35.

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"Si è svegliata?" chiesi a Kate che era in piedi accanto alla porta.
Ero molto stanca, ma era normale che lo fossi. Insomma, il giorno precedente non era stato uno dei migliori e di conseguenza la notte non avevo chiuso occhio, nonostante avessi Ryan al mio fianco. Normalmente riuscivo a dormire tranquillamente con lui accanto, cosa che non era successa quella notte. Forse, perché, tra i vari motivi della mia insonnia, c'era anche lui. Quella notizia sulla storia avuta con Kristen, mi aveva letteralmente spiazzata, ma non volevo pensarci.

"Stanotte." disse Kate, annuendo leggermente. "Mi ha vista, ma non mi ha rivolto la parola." continuò. La sua voce cambiò radicalmente. Prima aveva un tono più sicuro ed anche un po' più felice, poi, di colpo, un cambio improvviso che mise in evidenza la sua insicurezza ed anche il dolore. Succedeva anche a me e riuscivo a capirla perfettamente. Insomma, io non avevo più una famiglia su cui contare, mentre lei aveva una sorella assente. Erano situazioni più o meno simili.

Annuii, non sapendo cosa altro dire. Io e Kate ci conoscevamo a malapena e, di conseguenza, era difficile riuscire ad estrarre un discorso su due piedi. Insomma, eravamo anche vincolate dalla nostra timidezza. Ero sicurissima che Kate fosse una persona molto riservata, proprio come me. Lo avevo notato dai suoi piccoli tic nervosi come il muovere del piede ininterrottamente o il mordicchiarsi il labbro inferiore.

"Tu come stai?" chiesi, cercando di spiccare almeno mezza parola.

"Mia sorella è sdraiata su quel letto e non mi rivolge la parola. Fai due più due." disse con tono acido. Insomma, poteva avere tutte le ragioni del mondo per parlarmi in quel modo, ma poteva cercare si essere un po' più dolce. Anche io avevo un cuore.

"S-scusami." balbettó, soffermandosi a guardare un punto fisso sul pavimento. "Non dovevo ri-risponderti così. Insomma, stavi solo cercando di parlare con me e quest..."

"Non c'è bisogno che ti scusi, okay? Davvero, non c'è motivo. Se non vuoi parlare, rispetteró la tua scelta." dissi, sforzando un sorriso di conforto. Era davvero triste vederla così giù di morale.

"Grazie, Em. Tay è davvero fortunata ad averti come amica." disse, sorridendomi a sua volta. Non sapevo se quelle parole le pensava veramente o le aveva dette solamente per farmi felice, ma non volevo scervellarmi per un dilemma simile. Insomma, "dilemma" non era neanche la parola corretta per descrivere i miei piccoli ragionamenti contorti.

"Posso entrare a vederla?" chiesi. Sembrava strano, ma non vedevo l'ora di riaverla in mezzo ai piedi. A volte, poteva essere davvero rompiscatole, ma rimaneva pur sempre Taylor, la mia coinquilina e la mia unica vera amica.

"Certo." rispose Kate, dirigendosi verso la porta d'uscita. "Io vado a fare due passi nel cortile qua sotto. Ho bisogno di un po' d'aria fresca." continuò.

Aprii la porta della stanza, cercando di fare meno rumore possibile, ma, sfortunatamente, non riuscii a raggiungere il mio obiettivo. Dei cigolii invasero tutta la stanza, facendo alzare lo sguardo a dei signori che erano seduti accanto a me.

Appena varcai l'uscio, vidi Taylor sdraiata nella stessa posizione della sera prima. La sua faccia era meno gonfia, ma rimaneva tendente al viola.

"Tay?" dissi, appena notai un piccolo movimento del capo. Sapevo benissimo che aveva bisogno di riposare, ma volevo sentire la sua voce.

Lei girò la testa verso di me. Ci mise un po' di tempo prima di riuscire a mettermi a fuoco, ma alla fine, dopo numerose strizzate di occhi, mi riconobbe.

"Em? Sei tu?" chiese con un filo di voce.

Era così bello sentirla parlare. Cercai di reprimere la voglia di stritolarla tra le mie braccia.
Annuii in tutta risposta e sorrisi per cercare di rassicurarla.

Amami (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora