Altea
Il sole penetra attraverso la finestrella, batte sulle palpebre e brucia sulla pelle. Non è fioco, non oggi. Scosto il braccio dalla fronte e cerco di aprire entrambi gli occhi. La testolina di Isabel è infilata fra l'interno dell'avambraccio e la costola destra. Alzo il capo e tutto inizia a girare intorno a me, lo stomaco brontola.
«Buongiorno! Il pranzo è pronto...» il sorriso di Danika irradia la stanza.
Ora di pranzo? Quanto ho dormito? Dov'è Jay?
«Tranquilla, anch'io sono sveglia da poco. Jordan è in giardino, sta discutendo d'affari con alcuni ragazzi» spiega, come se mi avesse letto nel pensiero. Mi sollevo con le braccia e cerco un modo per non interferire il sonno profondo della bambina. È molto simile alla madre, gli occhi spigolosi ricordano vagamente Jordan. Chino il capo sul vestito sporco di fango, il ricordo della notte precedente ombreggia le spalle scoperte.
«Puoi cambiarti se vuoi, ci sono dei vestiti sparsi da qualche parte...aspetta, ah...ecco!» armeggia con un cassetto e tira fuori una felpa ed un paio di calzoni da basket. Cerca di trattenere una grossa risata, stessa cosa faccio io.
«Sempre meglio di quello che hai, no?» le mani si sfiorano, le mie calde con le sue fredde. Danika è meravigliosa: i capelli ricci cadono sul fondoschiena, gli occhi scuri sono caldi ed accoglienti. Le labbra a forma di cuore sono sempre estese in un sorriso a trentadue denti, le dita sono arricchite da anelli preziosi. Non conosco la sua storia ma provo una profonda ammirazione per lei e per quello che sicuramente ha affrontato. Annuisco alla domanda, indica il bagno con l'indice e mi rifugio in esso, prelevando la borsa dalla sedia. Osservo per qualche secondo il riflesso di una donna che non mi rappresenta, le occhiaie sono scomparse e i solchi nelle guance sono spariti. Tocco un punto preciso e sobbalzo al contatto con le dita, i graffi sono spariti. Leopold non ha smesso un solo secondo di torturarmi, le zampe conficcate nella carne e la lingua plasmata sul mento.
È stato un mese difficile, sono stati giorni inquieti.«Davvero credi che uno come me possa amare una come te?» quella stupida frase risuona nella testa come una melodia triste e malinconica. Lui non prova nulla per me e allora perché mi ha portata fin qui? Perché ha mentito? Perché dovrei salvarlo? Non è lui ad aver scelto?
«Suo padre Jamie era un pezzo grosso di TysonVille, ho svolto alcuni lavoretti per lui anni fa, poi sei nata tu e ho smesso con quella merda. Sono l'avvocato di Jordan da anni, mi occupo delle sue cause sportive... Non sapevo vi conosceste così bene, siete amici da molto?» Henry Mavis ha lo sguardo rivolto verso il giornale e gli occhiali sul naso, nessuna minaccia, nessuna pedina.Afferro una ciocca di capelli e la torturo. Perché è tutto così complicato? Come ci sono finita qui?
Per amore, lo stai facendo per amore... Mi ricorda la mia coscienza.
«Altea perdonami, posso entrare?» la voce di Danika oltre la porta richiama la mia attenzione, abbasso la manopola e la faccia di Isa compare indispettita sulla soglia.
«Buongiorno Izy, come stai?» tento una conversazione ma è restia a parlare, la madre bagna il viso con acqua gelida e rabbrividisco al ricordo dalla mia infanzia. Indosso velocemente i pantaloni e la felpa, mi fermo ad osservare l'uomo fuori dalla finestra. Uomini di tutte le età sono radunati accanto a lui, sghignazzano e bevono birra. Jordan ha le labbra serrate in una linea dura, la postura rigida e i capelli coperti da un capellino da baseball, i raggi solari illuminano la pelle olivastra, le catene d'oro incorniciano il collo. È adirato, forse per quello che è successo ieri.
«Lui ti piace proprio tanto...» sussurra Danika al mio orecchio. Le gote si colorano di rosso, sollevo il cappuccio sulla testa ed annuisco. È così evidente il mio interesse?
«Vuoi parlarne?» afferra il pacchetto di Marlboro dalla tasca e la seguo verso la veranda. Scruto il fisico slanciato e le gambe magre. Non voglio incrociare il suo sguardo, i suoi occhi sono così simili a quelli del fratello. Sprofondano nell'anima e riemergono solo quando ne hanno scovato la profondità. Porge una cicca e l'afferro con veemenza, allunga l'accendino ed aspiro con tutto il bisogno e la voglia di assumere nicotina. Il bosco è il luogo ideale per nascondersi, gli arbusti coprono tutto.
«Tu mi piaci e sono contenta che abbia trovato te» osservo confusa la scena.
«Sei coraggiosa, osservi e non emetti parola. Sei proprio quella giusta, la donna ideale per uno come lui» spiega e comprendo a pieno il senso del discorso. Non avrei mai accettato di venire fin qui se Jordan non avesse suscitato delle strane sensazioni dentro di me, le precedenti relazioni sono state occasionali, e nient'altro. Mai nessuno mi ha sfiorata in quel modo così forte e delicato, passionale e amorevole.
«Anch'io sono stata innamorata, vedi quell'uomo seduto accanto a Tyron?» aggrotta le sopracciglia. Il tatuaggio sul collo pizzica la pelle diafana, le narici dilatate e il sopracciglio inarcato.
Le labbra sottili sono le stesse di Izy, e capisco tutto.
È lui il padre della bambina. L'espressione contrariata ne è la conferma.
«Il naso è lo stesso...» dico, annuisce lievemente. Il fumo fuoriesce dalle nostre bocche e sfuma verso il cielo azzurro.
«Damon è stato il mio primo amore, nessuno prenderà mai il suo posto» una lacrima sfugge al controllo, l'asciugo con il dorso della maglietta. Rispetto il silenzio che si crea, non è costretta a parlare. Possiamo continuare senza conversare, non siamo costrette a confidarci.
«Non vuole vederla, Isa ha bisogno di suo padre e lui non vuole vederla» singhiozza, tengo stretta la cicca e circondo le spalle con le braccia. China il capo verso il pavimento e strofina i palmi sugli occhi. Strofino sull'epidermide ricoperta di puntini. Mia madre era solita urlare queste stesse parole, ho creduto per anni che la colpa fosse mia, che fossi solo uno scherzo della natura, un errore. Crescendo invece, ho capito che voleva solo proteggermi. Non voleva che la vedessi in quelle condizioni, magari Damon si è allontanato da loro per fare la stessa cosa. Colgo in flagrante il suo sguardo su di noi, osserva i comportamenti della riccia.
È confuso, forse imbarazzato.
«Hai provato a parlarne con lui? Potresti fare tu il primo passo» sollecito.
«Mio fratello lo odia ed io sono costretta a fingere che non m'interessi, non posso parlargli» confessa esasperata, getta il filtro e siede sugli scalini. Compio le stesse gesta e tengo strette le gambe fra loro, un gesto impulsivo.
«Non ti guardano, non lo farebbero mai...» roteo il capo.
«Sei di sua proprietà, la donna del Salvatore è proibita. Un solo pensiero immorale su di te e sono fuori» alza le spalle con disinteresse.
«Stupide regole fra gang» mormora tra i denti, mentre finge di sorridere a Travis. Il biondo si avvicina con fatica, zoppica malamente. Prima la destra, poi la sinistra. Stringe i denti e sprofonda accanto a me. Porta una mano sui capelli e li stira con la spanna, i cerchietti ai lobi gli donano un'aria da ragazzaccio. Il sorriso rende piacevole la compagnia, gli occhi sono limpidi e sinceri. Tira una ciocca di capelli alla mora ed il petto vibra per le risa.
«Jones sei così rigida, dovresti venire più spesso in questo posto!» esclama, sottolinea il termine con doppio significato. Danika trattiene qualche parola blasfema e sbuffa. Drizza in piedi e svanisce oltre la porta. Non oso fiatare, il timore di dire qualcosa di sbagliato incappa nella gola. Gioco con i pollici, mordicchio le pelliccine e studio i calzini in spugna che mi sono stati offerti.
«Questa felpa mi è stata regalata da Tyron, il giorno del mio ventesimo compleanno, ma puoi tenerla se vuoi! Non ricordavo nemmeno di averla lasciata qui» dichiara d'un tratto il biondo, torturo i laccetti fino a renderli un groviglio.
Mordo l'interno della guancia.
«Mi dispiace...» punto alla gamba.
«Se non ci fossi stata, ti avrebbe salvato prima» miro alle iridi color miele. Il mutismo prende il sopravvento, poi proferisce. Ha pensato a lungo su cosa dire, ma non sembra dispiaciuto.
«Lui è il Salvatore» ironizza, torna serio subito dopo.
«È prezioso, leale, rispettoso. La sua protezione è oro colato per noi, guarda Ezra come pende dalla sue labbra...» indica lo stesso ragazzino della sera in cui ci siamo baciati per la prima volta, il volto era tumefatto e tremava spaventato, adesso è severo.
«Jordan ha molto fiducia in lui, potrebbe diventare il prossimo erede al trono» ghigna, mostrando le rughette ai lati della bocca.
Di quale trono sta parlando?*
Le luci del palazzo sono spente, il pugile apposta l'auto accanto al margine della strada. Spegne il motore ed attende che sia io a parlare, tengo stretta la sacca in cui è disposto il tubino nero. Le domande che ho nella testa si annullano, si volta verso di me. Oscilla la testa, mostra le fossette e sorride. Uno di quelli spontanei, senza paura di abbattere le difese.
Arriccio il naso e socchiudo gli occhi.
«Perché ridi?» chiedo, unisco la lingua al palato.
«Questa è la parte in cui mi inviti a salire per bere dello champagne» ghigna, scuoto il capo in segno di negazione.
«Non stasera, ho bisogno di risposte Jordan» tentenno, la voce vacilla. Il cuore martella nel petto, l'ansia mi sta divorando. Non mi sentivo così da tempo e non voglio più tornarci. Non voglio più camminare nell'oscurità. «Smettila di torturarti» i tremori cessano quando poggia le dita sulle cosce scoperte. Piccoli puntini spuntano come aculei, i brividi percorrono la spina dorsale.
«Perché mi hai portata al Rifugio?» afferro l'avambraccio e soffio sulle ferite. Le nocche piene di tagli, le stesse che mi hanno sfiorato alcuni secondi fa. Guarda fuori, verso il cielo. Non osa voltarsi. Morde il labbro superiore.
«Ti ho portata lì perché non volevo nessun'altra con me» bisbiglia, colpevole dei suoi stessi sentimenti.
«Senti Altea, io...» si volta verso di me ed eccola la fregatura, i miei occhi hanno già parlato. Le mie iridi hanno già gridato ciò che volevo trattenere, ciò che ho ripetuto ieri sera e che non ho avuto il coraggio di dirgli da sveglia. Per quanto questa situazione mi sembri assurda, non vorrei mai perdere un uomo come lui.
Non vorrei perdere lui.
La prima volta in cui i nostri sguardi si sono incrociati ho sentito il destino urlare: eccolo è qui per te.
La farfalla innamorata di una volpe, che favola strana, eh?
Libera, innocente ed ingenua, si è persa nel manto rosso di un formidabile predatore.
Reprimo un singhiozzo, no.
No, non devo piangere.
«Io non posso privarmi di questo» si avvicina pericolosamente, sfiora la guancia. Inclino il capo verso il palmo, fuoco e ghiaccio.
«Di cosa?» imploro.
«Di noi Altea, non posso privarmi di noi»
La luce m'investe, l'incubo che mi tormenta ogni notte esplode in una pioggia di sabbia. Le nostre bocche entrano in collisione, una sensazione di euforia aleggia nel mio sterno.
Scorgo, finalmente, il mare.
Il suono delle onde contro gli scogli, la luna riflessa sulle acque profonde. Stringo forte la presa sul retro del collo, impressa contro la sua fronte.
Voglio perdermi e non uscirne mai più.
Sei tu la mia luce Jordan, sei tu la mia Altair.#spazioautrice
Non sono romantica, nella vita reale ancora meno, ma voglio dedicare questo capitolo al mio fan numero uno, al mio socio in affari, al mio migliore amico, al mio compagno di vita.
Al mio grande fidanzato.
Ti amo.💙
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The Boxer's Clan.
ChickLit🔞 Questa storia contiene: violenza, linguaggio scurrile e uso di stupefacenti. E se dalle scelte derivassero i problemi e le conseguenze di un'intera comunità? E se gli accordi con i soci saltassero da un momento all'altro? Tyson Ville non ha mai g...