13.

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Ero appena arrivata di fronte alla porta di casa, quando mi resi conto di aver perso le chiavi.

"Merda." imprecai frugando nella borsa.

Non c'erano luci accese nonostante l'orario e di conseguenza Taylor non era a casa. Bussai alla porta per avere una conferma e nessuno mi venne ad aprire.

Presi il telefono per chiamare Taylor e, non appena lo tirai fuori dalla tasca, trovai un suo messaggio:

"Em, Jake è venuto a trovarmi e mi ha invitata a cena fuori. Ritornerò a casa stasera o forse domani mattina. Baci :*"

"Perfetto!" dissi mettendo il telefono nella borsa.

Stavo camminando avanti ed indietro per riuscire a trovare un modo per entrare a casa, quando mi venne in mente che la finestra della mia camera era aperta.

Feci il giro della casa, fino a raggiungere la finestra: era aperta.

"Oh grazie a Dio!" dissi mentre scavalcavo l'infisso.

Entrai e la richiusi alle mie spalle. Faceva freddo e decisi di accendere il riscaldamento. Appoggiai la borsa a terra e, dopo aver preso i libri dallo zaino, mi misi a studiare. Due settimane dopo ci sarebbe stato un altro esame e volevo prepararmi al meglio. Iniziai a leggere le pagine da studiare e a risistemare i miei appunti. Feci anche alcune ricerche su internet per approfondire alcuni argomenti.

Qualcuno bussò alla finestra. Mi resi conto di essermi addormentata sui libri solo dopo aver alzato lo sguardo.

Mi alzai ed andai ad aprire la finestra a Ryan. Ma non poteva entrare dalla porta come tutte le persone comuni?

"Buonasera secchiona." disse facendomi l'occhiolino.

"Buonasera." dissi arrosendo notevolmente.

Si avvicinò a me, mettendomi le mani intorno alla vita. Il cuore iniziò a battere all'impazzata e dei brividi salirono lungo la schiena. Mi sfiorò le labbra con le sue, provocandomi delle scosse in tutto il corpo. Quel ragazzo mi faceva sentire come se fossi in paradiso.
Mi sollevò di peso e mi fece stendere sul letto. Lo guardai mentre richiuse la finestra e spense la luce. Era semplicemente perfetto. Portava i jeans ed una maglia piuttosto aderente, dalla quale si intravedevano i muscoli del suo copro.

"Cosa c'è?" chiese appena si accorse del mio sguardo sognante.

"Nulla." dissi alzando le spalle.

Sorrisi e lui sorrise a sua volta, dirigendosi verso il letto. Alzò le coperte e si mise accanto a me. Mi abbracciò e mi diede un bacio tra i miei folti capelli.

"Come sta la mia piccola stella?" chiese contro la mia testa. Quel soprannome mi fece sorridere e le miei guance presero colore in pochissimo tempo. Fortunatamente era buio e di conseguenza non se ne accorse.

"Sta bene. È un po' confusa per via dei fatti accaduti ultimamente, ma si riprenderà."

"Meglio così. Non mi piace vederla soffrire e soprattutto non mi piace vederla soffrire per colpa mia."

"È abituata a soffrire." dissi senza pensare.
"Ci sono io ora, okay? Stai tranquilla." disse stringendomi ancora di più a sé.

Annuii leggermente e mi voltai per poter guardarlo negli occhi. Mi guardò anche lui ed io ebbi un tuffo al cuore.

"Sei bellissima." mi disse accarezzandomi la guancia. "L'ho sempre pensato, ma solo ora ho avuto il coraggio di dirtelo."

"Davvero?" chiesi scioccata.

"Davvero." disse sorridendomi. "Mi ricordo ancora la prima volta che ti ho vista. Portavi dei jeans ed un maglioncino nero con dei disegni bianchi sulla schiena. Avevi i capelli più lunghi di come li porti ora e quel giorno erano raccolti in una treccia disordinata. Eravamo ancora al liceo e portavi un paio di occhiali neri che coprivano gran parte della faccia.
Io ti guardavo in continuazione, ma tu non feci nemmeno caso alla mia esistenza. Cercai di parlarti più volte, ma tu eri troppo timida per riuscire ad instaurare una conversazione con me.
Quando partii eri tu l'unica persona che mi mancava. Avevo passato solamente una settimana in tua compagnia, ma fu una delle settimane più belle di tutta la mia vita." mi raccontò.

Non pensavo che si ricordasse di quel giorno. Ero convinta che non si ricordasse nemmeno di me. Invece eccolo là, steso accanto a me a raccontarmi tutto nei minimi particolari.

"Mi ricordo di quel giorno." dissi sorridendo all'idea. "La giornata era iniziata malissimo. Mi ero svegliata tardi ed avevo dovuto fare tutto di corsa. Avevo i capelli che erano un disastro e la treccia mi sembrò l'unica soluzione sensata."

"Infatti fu così." disse baciandomi la fronte.

Mi accovacciai a lui, nascondendo la testa nell'incavo del collo. Mi riempii le narici del suo profumo mentre lui giocherrellava con alcune ciocche dei miei capelli.

"Em?" disse ad un certo punto.

"Si?"

"Ti fidi di me, vero?" disse guardandomi negli occhi. "Ho bisogno di chiederti una cosa." continuò dopo che annuii.

"Dimmi." risposi solamente.

"Domani, a scuola, potresti comportarti come sempre?"

"C-cosa intendi?"

"Potresti far finta che io e te... insomma, hai capito."

"Tu vorresti dire che io non dovrei salutari o abbracciarti o cose così?" chiesi turbata.

"Sì, esatto." rispose con un filo di voce.

"Ah, giusto. Ryan Blake non può permettersi di farsi vedere in giro con una sfigata come me." risposi frustrata.

"Em, non voglio dire questo..."

"Sì, invece!" lo interruppi. "Che stupida che sono! Ed io che credevo che t'importasse di me."

"Ma io ci tengo a te, Emma! Darei la mia vita pur di proteggerti. Perciò ti prego."

"No, Ryan. Tu non lo stai facendo per proteggermi. È solo un modo come un altro per cercare di stare lontano da me." dissi alzandomi dal letto.

"Emma," disse affermandomi il polso. "ho bisogno che tu faccia questa cosa, ti prego. Mi basta solo poco tempo, okay?"

"Ma perché?"

"Non posso dirtelo."

"Altre bugie, altri segreti,... Sono stanca di tutte queste cazzate! Cosa vi costa spiegarmi cosa sta succedendo?"

"Em, ti devi fidare di me. È per il tuo bene."

"Mi fido." dissi.

Mi fidavo ciecamente di lui e decisi di fare come mi aveva detta. L'indomani avrei passato una giornata scolastica come un'altra per non fare sospettare nulla a nessuno.

"Mi potresti dire solamente cosa riguarda tutto questo casino?" chiesi.

Mi sembrava impossibile che tutte le persone che avevo attorno sapessero tutto. Iniziavo a pensare di essere l'unica all'oscuro di tutto.

"Em, io non posso..."

"Ryan, ti prego. Sono io la diretta interessata."

"Non posso. L'ho promesso."

"A chi lo hai promesso?"

Ryan abbassò gli occhi. "Ryan rispondimi." insistetti.

"L'ho promesso a tua madre."

Amami (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora