Cheryl's pov
Ed ecco un'altra notte insonne, trascorsa tra pensieri e preoccupazioni.
Il ricordo di Toni è immerso nella mia mente, come il suo tocco, i suoi occhi, letteralmente tutto.
Ho provato più volte a convincermi che andrà tutto bene, che non devo preoccuparmi e che devo solamente aspettare i risultati dell'autopsia, però l'allarme presente nella mia mente non vuole saperne di mettere da parte le ansie e vivere in tranquillità.
C'è qualcosa che mi turba.
Non so dire con certezza cosa, però qualcosa di grave.
Scuoto la testa.
"Va tutto bene, basta farsi paranoie"
Mi alzo dal letto andando a prepararmi un caffè.
Mancano cinque giorni all'autopsia.
Da una parte non vorrei darmi false speranze, però dall'altra credo davvero che essa possa cambiare qualcosa, se non tutto.
Sobbalzo al suono della macchina del caffè.
Mentre vado in sala da pranzo, butto un'occhiata alla finestra.
Il cielo è completamente nuvoloso.
Sospiro sedendomi sulla sedia ed iniziando a sorseggiare il caffè che con quel tempo orribile ha perso ogni traccia di bontà.
Non so letteralmente cosa fare, la mia vita si è fermata, proprio come un film quando viene messo in pausa.
Sono nella nebbia, camminando alla ricerca di una porta che mi conduca fuori da questo incubo che sembra non aver fine.
"Perché il tempo trascorre così lentamente?"
Esco dall'appartamento, decidendo di fare due passi giusto per non deprimermi in casa; vorrei poter andare a fare visita a Toni, però le detenute possono ricevere solo una visita a settimana.
Odio prendere ordini da qualcuno, odio che la mia vita venga comandata a bacchetta.
Camminando per i marciapiedi già caldi a causa del sole, mi imbatto in una pasticceria.
Do un'occhiata alle vetrine piene di biscotti, torte a due e più piani, pastìccini con glasse colorate.
É tutto così radioso.
Colori sgargianti, lucine dappertutto.
Hanno davvero costruito un posto del genere a Greendale?
Forse il sindaco ha voluto semplicemente donare almeno una nota di felicità e allegria in questa città che sennò sembrerebbe una discarica.
Continuo a contemplare quel locale, mentre le poche persone vanno e vengono.
Chissà se la gente che vive qui riesce ad apprezzare questa piccola fessura di felicità.
Mi guardo intorno, soffermandomi sui palazzi con la vernice scrostata.
Ci vivono solo persone anziane oppure gente di mezza età che non vuole o non può cambiare luogo dove vivere; sono legati a questo posto per sempre.
La suoneria del mio telefono mi riscuote dai miei pensieri e mi fa abbassare lo sguardo, terminando così il mio contatto visivo con quei palazzi giganti.
Cheryl: -pronto?-
: -signorina Cheryl Blossom?-
Cheryl: -sì, sono io, che succede?-
È la prima volta che sento quella voce.
: -la chiamo dalla clinica del carcere di Greendale. La sua ragazza, Toni Topaz questa notte è stata aggredita-
Tre parole; tre parole che hanno un effetto immediato nel mio corpo.
Mi siedo sul marciapiede con la testa che gira.
"Lo sapevo"
Me lo sentivo che fosse successo qualcosa.
Cheryl: -in che senso?-
In una situazione normale non avrei mai fatto una domanda così idiota.
: -una sua compagna di stanza stava per soffocarla-
"Perché? Chi mai vorrebbe una cosa del genere?"
Cheryl: -sta bene?-
: -non lo sappiamo, non si risveglia da ieri. Il battito cardiaco è nella norma, e sembra tutto regolare. La chiamerò quando avrò altre informazioni, adesso-
Cheryl: -aspetti, mi dia l'indirizzo, voglio vederla con i miei occhi- dico interrompendolo.
: -non può. Le detenute non possono essere visitate nella clinica-
"Non metterti anche tu contro di me, fammi andare dannazione"
Cheryl: -ha bisogno di me-
: -ha bisogno solo di riposo e di noi medici-
Sto per ribattere ma sento la chiamata terminare.
Ed eccomi un'altra volta con le spalle contro il muro.
"Non sarà di certo un dottore a fermarmi"
Torno di corsa all'appartamento, rischiando di scontrarmi con quasi tutte le persone che incontro.
Metto in moto l'auto.
Trascorro cinque minuti buoni a cercare una possibile clinica qui a Greendale, che alla fine si rivela una sorta di piccolo ospedale per le detenute e i detenuti del carcere.
La mia mente è piena zeppa di domande, ma c'è una che spicca tra le altre.
Toni si è messa contro qualcuno? Ha forse saltato la fila in mensa, messo il sale nell'acqua delle compagne oppure picchiato qualcuno?
Sono azioni stupide che soprattutto lei non farebbe mai, però
Cazzo, io so come sono le detenute.
Per ogni cosa, seppur la più banale, cercano di farti fuori.
Ma perché proprio Toni?
Fortunatamente sono sempre riuscita a distanziare le mie ansie dalla mia testa, sennò ora avrei finito per investire tutti i pedoni e violare almeno una dozzina di regole stradali.
La clinica è come l'ho vista sulla foto del sito.
Tetra, con la vernice scrostata, insomma, una tipica location da film horror.
Rimango per qualche secondo in allerta davanti all'entrata, come se da un momento all'altro, da quella sorta di manicomio possa uscire un'infermiera zombie con un coltello, cercando di uccidermi.
Apro la porta che cigola.
Non c'è una reception, soltanto un grande spazio che sembrerebbe una sala di attesa.
Ci sono pochissime persone, perlopiù dottori ed infermiere che vanno di qua e di là come formiche laboriose.
: -ha un permesso?-
Mi giro verso la voce che ha parlato, trovandomi di fronte una donna di mezza età, che gioca nervosamente con le dita delle mani.
Cheryl: -cosa?-
: -ha un permesso per entrare?-
È talmente magra che mi sorprende come faccia a stare perfettamente eretta e con la schiena dritta quasi avesse ingoiato una scopa.
Mi mordo la guancia davanti a quel pensiero stupido e completamente fuori luogo.
Cheryl: -io, sì-
Fa una faccia sorpresa.
: -capisco-
Cheryl: -non si aspettava che una come me potesse entrare?-
Sbianca ancora di più.
Odio colpire i punti deboli delle persone senza una motivazione, però questa è una questione di vita o di morte.
: -no no, io prego, le camere sono al secondo piano- dice balbettando.
Detto questo si allontana velocemente, quasi avesse paura che possa strozzarla.
Salgo le scale guardandomi talvolta intorno nella speranza di non incontrare medici o infermiere che potrebbero essere leggermente più determinati a non farmi entrare.
Lungo il corridoio non c'è anima viva, solo lamenti lontani delle pazienti oppure qualche rumore di passi all'interno delle camere.
Le camere.
Non ho pensato a questo dettaglio.
Avrei dovuto chiedere a quell'infermiera in che stanza fosse Toni.
Riuscirò mai a fare qualcosa senza fare un passo falso?
Probabilmente no.
Le camere non sono tante, però non posso entrare in tutte e controllare.
Continuo a camminare per il corridoio, aspettandomi un dono divino che mi indichi la stanza di Toni.
"Dove sei?"
Non mi azzardo neanche ad entrare in una stanza a caso, dato che la mia fortuna fa davvero pena e non voglio farmi beccare da un'infermiera.
Se qualcuno dovesse vedermi qui, probabilmente passerei guai seri visto che le pazienti qui, sono tutte delle detenute.
"Tutte tranne te"
Arrivo alla stanza numero 50, con il morale a terra.
Tornare al piano di sotto e chiedere alla segretaria il numero della stanza, è fuori discussione, credo che anche una come lei capirebbe che tutta questa storia sia sospetta.
"Ragiona"
Toni probabilmente è stata l'ultima paziente ad arrivare.
Non sono sicura, però le camere potrebbero essere ordinate in base alla data dell'arrivo delle pazienti.
Guardo la targhetta con sopra impresso il numero 50.
"Prendi il rischio o perdi la chance"
Abbasso la maniglia entrando nella stanza.
Si presenta come una solita camera d'ospedale, con le tende bianche, i letti scomodi, armadi di plastica addossati alle pareti.
Sui letti ci sono due persone.
Una donna di mezza età e una ragazza.
Capelli biondi, occhi chiusi, sdraiata a pancia in giù.
"Non sei tu TT"
La donna si gira verso di me e solo in quel momento noto che nella stanza è presente un'altra persona.
Un'infermiera per l'esattezza.
Cheryl: -scusi, io-
: -chi è lei?-
Cheryl: -sono venuta a visitare la mia ragazza, Toni Topaz. A quanto pare ho sbagliato stanza, potrebbe dirmi dov'è?-
: -stanza undici-
Cheryl: -in che condizioni sta?-
: -ha un permesso?-
"Di nuovo"
Cheryl: -no, ma il dottore ha detto che non fosse necessario, perciò- dipingo sul volto un'espressione docile ed innocente.
: -mi faccia controllare un attimo-
Inizia a sfogliare una sorta di libretto.
Colgo quel momento di distrazione per uscire velocemente dalla stanza e fiondarmi verso l'obiettivo che mi sono prefissata dall'inizio.
Toni.
: -signorina!- mi urla dietro.
Ormai non sento più la sua voce, corro libera verso quella dannata stanza all'inizio del corridoio.
L'infermiera urla altre parole che però non toccano la mia mente, che è ormai libera, in un campo di fiori profumati, incurante di tutto e tutti.
Supero le tre stanze che mi separano da quella dove c'è Toni.
Altri due passi.
Un ultimo passo.
La mia mano sulla maniglia.
Ed in un secondo tutto cambia.
Mi ritrovo in un cubo nero, che si rimpicciolisce a poco a poco.
I fiori sono appassiti, l'aria si è fatta pesante, tutto intorno è avvolto da una nube che preme sulla mia mente.
Tutto continua a rimpicciolirsi.
Provo a liberarmi, provo a urlare, uscire da quella stretta possente che mi trattiene, privandomi della mia libertà, della mia vita.
Della mia felicità.

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After the spark
RomanceSequel di "before the spark" Le loro strade si sono definitivamente divise, forse per sempre. La vita di entrambe è cambiata completamente. Una telefonata, una morte, un evento tragico. Sono questi gli eventi che segneranno le nostre protagoniste.