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Jordan

«Tu sei folle!» esclama.

Il piano è questo: portare in salvo Altea, individuare Travis e scovare El Diablo. Non lascerò che mi sfugga dalle mani, non questa volta. Tutto andrà per il verso giusto e torneremo a casa sani e salvi.
Sfilo la mano di Altea dalla mia e protendo il capo oltre il tavolo, i cecchini hanno cessato il fuoco. Sento che c'è qualcosa che non ho messo in conto, sono irrequieto. Le persone scappano e urlano.
«Cosa sta succedendo?» piagnucola la mora, Adriel afferra le spalle della donna e le stringe.
«Finirà tutto fra qualche secondo» la culla con tono dolce.
Mi chiedo come possa avere una revolver fra le mani e tranquillizzare comunque la sua ragazza. Il viso di Travis è completamente sparito dalla circolazione, non c'è traccia di lui. Non uscirò di qui senza averlo trovato. Scatto in pedi senza paura, Altea osserva il mio viso con occhi speranzosi.
«Non buttarti nella mischia, non farlo» sussurra.
«Non adesso che ti ho trovato» scongiura.
Scruto il corpo di Ty accanto al suo, quello che sto per dire non mi piace affatto.
«Resta qui con loro e con lei. Andrò da solo, posso farcela» affermo, consapevole del grave errore che sto compiendo.
«Custodiscila» sussurro. Incerto, annuisce.
Non avverto più nulla, nessun rumore. Corro con diligenza verso una colonna, alle spalle ci sono le scale che portano al piano superiore. Agile percorro gli scalini, roteo il capo nella loro direzione, incontro le sue iridi e prego di rivederle ancora. Perlustro l'intero piano, appena subentro negli altri corridoi un uomo sbuca da una delle stanze. Impugna la pistola ma in un secondo affondo il coltello nel petto. Il respiro cessa. Viene bloccato per un attimo dalla sofferenza. «Dònde està El Diablo?» sibilo, premo l'arma ancora più affondo nella carne.
Scuote la testa con aria di sfida, la rabbia mi ribolle dentro.
Ringhio.
Raggiungo l'apice, il punto di rottura. Non ragiono più, non penso che sia un uomo innocente. Nel suo sguardo non c'è nulla che possa farmelo pensare, lì dentro c'è l'oblio. Sfilo la lama dal torace e la immergo nella gola, l'arteria si deteriora. Il sangue schizza ovunque sul mio volto. Cade a terra come un sacco di feccia, si contorce dal dolore. Estraggo il coltello e continuo la ricerca del vecchio. Osservo l'ambiente circostante, i muri sono dipinti di bianco, la luce emessa dalle lampade è leggermente fioca. Sento un secondo mormorio provenire dal fondo, apro una porta e mi nascondo dietro di essa. Ritiro fuori la Glock dai pantaloni. I passi si fanno sempre più vicini, sento sfregare il piede destro prima del sinistro. È ferito, sarà più facile farlo fuori. Senza spostare il dito dal grilletto, appiattisco la guancia contro il legno massiccio dell'infisso. Strizzo l'occhio, solo per scorgere dalla fessura una delle mitragliette appartenenti al clan di Léon. Salto fuori, sono una bestia pronta ad attaccare la sua preda. «Cristo Santo!» mormora.
«Jordan...» sospiro, mai stato più felice di vedere la sua faccia da coglione.
Metto da parte l'arma e corro ad aiutarlo, la gamba è coperta di un liquido scarlatto che macchia il marmo bianco.
«Cosa è successo?» chiedo, la voce vacilla.
«Non lo so, mi hanno sparato appena sei andato via. Eri tu il bersaglio, il vecchio si è grattato la spalla ed è scoppiato il caos» scuote la testa.
«Non ho visto in quale direzione è fuggito, scusami Jordan» chiudo gli occhi per lo sforzo. Ho sacrificato la vita dei miei fratelli per vendetta, una stupida vendetta personale.
Vale davvero così poco la loro fiducia? Quando li riapro una fila di uomini stanno correndo nella nostra direzione, non sembrano intenzionati ad ammazzarci.
«Correte più veloce! Abbiamo solo dieci minuti prima che tutto esploda!» il terrore penetra nelle nostre ossa. Vuole farmi morire come Jamie, rinchiuso come un animale in gabbia. Ecco spiegata la mia partecipazione a questa cazzo di festa. Afferro il braccio sinistro e poi il destro, inclino la schiena in avanti e aspetto che il corpo sia plasmato sul mio. Corro, per quanto possibile, con Travis sulle spalle. Non c'è nessuno dei suoi uomini in questo edificio, come ho fatto a non capire prima? Questa cosa mi è sfuggita.
«Lasciami qui, non ho nessuno da cui tornare» il tono esasperato rende il tutto più drammatico.
«Smettila, Kyla aspetta solo te!» sbraito, sento il peso scivolare dalle spalle ma saltello per riprenderlo. La fatica inizia a schiacciare sullo sterno, il corridoio sembra non finire mai. Quando imbocco le scale da cui sono entrato sospiro pesantemente, discendo con rapidità. Il tavolo dove erano nascosti è ribaltato, invoco il Signore che stiano tutti bene. Tyron è un ragazzo intelligente, li avrà sicuramente portati al riparo, almeno spero. Prima di uscire dall'edificio, volgo lo sguardo verso una delle colonne. Una donna giace ai suoi piedi, la gola sgozzata e gli occhi spalancati. I capelli biondi sui seni e le spalline nere pendenti sulle braccia.
Appoggio Travis con le spalle all'entrata della Villa e torno indietro.
«Fratello, cosa cazzo stai facendo?» la marcescenza è la più nauseante che abbia mai sentito. Calpesto alcune braccia prive di corpo, il sangue è ovunque. Arrivo davanti a lei, deglutisco.
«Que el cielo o el infierno te reciban en sus brazo» pronuncio, rammaricato. Serro gli occhi con le dita e le lascio una carezza sulla guancia.
Mi dispiace così tanto, spero tu possa perdonarmi.
Rabbrividisco.
«Muoviti Jordan!» la voce del mio amico richiama l'attenzione, arrotolo la camicia sui gomiti e lo trascino fino ai cancelli. Il boato è assordante, le auto appostate sui vialetti sobbalzano per la pressione. La terra trema. Le fiamme bruciano gli arbusti circostanti.
«Non siamo riusciti a prenderlo neanche stavolta» proferisce.
«Non importa, potevamo restarci secchi» ringhio, strofino la faccia sulla giacca, macchiandola.
«Dobbiamo assolutamente andare in ospedale» pronuncio mentre osservo la situazione. La gamba è davvero malridotta. Stacco un pezzetto di stoffa dall'addome e lo lego intorno alla ferita.
Dobbiamo solo attendere.

*

Alcuni minuti dopo il rombo di una moto richiama la nostra attenzione. Le braccia di Altea sono strette al busto di Tyron, premute per non cadere. Scendono entrambi, quest'ultimo corre ad abbracciare l'amico mentre la ragazza resta ferma sul ciglio.
«Sei un cabròn, cosa ti è saltato in mente?» percuote le spalle con forza.
«Dobbiamo andare in ospedale» ripete, accarezza il suo viso come farebbe un vero fratello. Abbasso lo sguardo sul cemento, colpevole. I fanali di un auto puntano su di noi.
«Elide e Adriel» dice, evita il contatto visivo.
«Potete portarci all'ospedale più vicino?» chiede Trav ai due.
«Salite» parla la mora, le pozze azzurre si concentrano sull'uomo alla guida. L'espressione dura si scioglie quando osserva di sbieco lo squarcio.
«Non tornate al Confine, comunicate ai Los Salvadores che le riunioni sono saltate. Non possiamo tornare a casa, Tyron prenditi cura di Travis e Kyla, non lasciarli soli. Non conosciamo la sua prossima mossa, potrebbe colpire chiunque. Io porterò Altea al Rifugio» dico. Indosso il casco.
«La guerra è appena cominciata» la voce risuona ovattata.
«Invierò un messaggio a Tyron per sapere delle tue condizioni» lascio un buffetto sulla guancia al biondo e monto sulla mia Harley-Davidson.
«Ci vediamo in giro Salvadores» Adriel saluta con la mano e saetta sull'asfalto.
Ci siamo solo noi adesso. Altea indossa la protezione, con leggerezza poggia i palmi sulle spalle per sedersi dietro di me. Ha il respiro pesante e le mani fra le cosce. Agisco senza riflettere, sfilo la giacca e la depongo su di lei. Ringrazia e sfreccio veloce, sento la morsa farsi più stretta sulla camicia quando accelero. Il freddo taglia la pelle scoperta, gli addominali sono indolenziti. Percorro la strada più lunga solo per assaporare ancora un pò il calore del suo tocco. Attraversiamo il Grande Ponte e osservo da lontano il Confine, gli arbusti coprono il piccolo vialetto. Il buio della notte non aiuta ma conosco queste strade come le mie tasche, ho passato gli ultimi cinque anni fra questi tronchi. Ho toccato con mano ogni venatura, ogni foro, ogni acero. Giunti sul piccolo piazzale, nascondo la bimba fra la flora. Le erbacce hanno coperto la porta d'entrata ma non quella sul retro, estraggo un mezzo di chiavi da un paio di scarpe e lascio entrare prima Altea.
«Zio Jay...» la vocina di Isabel risuona fra le pareti. Corre verso di me e stringe fra le dita la stoffa dei pantaloni sudici, il cuore trema.
«Mi sei mancato tanto, io e la mamma eravamo molto spaventate» mi abbasso alla sua altezza e accarezzo piano la guancia destra. Le labbra piccole si stendono in un sorriso e gli occhietti vispi si stringono in fessure.
«Finché ci sarà Gimmy non dovrai mai avere paura» indico l'orsacchiotto sul davanzale. Il tempo si è fermato qui, tutto è posizionato nello stesso modo da anni.
«Puoi poggiare quello che ti resta qui» Danika indica il tavolo, lascio andare la bambina.
«Sei una principessa?» chiede Isa alla donna, le afferra una ciocca di capelli e la porta al naso.

«Profumi di buono» mostra le fossette.
Altea sembra gradire la sua presenza, si accascia sulle ginocchia e sussurra qualcosa.
«Jordan, possiamo parlare?» i capelli ricci sono raccolti in una coda bassa, la vestaglietta annodata sul seno e gli occhiali da vista sul naso. Il maestrale s'infrange contro i nostri visi, rabbrividisce visibilmente ma l'espressione contrariata non cede.
«Mi hai mentito!» sbuffa.
Aggrotto le sopracciglia.
«Non ti piace, tu la ami...» bisbiglia.
«Cosa stai farneticando? I libri ti hanno dato alla testa...» gratto il retro del capo.
«Non l'avresti portata qui, lei si è infilata nel tuo cuore J» sorride, consapevole.
«Non dovresti andare a dormire? I bambini a quest'ora dormono» la prendo in giro, le consegno un buffetto sulla guancia e respiro come se avessi trattenuto il fiato.
«Pensaci Jay, guardati dentro e non aver paura.
Finché c'è Amore non dovrai mai avere paura» ripete le mie stesse parole, accarezza il braccio e torna sui suoi passi.
«Isabel Harris è arrivato il momento di andare a nanna!» urla, sento scalpitare e poi il nulla.
Non è l'amore a far paura, il timore è sapere che non c'è nessun rimedio. Non c'è precauzione, non si indossa un giubbotto speciale.
Ti investe, s'irradia e non conosci il modo. 

#spazioautrice
Ecco a voi la pubblicazione del famoso capitolo 00.34.Cosa ne pensate di quello che sta succedendo? Jordan troverà un modo per manifestare i suoi sentimenti senza fare troppi giri di parole? 
Vi auguro una serena Domenica.
Un bacio,Fatima.🦋🥊

The Boxer's Clan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora