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"Ti ho già detto di sparire dalla mia vita!" urlai appena aprii la finestra. Lui era là, davanti a me. Era da sette anni che non lo vedevo così da vicino. Il solo pensiero mi fece venire i brividi.

"Emma devo parlarti. Fammi entrare, per favore." disse cercando di scavalcare l'infisso.

"Travis vattene. Ti prego, vattene!"

Lui ignorò le mie parole e mi spinse per entrare nella mia camera. Caddi a terra a peso morto e la mia schiena colpì lo spigolo del comodino. Un dolore lancinante mi invase tutto il corpo.

Vidi Travis indietreggiare in modo innaturale: qualcuno lo aveva preso per la giacca e lo aveva tirato indietro facendolo cadere.

Ryan entrò nella mia stanza e richiuse velocemente la finestra per non dargli il tempo di rientrare.

"Emma, stai bene?" disse sedendosi a terra accanto a me.

Annuii leggermente come risposta.

"Oddio! Menomale, cazzo. Stavo vendendo a trovarti e ho visto quel bastardo qui fuori ed io..." Non riuscì a finire la frase e, per la frustrazione, si passò le mani tra i capelli. "Sono contento che tu stia bene." aggiunse alla fine. Spuntò un sorriso sulle sue labbra e nei suoi occhi brillava una luce che non avevo mai visto. Mi abbracciò, stringendomi il più forte possibile. "È tutto apposto, Emma. Ci sono io ora."

Nascosi la testa nell'incavo del suo collo ricambiando l'abbraccio. Mi sentivo al sicuro tra le sue braccia, mi sentivo a casa.

"Emma?" disse facendomi alzare la testa. Lo guardai negli occhi e mi persi nel suo sguardo. Non li avevo mai visti così da vicino ed erano ancora più belli. Avevano delle piccole sfumature tendenti al grigio che li rendevano più espressivi. Com'era possibile che un paio di semplici occhi riuscivano a farti battere il cuore in maniera così esagerata? Non avevo mai avuto il battito così accelerato e, per un breve momento, pensai che Ryan riuscisse a sentirlo. 

Mi poggiò delicatamente le mani sulle guance, accarezzandole lentamente. Le sfiorava in modo tale da farmi il solletico. Ma non era quel tipo di solletico che ti toglie il respiro a causa delle risate. Era un solletico piacevole, che mi fece venire i brividi lungo la schiena.

Il resto del mondo svanì quando avvicinò le sue labbra alle mie.

Quel bacio fu qualcosa di stupendo, qualcosa che non si dimentica facilmente. Le sue labbra erano bellissime, ma baciarle faceva un altro effetto. Erano morbide e calde e facevano aumentare notevolmente i battiti del cuore.

All'inizio il bacio fu lento e dolce, poi divenne sempre più insistente e desideroso, quasi indispensabile.

Mi mise le mani tra i capelli, avvicinandomi ancora di più a sé. Mi baciava con necessità come se gli servisse per vivere.

Il respiro si fece affannato e, piano piano, si staccò dalle mie labbra. Aprì gli occhi, osservando i miei.

"Emma, scusami. Io non dovevo..." iniziò a dire.

"Ryan, non devi scusarti. Quindi ora stai zitto e baciami."

Sorrise e poi unì di nuovo le sue labbra alle mie.

Mi sembrava di essere in paradiso. Non mi sembrava vero, non poteva essere vero. Ma, invece, lui era là. Lui mi stava baciando.

Mi ero ripromessa di stargli lontana, ma avevo ceduto. Mi ero lasciata cullare e portare in alto, fino a toccare le nuvole. Ma ero sicura che, prima o poi, mi avrebbe riportato in basso, mi avrebbe lasciato sprofondare.

Amami (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora