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Jordan

Prendo posto sullo square. Distolgo lo sguardo per un attimo e mi concentro sulla figura femminile poggiata alle corde, il viso nascosto dalla macchina fotografica e la mano sinistra nella tasca dei jeans. La vedo sorridere ad ogni scatto, sferro un colpo e respiro. Prendo fiato e continuo a saltellare, fra ganci e montanti non smetto di seguire la sua ragazza. Chiacchiera con Alain mentre fuma una sigaretta.
Quel vecchio racconterà la sua storia anche a lei, ne sono sicuro. «Time-out» propone Tyron.
«Non credevo fossi così preso da portarla qui» esamina il mio viso e sospira esasperato.
«Ricordi che suo padre è il tuo avvocato?» sottolinea.
«Nostro» puntualizzo e asciugo il sudore dalla fronte.
So benissimo a chi appartiene, ma non posso ignorare l'effetto che ha su di me. Basta uno sguardo, l'attrazione sessuale fra noi è palpabile. «Vorrei solo che tu non perdessi di vista l'obbiettivo» manifesta.
È preoccupato e lo sono anch'io. L'incontro si terrà domenica, combatterò contro un uomo che si fa chiamare Lil Mike, un metro e ottanta per novantacinque kili. Sono angosciato. Non è la stazza a rendermi nervoso ma gli articoli che sono stati scritti dopo l'ultimo face to face, pare abbia reso paralizzato l'ultimo sfidante.
Non permetterò una sconfitta del genere, avrà anche lui i suoi punti deboli: fiato corto, movimenti non sincronizzati, guardia bassa. Torno sul ring e bevo dell'acqua a piccoli sorsi.
«Resta connesso con la mente e con il corpo, voglio un tutt'uno con i guantoni. Non sarà né El Diablo, né Lil Mike a renderti debole» sussurra l'ultima frase per non richiamare l'attenzione.
I suoi uomini sono ovunque e in questa città persino il cemento sembra avere capacità uditive.
«Ricomincia da dove hai smesso» parla con tono autoritario.
Avvicino i pugni al viso, difesa. Tyron cerca di sferrare ma attacco sul ventre, un mugolio fuoriesce dalle labbra. Tocca a me, perlustro bene l'intero corpo. Se non lo conoscessi potrei dire che non si allena abbastanza, la guardia è troppo alta. Susseguo con un finto montante e sferro un colpo tra la clavicola ed il collo.
Affanna.
«Stai bene?» chiedo, corre verso la bottiglietta.
«Cazzo Jay, vuoi ammazzarmi o cosa?» sbraita, gratto il retro del capo meccanicamente.
«Sospendiamo, userò un pingiball e farò delle flessioni» propongo e concludo. L'attrezzo mi aspetta fisso sul soffitto, sfilo i guantoni con l'uso dei denti e lascio le fasce nere sulle nocche.
Ho cominciato così, il Signor Walker mi faceva restare mesi sullo stesso piano d'allenamento.
Mi ripeteva: ''La misura ultima di un uomo non è restare in piedi ma combattere, perseverare e conquistare.''
È stato il miglior allenatore che abbia mai avuto, mi ha insegnato le regole delle vita oltre a quelle del pugilato. Sfioro la frase tatuata sul basso ventre e sussulto quando una tovaglia sfrega la schiena.
«Sei zuppo!» esclama con premura, roteo il corpo e concentro la mia attenzione sulle sue labbra. Sono rosee come i pompelmi d'estate, la voglia di assaporarle mi assale. Scosto la mano con velocità, potrei non sapere come fermare il tempo.
Sbatte velocemente le palpebre e deglutisce. L'ha sentito anche lei, quel brivido. Non è stato un semplice sussulto. Avrei voluto tenerla lontano abbastanza da non percepire queste sensazioni, sapevo che il giorno sarebbe arrivato.

*

Dopo alcune ore.
«Trentanove, quaranta, quarantuno, quarantadue, quarantatré, quarantaquattro, quarantacinque...» conta Ty, il respiro sembra mancarmi ogni qualvolta piego gli avambracci verso il basso.
Altea è seduta sulla panca, controlla in cellulare senza davvero guardarlo.
«Va bene per oggi, basta. Ci vediamo all'alba, al Confine. Correremo lungo tutto il perimetro» afferra la sacca con cui è arrivato e si dirige verso l'uscita.
Chiede qualcosa ad Alain e sorride.
È un bravo ragazzo, il vivere da solo non ha mai pesato sulle sue spalle. L'ultimo di cinque fratelli che fortunatamente sono riusciti a scappare da qui, il suo sogno è vivere a Los Angeles con la sua futura moglie. Io non riuscirei ad affrontare un cambiamento così grande, TysonVille è dove sono cresciuto.
«Tyron è andato via, noi restiamo?» prende parola.
Nego con il capo e mi dirigo negli spogliatoi, lei segue con gli occhi ogni movimento. Mi denudo, apro la doccia e lascio che il getto scivoli sul corpo. Avrei dovuto chiederle di aspettare in auto, potrebbero importunarla usufruendo della mia assenza. Altea è una donna bellissima e nessun uomo è in grado di passarle accanto senza aver osservato le sue curve. Il pensiero di lei nuda sovrasta la mente, alzo le braccia al cielo e poi strofino il viso con le mani. Cazzo, sono fottuto. Indosso velocemente una t-shirt pulita, un paio di pantaloni neri e sulla spalla destra il borsone.
Due uomini, che riconosco essere Fredrick e Tony, sono troppo vicini alla ragazza.
«Come ti chiami?» chiede uno dei due.
«Curatrice» rispondo, circondando il fianco con la mano destra. La sento sospirare, afferro la sua mano e incrocio le dita con le mie.

The Boxer's Clan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora