata da due omoni giganti» esprime, scherza come se non avesse appena schivato la morte. Kyla lo abbraccia, sia io che Tyron, preferiamo restare al margine della grande porta.
«Ragazzi ho visto un'infermiera niente male, forse dopo potrei farci un pensierino» il ragazzo al mio fianco non sembra voler emettere una sola sillaba, sono io il primo.
«Travis» dico come un macigno sul petto. La frase è diventata troppo grossa e pesante per essere espressa. Sono profondamente addolorato e dispiaciuto per ciò che potevo sicuramente evitare, Paul è solamente un grandissimo figlio di puttana. Morirà ancor prima di aver salutato sua moglie e i suoi figli, nessuno può mettersi contro El Salvadores senza patire dolore. Non ci sarà bisogno di una riunione, stasera dopo il tramonto Bullet e Frank spieranno i suoi movimenti. «Nessuno tocca i miei fratelli, eliminerò quel desgraciado» prometto. Fanculo El Diablo, fanculo Ocèane, fanculo tutto il resto.
Sono pronto a prendermi ciò che è mio. È il momento di fare sul serio, non c'è posto per i sentimentalismi. Dopo aver salutato il biondo con una pacca sulla spalla ed aver propinato delle raccomandazioni, scorto sua sorella fino a casa e invoco i Los Salvadores. Lavo il viso con dell'acqua fredda e indosso dei vestiti puliti, abbandono il Confine e scorto l'auto fino all'abitazione del vigliacco. Il palazzo è distante dal centro e non ci sono sentinelle a proteggerlo da eventuali attacchi, molto male. I gemelli, Ryan e Ronald, cospargono la Porsche con alcune sostanze infiammabili, al mio segnale con l'aiuto della cicca che hanno tra le labbra, appiccano il fuoco. Le fiamme avvampano fino al margine. Resto appoggiato alla macchina con le mani conserte, scorgo sua moglie sul balconcino con il primogenito tenuto stretto nelle braccia. Nemmeno l'ombra di lui, finché non vedo i capelli rossi oltre la porta. Eccolo. Corre con le mani sul capo, non mi ha ancora avvistato ma già sbraita contro di me. Estrae la pistola dai pantaloni e mira nel buio.
«Vieni fuori stronzo!» abbaia come un cane.
Tyron sfila per primo con la Glock nella mano destra, cerca di permanere di fianco a me.
«Non ti credevo così stupido» dico.
«Dovresti arruolare uomini più fedeli» una risata amara sfocia dalle mie labbra.
«Credi di essere furbo invece sei solo un imbécil» proclamo, la luce del fanale illumina solo la parte destra dell'auto.
«Questo coglione ha steso tuo fratello al tappeto però» stuzzica il buon senso dei miei compagni, sottolineando l'incidente che lui stesso ha generato. Bullet attacca feroce alle spalle, colpendo forte la fronte con il dorso della pistola. La donna frigna e si dimena alla vista del corpo sul cemento. Sono imbestialito ma voglio che si ricordi bene il viso dell'uomo che ha eliminato il suo consorte. Non provo pena, non sarà necessaria nemmeno la sepoltura per questo essere. «Ammazziamo questo figlio di puttana!» Paul viene legato e sollevato come una piuma, infilato nei sedili posteriori dell'auto e bendato con del nastro. Quando arriviamo a destinazione, gli Abuelos e i Los Jovénes circondano la sedia su cui viene posizionato.
«È lui?» Jason si avvicina, indaga e si tiene alla larga dalla calca.
Fingo di non aver notato il suo comportamento bizzarro e mi concentro sulla situazione sgradevole.
«Confessa i tuoi crimini ed io porrò fine alla sofferenza» dico.
Non apre bocca, cerco di frenare qualsiasi tipo di azione avventata. «Dillo che sei stato tu! Dillo!» scuote il capo con aria di sfida, la rabbia ribolle in me. Non riconosco più alcuna ragione per non farlo fuori, afferro il coltello dalla cinta e taglio via la mano destra.
Inizia a sanguinare, il cemento grigio si macchia di rosso. Non combatte e non cerca di ribellarsi. È consapevole di essere arrivato al margine. Il suo corpo e ricoperto di lividi giallognoli dopo i calci che gli sono stati inflitti, non cede e non ammette. Taglio via anche la mano sinistra, sorride come un sadico.
«Ti aspetto all'inferno» replica. Impugno una Calibro 9 e la punto al cranio, sono un grande peccatore ma gli inferi non mi fanno paura. Ci sono posti peggiori.
Ci siamo già dentro da un pezzo.
«Las puertas del infierno estàn abiertas de par en par, y esperan los malignos como te»
Un
passo ed un colpo secco, diretto, brusco.
Sono stato castigato per essere ciò che sono, ho pagato e pregato. Perché anche il Salvatore può essere costretto a supplicare Dio per il perdono, lui assolve chiunque glielo chieda.

#spazioautrice
Le porte dell'Inferno sono spalancate e aspettano i malvagi come te.
Jordan è sempre così Jordan, non ho abbastanza aggettivi per descriverlo. Spero che anche a voi faccia nascere una mandria di farfalle nello stomaco, come succede a me.Fatemi sapere con un commento oppure una stellina.
Un bacio Fatima.🦊🥊

The Boxer's Clan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora