Un'angelo incompreso

1K 35 0
                                    

In quella stanza nera e buia, troppe volte macchiata di rosso, cercava rifugio dai suoi demoni e dalle paure che da dentro la stavano divorando. Fiumi di lacrime solitarie non erano riusciti a lavare via il dolore che giorno dopo giorno cresceva in lei. Lentamente stava morendo dentro. Sperava in silenzio che qualcuno le tendesse una mano per aiutarla, che qualcuno guardasse in fondo a quei suoi grandi occhi scuri che chiedevano aiuto. Ma nessuno si accorgeva di lei e del suo dolore e così il baratro che la stava inghiottendo si faceva sempre più oscuro e profondo. Ogni giorno era uguale a quello precedente, lei sola e fragile che combatteva un'inutile battaglia con quel demone che la stava consumando. Le pareti che per tanto tempo l'avevano difesa da quel mondo che non riusciva a capirla, ormai non bastavano più. Il dolore era troppo grande e i pensieri troppo neri, doveva trovare un modo per fuggire da quella realtà sporca. E così il primo taglio venne da solo, il sangue rosso cremisi sgorgava dal suo polso e con se portava via il dolore, la rabbia e la tristezza. Era un modo per non stare più male, ogni cicatrice era un giorno superato e ogni goccia di sangue che lentamente cadeva a terra un po' di quel male oscuro che se andava. Era la sua unica amica, quella lama che affondava nella carne, era l'unica che capiva il suo dolore e che con il suo freddo abbraccio la faceva stare meglio. Ma era anche un invito per l'inferno, ad ogni passo violento su quella candida pelle si prendeva un pezzo della sua vita. Lentamente quel piccolo fiore raro che doveva ancora sbocciare stava appassendo, stava sparendo tra l'indifferenza della gente. I suoi occhi si erano spenti, non c'era più speranza in essi, ma solo un immenso e oscuro nulla. Quel dolore fisico era come una droga per lei, era il suo modo per sentirsi viva. Nascondeva le braccia sotto alle felpe, perché quelle cicatrici raccontavano la sua storia e il suo dolore. I tagli si facevano sempre più profondi, sempre più sangue serviva per tenere e bada il demone. Lei non esisteva più, la dolce e timida ragazza che passava interi pomeriggi a sognare a occhi aperti si era trasformata in un fantasma che desiderava solo sparire per sempre. Si era arresa a quell'oscuro male che l'aveva consumata e le aveva tolto la voglia di vivere. Un'ultimo taglio e tutto sarebbe finito, lì dove era cominciato, in quella stanza nera e buia. E cosi la lametta tracciò un'ultimo sfregio su quel corpo ormai vuoto, un'ultimo gesto per liberarsi definitivamente di quella sofferenza. Finalmente era libera, aveva sconfitto il suo demone. Il suo corpo era immerso in quel sangue che per tanto tempo, goccia dopo goccia, aveva scandito il passare delle sue notti. Un angelo incompreso aveva abbandonato questo mondo, un angelo che per troppo tempo aveva vagato da sola per quell'oscura foresta che è la tristezza.

Le Frasi di GiòDove le storie prendono vita. Scoprilo ora