"Devi venire ora!" disse Ryan.
Ero appena tornata a casa quando il campanello suonò. A quanto pare qualcuno aveva fretta di aggiustare i rapporti con suo padre.
"Ryan, sono appena tornata a casa. Fammi almeno riprendere fiato."
"Emma ti scongiuro. Devo farlo ora. Mio padre è l'ultima cosa che mi è rimasta, non so cosa farei senza di lui."
"Ryan ti rendi conto che non parli più con lui per colpa di una macchina? Santo Cielo,...È. Solo. Una. Maledettissima. Macchina."
"Questo per te! Quella macchina è una delle cose più importanti della sua vita: è stata l'ultimo regalo di mamma. È più importante di me quell'affare."
I suoi occhi assunsero un'espressione tra il disperato ed il supplicante, rendendoli qualcosa di veramente irresistibile.
Oh accidenti! "E va bene. Vado a prendere le chiavi e poi possiamo andare." dissi rassegnata.
"Emma grazie, grazie, grazie, grazie e grazie." disse abbracciandomi.
Io chiusi gli occhi, perdendomi in quell'abbraccio meraviglioso. Il suo profumo era qualcosa di stupendo ed era quasi impossibile non avere la tentazione di annusarlo.
Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. Ma che diavolo mi prendeva? Non ricordo di aver mai avuto reazioni simili in tutta la mia vita.
"Sei un'amica." disse guardandomi negli occhi. Sembrava sincero o forse avevo la vista appannata a causa di quell'abbraccio inaspettato.
Feci un mezzo sorriso ed andai a prendere le chiavi.
Bussai alla porta di Taylor che doveva essere a casa considerando l'orario.
"Tay, sto uscendo. Ci vediamo stasera."
"Okay, va bene. Ah, Emma?"
"Si?"
"Molto probabilmente sarò a cena fuori."
"Ah okay. Poi fammi sapere."
Non aspettai nemmeno la risposta. Ryan mi stava aspettando già da troppo tempo per i miei gusti ed io odiavo far aspettare la gente.
"Andiamo?" mi disse appena mi vide arrivare.
"Andiamo."
***
"Ryan quella macchina è molto importante per me e tu lo sai bene!"
Eravamo a casa di Ryan già da una mezz'oretta e ancora non si era risolto nulla.
Io avevo cercato di far calmare George, suo padre, ma senza ottenere alcun risultato.
"Papà ne sono consapevole, ma..."
"Non voglio sentire altre scuse! Io ti ho affidato quella macchina perché mi sono fidato di te. E tu cos'hai fatto? Sei andato a finire contro un albero!" disse passandosi le mani tra i capelli.
Mi sentivo una perfetta intrusa. Quei due urlavano uno contro l'altro, mentre io me ne stavo seduta sul divano nella stanza accanto. Stava diventando tutto troppo imbarazzante per i miei gusti.
Mi alzai e decisi di fare un piccolo "tour" nella casa. Era davvero enorme. Avevo sempre sentito dire che la famiglia di Ryan era piuttosto benestante, ma mai avrei pensato che fosse così benestante. In ogni stanza c'era almeno un oggetto di valore. C'erano collezioni intere di oggettini di cristallo, poltrone rivestite in maniera maestosa, quadri con cornici ornate con chissà quali applicazioni pregiate. Tutto assumeva un aspetto piuttosto antico, ma era una casa semplicemente stupenda. Vi erano anche numerose foto di famiglia appese qua e là nelle stanze. La maggior parte raffiguravano quella che sarebbe dovuta essere la madre di Ryan. Avevo sentito dire che era morta quando Ryan avevo solo dieci anni, ma non mi ero mai interessata più di tanto. George era distrutto per questa perdita e Taylor mi aveva detto che era caduto nell'alcool per un certo periodo. Poi, fortunatamente, si era ripreso per il bene del figlio. Avevo conosciuto George due anni prima, subito dopo il trasloco del mio "amico". Si era dimostrato un uomo in gamba ed anche molto protettivo nei confronti del figlio. In confidenza, mi aveva chiesto di badare a lui ed io avevo accettato, ma, non essendo in perenne contatto con lui, non avevo potuto tenerlo sotto controllo.
"Emma dove sei?" la voce di Ryan mi chiamò dalla cucina.
"Sono qui." risposi sbucando dalla porta.
"Andiamo." Sembrava molto scosso. Molto probabilmente non era andata molto bene con il padre.
"Dobbiamo ritornare a piedi. Sai, mio padre mi ha preso le chiavi della mia macchina per evitare che distruggessi anche quella."
"Oh, okay."
"Almeno possiamo conoscerci meglio. Sono due anni che le nostre porte distano solo due metri ed ancora non conosco il tuo cognome." disse imbarazzato.
Voleva conoscermi. Non potevo crederci.
"È Thompson."
"Emma Thompson." ripeté a voce bassa. "Suona bene."
"Ryan Blake suona meglio."
"Questo era scontato!" disse sarcastico.
Parlammo per tutto il tempo e scoprii che, in fondo, non era il ragazzo stupido-figo di cui tutti parlavano. Anzi, si era rivelato essere un ragazzo molto dolce, intelligente e gentile, caratteristiche che mi fecero innamorare ancora di più.
Me :)
Ciao a tutti! Scusate se mi intrometto nel bel mezzo del racconto, ma sono un po' impicciona.
Essendo la mia prima vera storia, non sono molto esperta e perciò vorrei sapere cosa ne pensate.
Mi farebbe molto piacere.
Scusate ancora,
Alessia♡

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Amami (in revisione)
רומנטיקהUn racconto che parla della storia di una ragazza che ha sempre vissuto in mezzo ai segreti e nel dolore, causato principalmente dalla mancanza di una famiglia. Il suo nome è Emma Thompson ed è una studentessa del college. Emma è follemente innamor...