38.

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"Una sorpresa?" chiesi, cercando di capire a cosa si riferisse. L'ultima volta che mi aveva fatto una sorpresa, avevo ricevuto una bellissima collana che portavo ogni singolo giorno. Ogni volta che la tenevo legata attorno al mio collo, mi sembrava di avere Ryan accanto e quindi mi sentivo più protetta.

"Esattamente." disse, sorridendo. "Vuoi uno schema per capire meglio?" aggiunse, ripetendo la stessa frase che aveva detto tempo prima. Mi aveva detto quelle parole dopo avermi svelato il segreto della sua intelligenza, per così dire.

Gli diedi un piccolo colpetto sulla spalla e lui iniziò a ridere di gusto. La sua risata e quella piccola fossetta mi riempiorono il cuore di felicità, facendomi dimenticare di tutte quelle piccole cose negative che invadevano la mia vita fino a quel momento.

"E che genere di sorpresa?" chiesi, curiosando di qua e di là tra le sue strambe idee.

"Girati." mi disse, indicando un punto alla sua destra.

Mi voltai leggermente per riuscire a vedere a cosa si stesse riferendo, ma non notai nulla di strano. C'erano i soliti alberi spogli e rinsecchiti, i bidoni della spazzatura dei vicini e le solite macchine parcheggiate.

"Guarda meglio." aggiunse Ryan, comprendendo la mia difficoltà nel vedere questa sorpresa.

"Un piccolo indizio?" chiesi, facendo un lieve sorriso.

Ryan alzò gli occhi al cielo e, dopo aver messo una mano in tasca, tirò fuori un mazzo di chiavi. Non trovai nulla di strano. Insomma, era il suo mazzo di chiavi con le chiavi di casa, della macchina ed una chiave a me sconosciuta.

"Questa è tua." disse, indicando quel piccolo affarino argentato appeso accanto alla altre chiavi.

"Mia? E cosa me ne faccio di una chiave?" chiesi confusa. Non stavo capendo nulla di quella situazione ed ero in grosse difficoltà.

"Non puoi aprire una macchina senza chiavi, no?" disse, facendo un sorriso a mezza bocca e mettendo in evidenza quella sua piccola fossetta.

"U-una m-macchina?" chiesi, incredula.

Ryan annuì e mi prese la mano, conducendomi verso quelle macchine parcheggiate di fronte al vialetto.
La sua mano era calda e morbida e mi dava un senso di sicurezza. Ma, d'altronde, ero sempre sicura con lui al mio fianco. Non sapevo nemmeno io il motivo, ma ero sicura che fosse legato alla mia infanzia, o meglio, a quella fatidica notte.

Ryan si fermò accanto ad una macchina nera con gli specchietti verniciati di rosa. Dio mio, già l'adoravo.

"Non è bellissima, ma..." iniziò a dire Ryan.

"Niente ma. È stupenda." dissi io, continuando a fissarla. Era bello poter avere una macchina tutta per me e, soprattutto, una macchina del genere. Era bella, ma il semplice fatto che mi fosse stata regalata da Ryan la rendeva semplicemente bellissima.

"Sicura che ti piaccia?" continuò Ryan, osservandomi come per vedere se stessi dicendo la verità o se stessi solamente blaterando per farlo felice.

"Sono sicurissima." dissi io con un forte accenno della testa. Avevo sempre desiderato una macchina come quella. Quando avevo dieci anni, mentre sfogliavo le riviste automobilistiche di papà, mi ero imbattuta in una macchina simile. Mi ero fissata che, non appena raggiunti i sedici anni, ne avrei comprato una uguale, ovviamente dopo aver requisito la patente di guida. Questo mio piccolo desidero, però, si avverò a metà. Infatti, la patente la presi immediatamente, ma, purtroppo, la macchina no. Forse perché era troppo costosa o forse perché mi era stata promessa da mio padre. Ricordavo perfettamente le parole che mi disse dopo essermi innamorata di quel gioiellino nove anni prima.
I pensieri si fecero più cupi e più contorti nella mia mente e cercai, invano, di fare di tutto pur di scacciarli via.

Amami (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora