Chi non ha mai commesso
un errore, non ha mai
provato nulla di nuovo.
-Albert EinsteinJordan
Ignoro i lamenti della bambina, approfitto per prelevare la valigia dall'uscio e caricarla in auto. La riccia serra la porta delicatamente, spinge la creatura verso di me. Montiamo contemporaneamente, il sole sta per celarsi fra le montagne. Controllo l'ora sul quadrante, segna le quattro del pomeriggio. Dopo aver congedato Altea nel suo appartamento, ho riferito ad Ezra il programma per la serata. Resterà a sorvegliarla, mentre io scorterò le ragazze al Rifugio. Izy sbadiglia, poggia la testa sul sedile e stringe per il collo il povero Gimmy. La madre non proferisce, probabilmente non trova le parole giuste per comunicare. Guido con entrambe le mani sul volante, gli anelli graffiano il manubrio in pelle. La radio trasmette una strana melodia, triste e malinconica. Con uno scatto d'ira preme aggressivamente il tasto in rilievo.
La tensione fra noi è palpabile.
«Ricordami perché lo stiamo facendo» suggerisce, aspra come un limone. Non ribatto, non capirebbe a prescindere dalla motivazione.
«Entro domani sarà tutto finito» garantisco.
«Non puoi sapere come andrà a finire...»
«Non hai paura?» inarca la schiena, tamburella il palmo sul cruscotto. Nego con il capo, so cosa mi aspetta. Non ho paura, non più. Morirò per salvare le persone che amo, l'Inferno sarà arduo come la vita sulla Terra. Racchiudo il naso fra l'indice e il pollice, stringo energicamente. La testa comincia a pulsare, chiedo di prelevare le pillole dalla sacca accanto alla portiera. Ne ingoio due senza riflettere troppo, tossisco convulsivamente.«Zio Jay posso venire con te?» parcheggio accanto alla dimora, mollo la resa e scendo dall'auto lentamente. Il cielo è colmo di nuvole grigie perfettamente in sintonia con il verde scuro degli arbusti. Carezzo i capelli con cura, fragile e con il cuore debole. Questa potrebbe essere l'ultima volta, l'ultimo abbraccio, l'ultima carezza. Mi chino sulle ginocchia, salta un gradino e sorride.
«Adesso sono più alta di te!» urla entusiasta.
«Guarda qua!» strappo un fiorellino dal terreno, soffio per scacciare gli insetti e lo inserisco nella treccia. Le perle ai lobi risaltano la carnagione scura, le guance paffute e le labbra piene. Il vestito giallo svolazza, cerca di ripararsi con le manine. Sbraita qualcosa e guarda la madre ferma sull'uscio, le braccia serrate sul busto. Inaspettato afferro la creatura, congiungo la fronte alla sua. Una lacrima sfugge al mio controllo, dall'occhio sinistro approda sul collo teso. Un singhiozzo squassa il corpo, mai mi sono mostrato così debole agli occhi di Isa.
«Ti voglio bene lo sai, vero?» acconsente, introduce la lingua fra i dentini.
«Si, Zio Jay» stampa un bacino sulla punta del naso. Scioglie il contatto, poggia il capo sul mio petto. Respiriamo in sincrono, assaporo il profumo dei capelli. Rimuovo la collanina dal petto e la inserisco sul suo piccolo sterno. Ingoio la saliva e soffoco la voce rotta dalla collera.
«Tienila stretta, questo è un regalo per te» dico, tiro su col naso.
È arrivato il momento di andare, se non dovessi tornare, un pezzetto di me riposerà per sempre su di lei.
«Se...» farnetico verso Danika. Punta il dito ed aggrotta le sopracciglia.
«Nessun se, torna integro per favore. Sei la mia famiglia Jay, non m'importa del resto» scuote la testa, noto il dolore puntellare le iridi. Afferra con impeto il maglione e stringe la morsa sulle costole. Chiudo gli occhi, infondo è per te che ci ho provato. Ci ho provato Dani, ma un posto per me non c'è. Lotterò lo giuro, non lascerò che i pensieri negativi prendano il sopravvento. Mai, mai più. Isa s'infila fra di noi, sfiora a stento il cavallo dei pantaloni. Schiaccia il femore e circonda anche la madre.Per sempre noi tre, una promessa.
Stampo un bacio sulle labbra ad entrambe, rivolgo i miei saluti alle due e salgo nell'abitacolo. Attendo di vederle congedarsi oltre la porta, prima di scoppiare in un pianto liberatorio. Posso indurre di essere forte, indistruttibile ma la realtà è ben diversa. Non sono intimorito da ciò che succederà nelle prossime ventiquattro ore, ma di mollare la presa. Posso convincere gli altri di essere tenace e irremovibile. Sono considerato un criminale, un killer, un assassino che uccide a sangue freddo, un mafioso. Sono un uomo, un ragazzo. Non porto rancore, credo nella sorte. Tutta la sofferenza che infliggiamo ci sarà inoltrata nello stesso identico modo, nessun umano verrà risparmiato. Sono pronto ad essere punito, sono consapevole delle mie colpe. Se morirò ho lasciato alla mia comunità un motivo per rammentare il mio nome: El Salvadores ha protetto la comunità di TysonVille. Seminato denaro, lavoro e possibilità. Batto un pugno sul ginocchio, la disperazione annebbia qualsiasi altra emozione. Scruto il riflesso attraverso lo specchietto, le occhiaie nella parte inferiore e gli occhi arrossati per la notte insonne trascorsa al Confine. Il silenzio è assordante, opprime. Non sono mai stato normale, non mi sono mai sentito tale. Mi sento diverso, sempre un paio di gradini più in alto degli altri. Ho una spiccata intelligenza, sostengo più di tre famiglie con quello che faccio, e non ho mai permesso a nessuno di lodarmi al di fuori del ring. Non sono nessuno al di fuori di esso e non mi sento nessuno, eppure le persone argomentano sulla mia vita. Ho perso il controllo molte volte, ma ho sempre ritrovato la strada giusta. Una volta sterrato questo percorso, sono preparato per creare un nuovo tragitto. Solo per me stesso, non per il clan.
Roteo le chiavi nel nottolino, il motore tuona nel bosco. Tutto procede in slow-motion, la sensazione più strana che abbia mai provato.
Non può essere un addio, non deve esserlo.
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The Boxer's Clan.
ChickLit🔞 Questa storia contiene: violenza, linguaggio scurrile e uso di stupefacenti. E se dalle scelte derivassero i problemi e le conseguenze di un'intera comunità? E se gli accordi con i soci saltassero da un momento all'altro? Tyson Ville non ha mai g...