Jordan
A volte ci si trova all'inferno per forze estranee.
Piangere non è servito, mi sono nuovamente ritrovato a coprire il ruolo di sempre. Dopo la vergogna apparente, le promesse ribadite e il freddo soffocante, sono ricomparso. Come fece mio padre dopo la morte di uno dei suoi, sparì lasciandoci soli, fra debiti e fatture da pagare. Io non sono lui, non ho una famiglia da cui tornare.
«Sei cambiato da un giorno all'altro. Ti si è indurita la voce, hai tagliato i capelli, non parli più con noi. Cosa è successo?» parla Gareth accanto a me.
«Tante cose» sussurro, amareggiato. Tyron e Travis parlano sottovoce. Damon dal fondo osserva i presenti, lo sguardo assente e le mani nelle tasche. Non è colpa sua, non è colpa di nessuno.
«Jason era un bravo ragazzo» asserisce l'anziano, annuisco colpevole. La madre piange in silenzio, il viso poggiato su quello freddo del figlio. Chiama il suo nome, urla di disperazione. Come reagirebbe se sapesse che l'assassino è presente al funerale?
Chino il capo nel momento in cui il corpo viene calato nella fossa, una lacrima sfugge dall'occhio destro e atterra sul terreno.
«È il tuo momento» richiama la mia attenzione il moro, cerca di soffocare i singhiozzi e comunico con severità. Gli sguardi di tutti sono puntati su di me, la mamma della vittima chiede giustizia.
«Jason era el más jovanes del grupo, habría dado su vida por mí y yo también. Si llevamos a nuestros enemigos a la justicia o si llevamos la justicia a nuestros enemigos. Se hará justicia!» .
Porteremo i nostri nemici alla giustizia o porteremo la giustizia ai nostri nemici. La voce di mio padre risuona ancora nelle orecchie, questa frase ripetuta più volte ha sempre lo stesso valore per me. Questa settimana è quella decisiva, El Diablo compie settanta anni ed io sono stato invitato alla celebrazione. Il luogo perfetto per un agguato, il piano è facile: partecipare, compromettere e uccidere. Termino il discorso di rito e affianco i miei fratelli per comunicare il progetto della giornata.
«Torno al Confine, devo recuperare le armi e la mappa della casa del vecchio» asserisco.
Tyron acconsente, Travis mi segue.
«Vengo con te» afferra il cellulare dal giubbotto dell'amico e mi affianca, percorro le viuzze del cimitero in silenzio.Osservo le tombe con curiosità, una donna anziana asciuga il ritratto di un uomo con un fazzoletto e versa dell'acqua sui fiori freschi. Poche volte ho fatto visita a mia madre, il suo ricordo vive nel mio cuore. Non sarà sicuramente la morte a dividerci. Distolgo lo sguardo e lo punto sull'auto parcheggiata nel piazzale, allento il nodo della cravatta e sbottono i polsini troppo stretti.
«Hai visto la madre come era ferma su di te?» il biondo è il primo a parlare, irrompe nello stesso momento in cui il motore dell'auto tuona. Chiudo lo sportello in un gesto meccanico e spingo sull'accelerazione.
«Ha letto nei nostri occhi che siamo i colpevoli» dico.
«Che io sono il colpevole» correggo.
Guido velocemente, le gomme nuove strofinano sull'asfalto fresco. Le case di TysonVille sono tutte così simili: tetti distrutti dal freddo, scale rovinate dalla pioggia, erbacce incolte sul vialetto e cancelli che a stento reggono il loro peso. Le madri richiamano i figli al mio passaggio, i loro visi sono sopraffatti dalla paura. Nel quartiere gli assalti delle gang avversarie sono comuni, i bambini poche volte possono uscire per giocare. Il cielo è limpido, non c'è traccia di grigio. Il sole flette sul posto guida dove sono seduto, Travis indossa un paio di occhiali scuri per coprire le occhiaie violacee, segno della notte insonne. Gli alberi si diramano lungo i vialetti, ma è una chioma bionda ad attirare la nostra attenzione. È di spalle, seduta sul ciglio. Parla con una donna e strofina l'occhio destro. Accosto, Trav si precipita verso di lei senza riflettere.
«Kyla!» strattona il piccolo braccio in modo che sua sorella possa guardarlo negli occhi, scorgo una lacrima calare.
«Cosa è successo? Chi è lei? Cosa ci fai qui?» si rivolge all'estranea e poi alla bambina. La signorina comunica in modo lento, calmo, a tratti controllato. Non riesco ad udire l'intero discorso ma qualcosa come ''scappata'' e ''corsa via'' giungono all'udito. Travis sospira stanco e con rammarico si avvicina allo sportello. Si gratta la nuca imbarazzo, punto lo sguardo nell'azzurro delle sue pupille e annuisco.
«Sali, vi accompagno io a casa» facilito l'ingresso protendo il sedile verso il cruscotto. La bionda mi saluta con la manina, le lascio un buffetto sulla guancia e un sorriso a trentadue denti.
«Zio Jay non posso venire con te? Sarò brava lo giuro» prega, sporge il labbro inferiore e incrocia le mani.
«Non se ne parla, indossa il pigiama e fila a letto» intima, il tono da padre protettivo non gli s'addice affatto.«Ma Tay sono le dieci del mattino!» punzecchia, sorrido attraverso lo specchietto.
«Smettila Kyla, non contraddirmi!» sbraita il fratello, adirato.
La casa di Travis è la più piccola di tutto il vicinato, alcune piantine caratterizzano il portico mentre la staccionata è dipinta di azzurro. Sosto al margine della strada è lascio che entrambi i fratelli scendano, accenno qualcosa con la testa e mi allontano dal quartiere.*
Al Confine Ezra mi aspetta con le guance arrossate e le cuffie nelle orecchie, il silenzio è assordante. All'intero della stanza è scoppiato il caos, sul divano sono piegate le lenzuola su cui ho dormito e il caffè ormai freddo di questa mattina.
«Salvadores» scosta l'auricolare e porge un sorriso stanco. Appoggio le chiavi sul tavolo in legno e mi dirigo lentamente verso il frigo, estraggo una birra e la sorseggio velocemente. Tutta d'un fiato, lungo l'esofago. L'occhiata stizzita della madre di Jason è impressa nella mia mente, lei sa. Sono io l'assassino di suo figlio, quando si arriva alla rassegnazione? Può una genitrice essersi arresa alla morte del suo primogenito? Può davvero essersi sottomessa ad un futuro nero? Non ricordo un momento esatto in cui la mia, di madre, è arrivata all'accettazione di ciò. Ocèane aveva solo quindici anni quando ha iniziato a seguire quel ''gruppo'' di amici, a pensarci adesso, non erano benevoli. Nella nostra casa non si respirava più la stessa aria, mio padre continuava a confermare la sua posizione nei Los Salvadores e mia madre a rinnegare la complicità negli affari. Furono anni duri quando Jamie fu coinvolto nell'incendio, El Diablo aveva conquistato tutti i territori e mio fratello non era abbastanza coraggioso per prendere il suo posto. Ho scelto di farne parte, non avrei potuto fare altrimenti. Quando ho iniziato molti Salvadores non credevano nelle mie capacità, comparavano i miei atteggiamenti a quelli delle altre canaglie.
«Ezra controlla che ci siano le armi necessarie per una rivoluzione» dico sottovoce, il ragazzo scosta le trecce dal collo e inizia ad aprire tutte le casse sul portico.
«Venti, ventuno, ventidue, ventitré» conta con attenzione.
Per ogni uomo ci devono essere almeno due pistole con caricatori compresi. Spalanco la cassettiera riposta accanto al sacco ed estraggo un cartellone ricoperto di punti rossi e blu, questo è il perimetro di tutta la Villa.Pertugi e nascondini inclusi, porte e botole. Tutto disegnato nei minimi dettagli da Yuri. È stato facile per lui manovrare il satellite e puntare l'immagine sull'intero terreno, stessa cosa è stata fatta per le strade secondarie che potremmo percorrere per un eventuale salvataggio.
Sarà l'operazione più difficile dell'intero anno, la morte di Skip e quella di Paul non saranno paragonabili, anche il Diavolo sarà inviperito per aver concesso di usufruire del suo nome sulla Terra. Imitatore del male, di comune accordo con i demoni.
Come può un uomo di alto rango sociale abbassarsi a tale malignità?
Tu non sei così lontano da lui...
Ricorda la voce. Gli stessi peccati ci accomunano, stesse regole, stessi codici. Io sono sicuro che infondo, nei meandri del mio petto, qualcosa si nasconde. Non parlo della bestia, qualcosa in me vorrebbe nascere per darmi una seconda vita, una seconda possibilità. Per essere libero devo compiere atti perfidi ed è eliminare il problema alla radice. Quello è il compito del Salvatore, portatore di pace e felicità. Strano come i due nomi non coincidano con le intenzioni, Ares, Dio della guerra, nutre il bisogno di violenza e sete di sangue.
La soluzione e lo scontro.
La pace e la guerra.
L'armonia e il caos.
Deglutisco, la pressione stringe intorno al collo.
«C'è tutto» esclama il ragazzo mentre si avvicina. Osserva in silenzio il viso corrucciato, sospira.
«Jason era il mio migliore amico, come un fratello per me» confida.
«Ci ha tradito...» continua.
Il rammarico e la collera trapelano dalle sue iridi.
«Jason non ha tradito nessuno, Ezra. È stato ingannato dal Diavolo, come Eva con la mela» sostengo.
Scuote più volte la testa, una lacrima solitaria casca sulle labbra piene.
«Sono solo» singhiozza, afferro le spalle in un gesto confortevole. «Non sarai mai solo, noi siamo qui» gli porgo la birra e l'afferra con veemenza, sorrido scaltro.
Andrà come deve andare.#spazioautrice
Ciao a tutti,come state?
Io non molto bene,avevo già scritto su un post che dopo questo capitolo avrei scritto l'esplosione o il botto,invece no.Ho avuto un grosso problema in famiglia e il pensiero di scrivere non è nella mia mente.Ritorneró,promesso.
Un bacio,Fatima.🦋
STAI LEGGENDO
The Boxer's Clan.
ChickLit🔞 Questa storia contiene: violenza, linguaggio scurrile e uso di stupefacenti. E se dalle scelte derivassero i problemi e le conseguenze di un'intera comunità? E se gli accordi con i soci saltassero da un momento all'altro? Tyson Ville non ha mai g...