00.48

197 8 21
                                    

CAPITOLO FINALE.🦋

Jordan

La morte è un concetto opposto alla nascita. Dove c'è essere umano che muore, c'è creatura che nasce. Portatrice di dolore e sofferenza, affascinante ed incomprensibile. È sempre stato un aspetto della vita che non ho mai compreso. Pregare per giungere nell'Aldilà, ma esiste davvero un mondo fatto di fiori e nuvole bianche? Dove la luce e la gioia guidano per la pace eterna? Per un tempo indefinito ho creduto nella reincarnazione, l'anima dannata vaga alla ricerca di un corpo da sfruttare. Nel momento in cui i miei genitori sono scomparsi, ho tentato di individuare i loro volti negli altri. I dettagli più insignificanti potevano divenire inestimabili. Ho continuato così per tanto, nei miei sogni erano felici ed io volevo appurare il significato di quella gioia incompresa. Sono un uomo adesso, ho colto il senso. È l'amore la chiave, trovare quiete nella propria anima gemella. Jamie e Venice sono stati uniti nel bene e nel male. L'amore è quella cosa che ti fa sentire perfetto. L'amore è la famiglia. È mettere da parte l'orgoglio per quella persona, volersi con anima e corpo. Desiderarsi tutti i giorni, tutte le ore e tutti i minuti. Amare diventa più importante dell'essere amati, sentirsi aperti in due. Non ha numeri, non ha tempo, non ha mezzi termini. L'ho perseguito negli occhi di molte ragazze, ma solo le sue iridi hanno lacerato tutto. Non ho mai permesso che qualcosa intralciasse il suo cammino. Volevo essere solo un ombra, osservare la sua esistenza lontano un miglio. Tuttavia, so di non aver calcolato tante cose. Il piano è semplice, gli uomini di Leòn sono appostati sulle collinette alle spalle della Villa, i furgoni sono carichi di esplosivi. Entreremo dalla porta principale, resteremo in attesa finché l'auto non verrà parcheggiata nel piazzale sul retro. Al mio fianco Travis e alla mia destra Tyron, tutto è iniziato quella sera di undici anni fa e terminerà stanotte. Controllo gli ingressi, l'abitazione è completamente buia. Nessuna illuminazione. Faccio segno verso il muro di cemento, Adriel impugna il fucile contro il petto. Due passi, tre passi avanti. Silenziosi e furtivi attraversiamo il giardino curato, le finestre sono barrate dall'interno. Mio padre dovrebbe guardarmi ora, sto compiendo tutto ciò che lui ha sempre desiderato per la comunità. Le scelte e gli accordi. Spero sia fiero di ciò che ho messo a punto. Stasera voglio lasciarmi tutto alle spalle, il vecchio verrà ucciso ed io risorgerò. Il biondo riferisce qualcosa al ragazzino e continua a camminare. Noah esegue il comando, spalle dritte e sguardo mirato contro la porta. Quest'ultimo comincia a sabotare la serratura, resto immobile e vigile per un qualsiasi attacco. Il silenzio è assordante, le orecchie fischiano. Un tuono squarcia il cielo, Tyron sobbalza per lo spavento. Ghigno malefico nonostante la tensione nell'aria. Come può un omicida aver paura di un temporale? Gli poggio una mano sulla spalla, morde il labbro inferiore.
«Cristo, proprio adesso?» bisbiglia.
Cerco di calmare il battito irregolare, nessun allarme è stato attivato.
«Andate avanti, vi copro le spalle» dice, spalanca l'accesso. L'angelo della morte è il primo ad addentrarsi, solleva l'arma e punta la torcia contro il salotto completamente vuoto. Tutto è perfettamente in ordine, troppo curato. Oltrepasso l'ingresso e ispeziono la cucina. Un'ulteriore boato imita il precedente, i gemelli cominciano a perlustrare l'intero piano. Frank cerca nella credenza qualcosa da mangiare, sprofonda nel divano in pelle e comincia a sgranocchiare delle crocchette.
«Siamo qui per uccidere» rimprovera Damon, la canottiera nera e i calzoni larghi sui fianchi.
«Fottiti!» risponde a tono.
«Smettetela, vado a cercare il quadro elettrico. Vieni con me?» Ronald strattona il braccio del fratello per richiamare l'attenzione, accetta riluttante. Li sento discutere mentre svaniscono di sopra. Il pavimento di marmo, i lampadari di cristallo, il televisore sospeso al soffitto. Osservo le foto sul caminetto, varie illustrazioni d'arte astratta e repliche di quadri famosi.
«È ricco da far schifo!» esprime Arnis, palpa un paio di oggetti e li infila nelle tasche. Calo la revolver e sporgo il corpo oltre le scalinate. Perché ci mettono così tanto? Oriento il faretto sulla testa di Travis. «Ma che cazzo...Jay! Abbassa questo flash accecante. Sei impazzito? Ho la membrana sensibile io, mica come voi stronzi dagli occhi color merda!» strilla come una donnina, punta il dito e strofina con energia.
«Non ci stanno mettendo troppo?» domando al moro, alza le spalle.
«Li conosci anche tu, Ryan starà giocando con il circuito e Ronald tornerà a momenti per comunicare che è tutto risolto» schiocca la lingua sul palato, non è convincente. I secondi dopo passano con una lentezza straziante, tutto è parecchio fermo. I ragazzi continuano a curiosare in giro, gli arsenali contro i fianchi, in all'erta al minimo brusio. La pioggia inizia a scagliarsi contro le vetrate, il vento penetra dagli spifferi. Un botto fa scattare sull'attenti la maggior parte di noi, cerco Ty e Trav.
«È solo brutto tempo!» dico subito dopo, Adriel si accosta a noi con passo felpato. Il giubbotto di pelle sulle spalle e la polo nera a nascondere il collo tatuato. Posa una mano sulla bocca e parla lentamente, colgo in pieno ciò che vuole affermare: «Ci stanno mettendo troppo».
«Ci puoi scommettere» replica il biondino.
«Andiamo a cercarli» suggerisce il moro.
Nego freneticamente, non posso lasciare la mia gente al piano di sotto. Non sarei un bravo leader, non posso fare pieno affidamento su Noah Leòn. Meglio evitare di districare il gruppo, l'ideale è: non separarsi. La penombra non aiuta affatto.
«Sono sicuro che torneranno a momenti» chiarisco.
D'un tratto le lampade si attivano, ci vogliono alcuni minuti per abituarmi all'esposizione non prevista. Getto lo sguardo sul nuovo alleato, non si è mosso dalla posizione iniziale. I capelli tirati indietro, la camicia stropicciata sui polsini e il machete serrato nel pugno sinistro. Controllo la situazione e monitoro che ci siano i singoli membri del clan. Gli unici a mancare sono proprio la coppia di fratelli. Giungo sulla rampa, pronto a riunirmi con loro. Un urlo lancinante strappa la quiete. L'adrenalina comincia a sgorgare nelle vene, batto Adriel sul tempo. Corro verso il varco delle diverse camere, i vetri limpidi cominciano a saltare. Colpi di armi da fuoco cominciano ad implodere, lo schianto contro le mura m'impedisce di udire ulteriori suoni. Segnalo con le dita un nascondiglio temporaneo, respiro profondamente.
«Cristo Santo! Cosa facciamo adesso? Hai un piano?»
Questo non è lo schema che ho appurato, ciò è fuori programma. Se i suoi uomini sono qui vuol dire che anche lui si trova da queste parti, non è distante da me. Oscillo verso sinistra, i proiettili continuano a muoversi da una parte all'altra. Gli altri premono il grilletto contro gli arbusti, cercano un modo per difendersi.
«Non sparate, non sparate!» sbraito.
«Vogliono questo, vogliono sbarazzarsi delle nostre munizioni!» ascoltano, per quanto possibile, il comando appena ricevuto.
«Troviamo i gemelli, subito!» impongo, menziono il nome di Bullet.
«Copriteci le spalle, noi saliamo di sopra!» ordino. Si dispongono in modo lineare, spalla contro spalla, rivolti verso le spaccature. Tyron, Travis, Adriel e Damon mi scortano. Dondolano verso le fessure socchiuse, attraversiamo il corridoio e con l'aiuto del piede sbarro i battenti in legno.
«Dove cazzo sono andati?» la testa rasata batte contro le pareti bianche, un gesto di frustrazione e avvilimento, recupero la poca sanità rimasta. Ho aperto più di quindici porte, nessuno è passato di qui. Mentre continuano a demoralizzarsi, sento un gemito provenire dal fondo. Percuoto il braccio di uno di loro, incrocio gli sguardi confusi. Indico la direzione, senza spostare il dito dal grilletto, cammino in slow-motion. Sudo, tremo finché non mi trovo davanti una scena da brividi.

The Boxer's Clan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora