9.

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Dopo che Ryan uscì di casa, rimasi da sola. La casa non era molo grande, ma senza nessun altro in circolazione mi sembrava di vivere in una villa.

Quando mi ero trasferita in città due anni prima, avevo girato per il centro in cerca di qualche annuncio riguardante le case in affitto. Avevo trovato molti annunci come "cercasi coinquilino", tra cui uno scritto da Taylor Reed. Vistai la casa il giorno dopo e me ne innamorai subito. Distava cinque minuti dal college ed altrettanti dal centro. Era perfetta.

Taylor si dimostrò fin da subito un'ottima amica ed ero sempre più contenta della mia scelta. Ovviamente, le cose si fecero ancora più interessanti quando Ryan si trasferì nella casa vicino. Avevo già parlato di lui a Taylor e quando le feci vedere di chi si trattasse, mi diede della "buongustaia".

Il telefono squillò e, come lo presi tra le mani, apparve numero sconosciuto.

"Pronto?" dissi rispondendo.

"Emma... ho bisogno di parlarti. Ti prego fammi spiegare." 

Quella voce roca mi fece venire i brividi.

"Travis tu non mi devi spiegare un bel niente. Sette anni fa sei entrato nella mia vita e l'hai rovinata in una sola notte. Hai la più pallida idea di che cosa abbia passato? Io non credo."

"Emma io..."

"No, lasciami finire. Ho passato due anni da una psicologa affinché mi aiutasse a dimenticare ciò che era accaduto. Ma non servì a nulla perché tu eri un pensiero fisso. Eri come un spina conficcata nella pianta del piede. Eri là, nascosto da tutto il resto, ma fuoriuscivi nei momenti meno opportuni. Hai rovinato la mia vita! Te ne rendi conto?"

"È stato sette anni fa, Emma! Sette fottutissimi anni fa!"

"Ed io sono da sette anni che vivo all'Inferno."

"Non puoi dare la colpa a me. Se tu mi avessi dato ascolto..."

"Quindi la colpa sarebbe mia?"

"Io non ho detto questo."

"Oh si, invece. Sappi che non te la caverai così, Travis. Guardati sempre le spalle." dissi chiudendo la conversazione.

La rabbia stava ribollendo dentro di me, mentre la tristezza si stava facendo strada. Le lacrime iniziarono a scivolare dagli occhi una dopo l'altra. Erano lacrime piena di rabbia e tristezza, una combinazione che non passava inosservata. Non si poteva controllare come l'ansia.

***

Mi ritrovai a leggere per la ventitreesima volta il libro che mi aveva regalato mia madre per i miei undici anni. Era un libro per bambini, ma, ogni volta che lo tenevo tra le mani, sentivo la presenza di mia madre accanto. Era bello sentirla vicino.

Ryan era già uscito da un'ora e mezza, quindi doveva essere già uscito dalla lezione. E se gli fosse successo qualcosa?

Cercai di scacciare quel pensiero. La mia testa era già occupata e non potevo permettermi di aggiungere altre cose. Bastava solamente un altro misero pensiero e la mia testa sarebbe esplosa.

Purtroppo, capii che sarebbe successo quando vidi un'ombra fuori dalla mia finestra.

Amami (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora