The Boxer's Clan.

00.21

Jordan

Siedo quando il pubblico applaude, sono rigido come un tronco.
Le luci sono puntate su di me e sulla ragazza seduta accanto, alzo le maniche della felpa sugli avambracci e lecco ripetutamente il labbro inferiore.
«Jordan grazie per aver accettato il mio invito. Questa è la tua prima intervista, sei agitato?» cerca di rendere l'atmosfera più piacevole, versa nella tazza un pò di caffè e sorseggia come se non avessimo gli occhi di tutti puntati addosso.
«Affatto, sono molto tranquillo» sorrido.
Il pubblico osserva qualsiasi nostro movimento, una mia foto appare sul grande schermo dietro di noi. Sono ritratto in uno scatto improvviso, sudato e con i guantoni sul petto.
«L'ho visto nei camerini ed è realmente così composto e silenzioso» la risata della presentatrice coinvolge anche me.

«Iniziamo?» chiede, annuisco.
«Tutti si chiedono chi tu sia quando abbandoni lo square, chi è Jordan Ares Jones?» domanda.
«Jordan è un normale ragazzo di ventiquattro anni che vive a TysonVille, ha una sorella ed una bambina che rende luminose tutte le sue giornate».

«Come hai scoperto la boxe?» è un quesito che molti mi hanno posto. «Mio padre amava questo sport, mia madre un pò meno. Ho iniziato ad allenarmi nel giardino di casa finché la passione non si è trasformata in voglia di renderla un lavoro. Amo quello che faccio, non riesco a smettere di combattere».

«Ti sei mai ispirato a qualcuno? Chi è il tuo idolo?» indaga.
«Nello sport?» riformulo non avendo compreso a pieno la domanda, acconsente con il capo.
«Mike Tyson o forse Mohamed Ali, loro sono i veri Titani».

«Sei soddisfatto di quello che sei riuscito a costruire?» cerco con lo sguardo la figura di Tyron, fissa gli spalti con le mani in tasca.
«Si, e non sarei riuscito a realizzarmi se non avessi avuto delle persone su cui contare» dico, la sincerità con cui rispondo è disarmante.
«Hai qualche rito prima di salire sul ring?»
«Prego e bacio la foto di mia madre»
«Sei fidanzato? Questo interessa alle nostre ragazze a casa» ammicca. Vorresti essere tu quella a saperlo?
«Su questo preferisco non espormi troppo, non c'è nessuno ma non escludo un colpo di fulmine» dichiaro, non cito il suo nome.
Gli uomini sul retro comunicano attraverso lavagne giganti, lei recepisce il messaggio e precisa.
«Ultima domanda» rivela, la voce acuta mi ha già stufato.
«Perché la gente ti teme così tanto?»
«Perché il silenzio spaventa».

Esco di scena nel momento in cui Tracy comunica la pubblicità e saluto con un cenno della testa. Indosso il cappellino che Ty mi porge, cerco in tutti i modi di fuggire dalla calca il più velocemente possibile. La città è diversa dalla periferia, i palazzi sono alti almeno il doppio e le persone molto più impegnate. Il sobborgo è caratterizzato da lunghe distese di alberi, qui non c'è nemmeno l'ombra di un parco dove i bambini possono giocare. Vengo distratto dal suono di un clacson, il mio nome viene ripetutamente invocato dal ragazzo in macchina.
«Cosa sta succedendo?» elemosina una spiegazione.
«Danika non è mai stata adirata con te per più di due giorni, domani tornerà a rompere» non è questo, spero solo che mi abbia graziato. Sono l'unico uomo che resterebbe al suo fianco sempre, nonostante i Los Salvadores. Ocèane non può essere comparato a me, mia sorella è consapevole di questo piccolo dettaglio, fra loro c'è sempre stata una sorta di guerra ad armi impari. Il contrasto è evidente in qualsiasi occasione, il dissenso e il disaccordo sono ordinari.
«Jordan ci siamo messi in guai seri uccidendo Paul, non è stata una scelta saggia forse dovevamo rifletterci di più» Tyron da voce ai suoi pensieri, confidando le sue paure più profonde.
Sicuramente avremmo potuto meditare sulle conseguenze, ma l'impulsività e l'istinto sono la mia pecca.
Non sono un grande pensatore quando si tratta della famiglia, ringhio e sbrano.
«Travis ci stava restando secco con un proiettile nel petto e tu pensi a quanto si sia infuriato El Diablo? Cazzo Ty, avresti potuto esserci tu al suo posto e sono sicuro che Trav avrebbe fatto la stessa cosa».