00.05

493 20 5
                                    

Altea

Traccio i contorni del segno violaceo sulla guancia, non andrà via presto. Osservo il riflesso di un corpo che non mi rappresenta, sono sempre stata distante anni luce da tutte le altre. Ero così dissimile a tutte le bambine che frequentavo, mi piaceva giocare con loro ed essere etichettata come strega per la mia eterocromia, per me erano loro ad essere tutte uguali. Non ho mai sofferto, sono sempre stati gli altri a riconoscermi per tale particolarità. Sfrego l'occhio sinistro per riprendermi dalla notte insonne passata a leggere l'ultimo articolo consegnato. La voce di Elide mi richiama, scorgo il viso pallido tra le persone ammucchiate all'ingresso del locale.
«Cosa ci fai qui?» chiedo, nonostante sia consapevole della figura alta di Adriel dietro di noi. Alcuni ragazzi la salutano con un bacio sulla guancia e altri mi fissano incuriositi, solo una ragazza mi porge la mano con fare amichevole.
È particolare.
«Sei Altea giusto? Elide ci ha parlato tanto di te» indossa delle lenti spesse.
«Io sono Aveline ma puoi chiamarmi solo Ave» le sistema con un gesto veloce del dito indice. I capelli biondi pendono ai lati delle guance per risaltare gli occhi azzurri, il naso è leggermente gobbo senza stonare con il viso ovale e pulito. Mi avvicino alla mia migliore amica con una strana malinconia persistente nel petto, dovrei sorridere o sembrare cardiale ma non riesco a sembrare ciò che non sono. Socchiudo gli occhi per qualche secondo, ho bisogno di mettere in stand-by il cervello.
«Thea...» il soprannome è un sussurro sottile uscito dalle labbra di Elide. I lineamenti del viso coincidono perfettamente con il resto del corpo: gli occhi grandi, labbra carnose e naso all'insù. È una visione celestiale per chi le sta accanto, un colpo di fulmine per chi non ha mai visto tanta purezza.
«Siamo pronti per una serata da sballo?» chiede Adriel.
Cerco di convincere il mio buon senso e mi addentro nel locale.
Un fascio di luce punta direttamente le persone in pista.
«Altea vieni a sederti» Ave agita la mano per indicare il posto al suo fianco, mi rendo conto di essere l'unica in piedi. Alcuni ragazzi ammiccano nella nostra direzione con sguardi ammalianti, li ignoro concentrandomi sul ragazzo dai capelli biondi.
«Cosa volete bere?».
Ordino un Daiquiri, seguito da un Martini con poco ghiaccio. Percepisco l'alcool fluire in tutto il corpo, la testa inizia a girare mentre ondeggio i fianchi sulle note di Jumanji. L'ansia svanisce e i problemi sembrano affievolirsi. Chiudo gli occhi, alzo le mani al cielo e le faccio scendere lente lungo le linee del corpo. Un uomo si ferma a guardare, mille brividi mi attraversano la schiena quando si avvicina più del dovuto.
«Bambolina cosa ci fai qui tutta sola?» mi allontano con uno scatto. I capelli unti, le mani sporche, i denti gialli per il fumo e la camicia stropicciata sulle maniche. Cerco Adriel ma non riesco a vederlo.
Le mani viscide dell'individuo cercano disperatamente di afferrami, affanno cercando di fuggire.
Smettila, per favore.
''Bambina mia.''
la sua voce tuona come un fulmine a ciel sereno. Alzo le mani e coppa sulle orecchie e mi rannicchio sul pavimento lurido del locale.
''Questa ragazza è pazza!''
''Guardate tutti, non riesce nemmeno ad alzarsi''
''Non hai una madre! Sei sola Mavis, sola e pazza...'' le risate isteriche echeggiano nella testa, tremo.
Lasciatemi in pace, ho bisogno di tornare a respirare.
Preferisco vivere nel futuro per non affrontare i mostri del passato, soffro perchè i ricordi feriscono più di qualsiasi altra cosa. Lei non c'è, non più.
«Sai come trattiamo gli uomini che importunano le signore?» chiede, l'estraneo annuisce. Fugge via, seguito dalla sicurezza. Apprendo il controllo sul mio corpo, raccolgo la poca dignità che mi è rimasta e cerco di fuggire dalle grinfie del mio salvatore. Tento di scostare le persone rimaste in pista con la forza delle mani, il tentativo risulta invano e prima che possa dire qualunque cosa il petto di Jordan è a pochi centimetri dal mio.
«Stai scappando perchè hai paura di me?» ghigna.
«Io non ho paura di te e nemmeno di quelli che ti porti dietro» dico.
«Attenta a come parli, potrei dire a tuo padre di averti vista in compagnia di persone poco raccomandate» minaccia.
«Non osare, non sono questioni che ti riguardano» mi rendo conto di essermi avvicinata troppo quando il naso sfiora il mio. Reagisco d'impulso poggiando la mano destra sul corpo. Sono spoglia di qualsiasi indumento.
Sotto i riflettori ci siamo solo noi.
Io spaventosamente scombussolata, lui più bello di come lo ricordavo.
Le treccine gli pendono ai lati della fronte mentre le altre sono racchiuse sul retro del capo, i jeans rovinati gli donano un'aria disordinata e trascurata, la felpa blocca qualsiasi fantasia sulle braccia tatuate. Le bocca polposa è chiusa in una linea sottile, dura. Le sopracciglia aggrottate fanno capire che non è contento del mio gesto, non sopporta il contatto fisico con altri. Stringe con forza i pugni.
«Oseresti?» chiedo, lo sguardo gli cade sul seno virtuoso.
Non perde il controllo, il fuoco nelle iridi riesce a farmi fremere tutta.
Scorgo la figura di Elide accompagnata da Adriel, non è affatto contento della presenza del ragazzo al mio fianco.
«Altea dobbiamo andare, tuo padre ti sta cercando» dice preoccupata ma io non lo sono per me, non lo sono quasi mai. Il biondo riesce a portarmi alcuni centimetri lontano dal moro, il calore del corpo di Jordan è differente da qualsiasi ardore mai sentito prima. Tutto dentro di lui avvampa di passione, tormento e smania. Le iridi scure di quest'ultimo e quelle azzurre di Adriel gridano qualcosa, le bocche si schiudono e per un momento penso che entrambi si conoscano molto bene. Un ragazzo spunta dalla colonna frontale alla nostra richiamando l'attenzione del pugile, non gli presta attenzione troppo occupato a guardare di sbieco il mio protettore.
«J. ci sono problemi al Confine, Colten ha chiamato e non sembrava molto felice» lo informa, Jordan non accenna ad andarsene. Si avvicina al mio corpo, non curandosi della presenza di Adriel.
«Non è finita qui, ci rivedremo Curatrice» strizza l'occhio. Sono ferma, incapace di emettere una sillaba. Sono pronta a scoprire tutto ciò che ha da nascondere un pugile di fama mondiale. Quelli come lui non sono mai troppo difficili per una giornalista come me, devo solo indagare a fondo e scoprire i suoi punti deboli.

#spazioautrice
Ciao a tutti,come state?Non sono puntuale con gli aggiornamenti perchè cerco sempre di scrivere più capitoli possibili prima di pubblicarne qualcuno.Spero con tutto il cuore che la storia vi stia piacendo e che Altea vi stia incuriosendo.
Un bacio,Fatima.

The Boxer's Clan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora