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Ai miei occhi appari così come sei.
Semplice e lineare come una mano nuda.
Soave e costante come la luna.
Pura e trasparente come la verità.
Fresca e cristallina come l'acqua.
-Anonimo

Jordan

Fermo l'auto nel grande campo, Altair osserva testimone l'amore di due ragazzini. Il silenzio è assordante, non sono adirato. Sono sollevato che abbia chiamato me e che non sia fuggita via. Spengo il cellulare e getto l'aggeggio nei sedili posteriori: è arrivato il momento. Le paure pesano sul petto come macigni. Ho interrotto l'allenamento con Tyron, indossato un maglioncino che avevo dimenticato nel borsone e sono corso da lei. È seduta sul bordo del sedile, le gambe inclinate verso sinistra e la testa poggiata contro il vetro. Sospira pesantemente, rilassa le spalle e comprime le palpebre. Nessuno dei due proferisce, reclino lo schienale e schiudo il tettuccio. Il cielo è costellato di puntini luminosi, nessuna luce interferisce con la visuale. Sollevo i palmi sotto la nuca ed estraggo una sigaretta dal pacchetto, stretta fra i denti. Svuota la tasca e mi porge la fiamma, le iridi sono spente e vuote. Vorrei sapere a cosa sta pensando, avere un pezzetto della sua malinconia e distruggerlo. I secondi divengono minuti, i minuti formano ore. Una strana melodia fuoriesce dall'impianto audio che ho installato alcuni giorni fa, rilasso i muscoli e mi beo della tranquillità del posto. Non le induco nessuna pressione: né fisica, né mentale. Quando sarà in grado di farlo, sarò pronto ad ascoltare tutto ciò che ha da raccontare. Con me può essere se stessa, non giudicherò nessun gesto. Mai più, non ripeto mai due volte lo stesso errore.
«Ricordi quando sono venuto sotto casa e hai guidato la mia auto?» provo ad intraprendere una conversazione, nessun cenno da parte sua. Non demordo alle prime difficoltà, sono un uomo molto testardo.
«In realtà era davvero una questione di vita o di morte...» tentenno sul raccontare la realtà dei fatti.
«Ho sempre mal di testa e spesso la vista s'offusca, hai mai sentito parlare di emicrania da stress? È molto fastidiosa, ho la nausea come in 16&Pregnant...» lamento, roteo il capo. Arriccia il naso, aggrotta le sopracciglia e mostra un piccolo sorriso.
«Guardi quel programma?» tossisce per schiarire la voce, profonda e rauca. Noto il modo in cui accavalla le gambe, un lembo di pelle fuoriesce dal vestito. Piccoli punti di rottura si diramano con altri, ricordo il momento in cui li ho calcati con i polpastrelli. Sono cicatrici della sua adolescenza. Molte donne hanno paura di mostrare queste filature, si vergognano dei cambiamenti. Sono imperfezioni che a letto si annullano, l'amore le rende invisibili e impercettibili. Ci siamo solo noi e nessun altro.
«Danika e Travis ne sono ossessionati!» scuoto il capo, divertito. Ha notato l'astio che provo nei confronti dell'argomento, per anni ho creduto fosse a causa del pugilato e di tutti i traumi subiti. Sono risultate opportune delle visite neurologiche, tac cerebrali ecc... Potrebbe essere un motivo per smettere di combattere. Non lo sarà, io non smetterò mai.
«Piace tanto anche a Nate...» esordisce, abbranca la cicca dalle mie dita e l'appoggia fra le sue. Aspira dal filtro, getta il fumo e soffia piano.
«Mi dispiace non dovevo chiamare così tardi» bisbiglia le ultime parole, stringo le spalle.
«A me non dispiace invece, avevo voglia di vederti»
Con movimenti lenti raggiungo la gamba, presso i polpastrelli sulla carne morbida. Sussulta, sono gelide. Ho bisogno di un contatto, voglio lanciare il suo corpo fra le lenzuola del mio letto.
«Non hai chiamato...» parla piano.
Ho avuto così tante cose da fare in questi giorni con il clan, che ho riposto tutto in secondo piano. L'assalto è il più grande che abbia mai organizzato. Questa volta andrà tutto per il verso giusto, una direzione.
«Ti ho pensato più di quanto immagini» sono privo di curve, privo di filtri. Arrossisce violentemente, desidero pizzicare le gote dipinte di rosso. Mi piace quando diviene impacciata alla mia mercé, stringo forte la mascella.
«La prima volta che ti ho portata qui sono stato sommerso di domande, la verità è che mia madre e mio padre si sono conosciuti in questo campo. Ho giurato di non portarci nessuno, ma quella sera. Quella sera ha scelto il cuore per me» sfioro il suo labbro inferiore con il pollice. Fissa ammaliata ogni gesto, attratta da ogni dettaglio. Vorrei essere sbronzo per infliggere all'alcool colpe che non ha. Il formicolio alle mani, il cuore scalpitante nel petto, la morsa allo stomaco e il rigonfiamento nei pantaloni.
«Non doveva essere questo il mio destino Curatrice» pronuncio, il soprannome è melodia per le orecchie.
«Ho un fratello più grande di qualche anno, si chiama Ocèane. Lui doveva prevalere sui Los Salvadores, non io. A me non è mai piaciuto dominare...» alzo le braccia per indicare un qualcosa che non è presente. «Mio padre mi ha scelto per questo...» punto l'indice sull'organo vitale. «Credevo di non averne uno, lui l'ha notato subito e mi ha incastrato...cazzo se l'ha fatto!» ridacchio amareggiato e ingoio il groppo in gola. I brividi attraversano la spina dorsale, non avere paura di solcare nel fondo. Altea non comprende il nesso, eppure continua a prestare attenzione.

The Boxer's Clan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora