14.

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"Mia madre?" chiesi stupita.

Com'era possibile? Mia madre era morta sette anni prima.

"Ryan, mia madre è morta. Com'è possibile che tu le abbia promesso qualcosa?"

Lui scosse leggermente la testa. "Ryan cosa significa?" chiesi mentre alcune lacrime iniziarono a scendere.
"RYAN!" urlai per cercare di farlo parlare. "Spiegami che cosa cazzo succede!"

"Emma, non posso. Okay?" disse passandosi la mano tra i capelli. "Non posso." ripeté, "Almeno non ora."

"Ho bisogno di una spiegazione, Ryan."

"Emma, fidati. Ti farà solo del male sapere cosa è realmente accaduto."

"Tu non c'eri quella notte, Ryan! Non c'eri! Non puoi sapere niente."

"Em, io so. So perfettamente quello è successo, ma, a questo punto, non so se tu ne sia al corrente."

"Ero in quella macchina quella notte. C'ero anche io con loro. Ho vissuto tutto in prima persona."

"Emma, non posso dirti niente. Non spetta a me raccontarti la verità." disse aprendo la finestra.

"Buonanotte piccola stella." disse uscendo.
Non gli risposi. Non avevo abbastanza parole per poter descrivere quello che provavo in quel momento.

Perché nessuno mi voleva dire la verità?
Ero già abbastanza stanca di tutte queste bugie anche prima che Ryan si presentasse a casa mia. Poi, cosa c'entrava mia madre con tutto questo? Era morta sette anni prima e, sinceramente, non riuscivo a trovare un nesso logico con tutta questa storia.

Dovevo sapere, avevo il diritto di sapere. Decisi, così, di prendere il telefono e di chiamare Taylor.

"Em? Sono le due di notte, cosa vuoi?" disse appena rispose al telefono.

In effetti non mi ero resa conto dell'orario. Ma in quel momento era l'ultima delle mie preoccupazioni.

"Che cazzo c'entra mia madre?" dissi passando al punto.

"È stato Ryan, vero?"

"Sì e, se permetti, prendendo una spiegazione. O almeno pretendo di capirci qualcosa in questa storia!"

"Emma calmati."

"Calmarmi!? Stai scherzando, vero? Non sto capendo un cazzo di tutto questo casino e vorrei, anzi voglio, una spiegazione."

"Emma è meglio che tu rimanga all'oscuro di tutto. Non insistere, per favore."

Le chiusi il telefono in faccia. Non sopportavo quando faceva così.
Ero incazzata con tutto e tutti. Perché venivo trattata così? Cosa avevo fatto di sbagliato per meritarmi tutto questo?
Ogni volta che camminavo per il centro, vedevo solamente ragazzi felici, con una famiglia, con un vita. Ed io non avevo niente di tutto questo. Quei pochi amici che avevo mi nascondevano qualcosa e mi mentivano in continuazione. Ma, ovviamente, io continuavo a fidarmi di loro come una cretina.

Mi misi sotto le coperte, cercando di prendere sonno. Passai quasi due ore sveglia prima di riuscire a chiudere gli occhi, ma sfortunatamente non fu una nottata piacevole.

Feci sogni confusi e strani e molti di loro riguardavano mia madre. Sognai la notte più brutta della mia vita, quelle che rese la mia esistenza un vero e proprio inferno.

***

La mattina seguente mi svegliai a causa di un messaggio. Mi rigirai nel letto ed allungai la mano verso il comodino.
Sullo schermo del telefono apparve un messaggio da un numero a me sconosciuto.

"Alle 11.30 alla fontana vicino alla chiesa. Ti racconterò io come stanno veramente le cose.
Travis."

Quel nome mi fece venire i brividi. Non potevo credere che stavo per scoprire la verità proprio da lui.
Guardai l'orario: le 10:46. Mi alzai dal letto e mi preparai in meno di un quarto d'ora. La chiesa non era molto distante da casa mia, ma volevo arrivare in anticipo.

Taylor non era ancora rientrata a casa, perciò uscii tranquillamente, senza dovermi subire una delle sue scenate.

Arrivai nel punto d'incontro con nove minuti di anticipo e decisi di sedermi sul bordo della fontana in attesa di Travis.
Guardai la gente che passava davanti ai miei occhi. C'erano signore che portavano a spasso i loro cagnolini, bambini che rincorrevano i piccioni, ragazzi che facevano skate. Era una piazza sempre affollata e piena di vita. Era una caratteristica che adoravo.

"Em?" sentii dire da una voce alle mie spalle. Non credevo che saresti venuta."

"E invece eccomi qui." risposi semplicemente. "Raccontami tutto."

"Em, io non sono tenuto a raccontarti tutto perché non sono parte della tua famiglia. Anzi, sono quello che l'ha rovinata. Perciò ti dirò solo una cosa. Può sembrare insignificante, ma in realtà è il punto chiave di tutta questa storia."

"Travis parla. Mi stai mettendo ansia."

"Em, promettimi che non dirai a nessuno che ti ho riferito io quello che sto per dirti. Soprattutto non dirlo a Ryan. Preferirei evitare di ricevere un altro pugno sul naso." disse passandosi la mano sulla punta del naso.

"Promesso." dissi sinceramente.
Quel ragazzo non meritava tutta quella fiducia, ma era l'unico modo per riuscire ad ottenere almeno un frammento della verità.

Chiuse gli occhi come per prendere coraggio. Sembrava titubante, quasi impaurito di quello che stava per accadere, o forse impaurito dalla mia reazione una volta ascoltate le sue parole.

Mi prese le mani, facendomi mettere in piedi. Mi guardò negli e poi puntò lo sguardo in un punto fisso alle mie spalle.

"Girati." mi disse all'orecchio.

Mi voltai leggermente e guardai il punto che stava fissando fino a pochi secondi fa.

Non potevo credere ai miei occhi.

Me :)

Non posso credere di aver raggiunto oltre mille visualizzazioni. Ho iniziato a scrivere questa storia come "passatempo" e mai e poi mai avrei pensato di poter raggiungere un simile traguardo.

Grazie a tutti voi, grazie di cuore.

Alessia ♡

Amami (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora