39.

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"Buongiorno piccola stella." disse Ryan al mio fianco non appena riuscii ad aprire gli occhi. Non sapevo nemmeno io il motivo, ma la mattina era sempre più bello del solito. Aveva i capelli spettinati ed arruffati, facendolo sembrare più cattivo. Le labbra erano rosate e screpolate a causa dei baci della sera precedente. Non aveva ancora indossato la maglia, perciò riuscivo a vedere i suoi prefetti addominali, né troppo marcati, ma nemmeno troppo invisibili.

"Vuoi una mia foto?" chiese lui, rendendosi conto della mia piccola ed insignificante perlustrazione.

"A che serve una foto se ti ho già tutto per me?" dissi io, senza nemmeno pesare a cosa dire. Non sapevo nemmeno io da dove fossero uscite quelle parole, ma sicuramente dal mio cuore.

"Oohh!" iniziò a dire lui, "Che ragazza romantica." continuò a dire, prendendomi in giro.

Gli tirai un leggero colpetto sulla spalla prima di ricevere un lungo e desideroso bacio. Non appena le nostre bocche si unirone, le nostre lingue iniziarono a danzare insieme, come se stessero seguendo una sottospecie di coreografia.

Le sue braccia scivolarono lungo il mio corpo, circondandomi in un caldo abbraccio. Le mie mani, invece, giocavano tra i suoi capelli, arrotolandomi i ciuffi tra le dita.

Con un movimento svelto e delicato, spostò il mio corpo sopra il suo, creando una migliore angolazione per l'unione dei nostri corpi.

Le nostre bocche si staccarono e noi, ansimanti e senza nemmeno un filo di fiato, restammo fermi in quella pozione. Era davvero un sogno stare con Ryan e, fino a sei mesi prima, non avrei mai pensato di trovarmi in quel tipo di situazione.

"Ti amo, Em." disse lui, posando la testa tra i miei capelli ed iniziando ad annusarli. Quel semplice gesto mi fece battere forte il cuore, suscitando in me una piccola risata.

"Anche io ti amo." risposi, guardandolo dritto negli occhi. Erano talmente stupendi che avrei potuto passare ore ad osservarli senza mai stancarmi. Ma non solo i suoi occhi, non mi sarei mai stancata di lui. Ormai era diventata una vera e propria droga, soprattutto dopo quello che era successo la sera prima.

Controvoglia, scostai le coperte e, sciogliendomi dal suo caloroso abbraccio, mi alzai dal letto.

"Dove vai?" mi chiese Ryan, alzando la testa dal cuscino. Quel semplice gesto fece contrarre i muscoli, mettendoli in evidenza e, Dio mio, che bella visione.

"A casa." risposi semplicemente, riprendendomi da quel piccolo momento di trans.

"Di già?" chiese lui, assumendo un tono triste nella voce.

Io annuii leggermente e, nel frattempo, decisi di indossare una delle maglie di Ryan perché quella della sera prima non era in condizioni molto adatte per essere utilizzata una seconda volta.

"Quella nera." dissi lui, indicando una maglia poggiata sul bordo della poltrona. I suoi piedi nudi toccarono il pavimento freddo e, con passi leggeri, si avvicinò verso di me.

"E mi lasci solo?" chiese, abbraciandomi da dietro. Le sue braccia forti si strinsero attorno alla mia vita, provocandomi numerose scosse lungo tutta la schiena.

"Eh sì." risposi, girandomi verso di lui e mettendo le mani sul petto, soffermandomi ad osservare i suoi occhi.

"Tu." disse, dandomi un bacio sulla spalla. "Non." continuò, dandomene un altro nell'incavo del collo. "Puoi." aggiunse con un bacio sulla guancia. "Andartene." concluse, stampandomi un ultimo bacio sulle labbra.

"Mi dispiace deluderti, ma devo. Mi sono trattenuta anche fin troppo." dissi, puntando la mano contro il suo petto per darmi la spinta per staccarmi dal suo abbraccio.

Amami (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora