Ti ucciderò

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Cheryl's pov
Vuota.
Ecco come mi sento dopo aver sentito le parole dell'agente.
Vuota come il giorno della morte di Jason.
Vuota come ogni volta che una delusione si manifesta nella mia vita.
Il mondo intorno a me è diventato in bianco e nero.
L'aria mi brucia i polmoni.
Mi sento come se la mia testa fosse piena di sabbia, come se potesse staccarsi dal collo da un momento all'altro, e cadere a terra con un tanfo, senza vita.
Senza vita, ecco come mi sento.
Tutte le persone si muovono intorno a me in un turbine di colori, corpi e suoni.
Si muovono tutti tranne me.
Io non riesco a muovermi, né a parlare.
: -vuole un bicchiere d'acqua?-
Alzo leggermente lo sguardo verso la voce che ha appena parlato.
Una donna, che mi guarda preoccupata.
Cerco di fare di no con con la testa, ma essa non si muove neanche di un millimetro.
: -tenga-
Alla fine mi ha preso comunque un bicchiere d'acqua, che ora mi sta porgendo a pochi centimetri dalla mia mano.
Cheryl: -grazie- riesco a sussurrare, afferrando il bicchiere, sentendo il suo peso tra le mani e portandomelo alla bocca per bere qualche sorso del liquido freddo contenuto al suo interno.
: -va tutto bene cara?-
Se va tutto bene?
No, decisamente no, però far finta che tutto vada a meraviglia senza iniziare a spiegare tutti i miei problemi, è molto più facile, perciò riporto lo sguardo sulla donna ed annuisco debolmente.
Come avrei mai potuto raccontare a qualcuno che l'affermazione di poco prima mi abbia totalmente squarciato il petto e cavato via il cuore?
Mi sorride e torna a sedersi dietro il bancone della segreteria.
Lei almeno ha un posto dove andare, cose da fare.
Io no.
Devo rimanere qui, con la paura che Toni sia davvero coinvolta in tutta quella faccenda riguardante l'omicidio.
Magari ha davvero ucciso quel tipo del quale ha parlato l'agente.
Punto gli occhi sul pavimento.
No, lei non avrebbe mai potuto.
Non so come sia diventata in questi anni e fino a quanto si sia spinta, però non avrebbe mai fatto quello di cui è accusata.
Rimane sempre la mia ragazza, dolce e che non farebbe del male ad una mosca.
"A meno che non gliene se presentasse la necessità"
Magari quell'uomo ha fatto qualcosa che le abbia dato fastidio.
Però arrivare addirittura ad ucciderlo.
No, deve esserci un'altra spiegazione a tutto.
Butto il bicchiere ormai vuoto nel cestino e riprendo a giocherellare con le mani sudate, lo sguardo fisso sul pavimento.
Vedo le mie gambe premute contro la sedia, i braccioli sotto le mie mani, eppure non li sento.
Non sento niente di niente.
Tutto riprende a muoversi a rallentatore.
I poliziotti che vanno e vengono.
Genitori preoccupati che vengono a riprendere i loro figli, forse per una rissa nel parco oppure un furto in un negozio di abbigliamento, insomma i soliti piccoli crimini che i ragazzi di quindici o sedici anni possono compiere.
Più di una volta noto la segretaria lanciarmi fugaci occhiate preoccupate, a quanto pare non tutti che vengono qui hanno la pelle pallida come un cencio e l'atteggiamento da zombie.
Ho la nausea, la testa mi lancia delle fitte talvolta insopportabili.
Decido di alzarmi da quella sedia, sennò impazzirò in questo ufficio di polizia.
Non so ancora come io abbia fatto a convincere l'agente a farmi venire con loro.
A quanto pare quello è stato l'ultimo momento in cui riuscivo a capire qualcosa prima di perdere completamente la mia vitalità.
Non posso vedermi allo specchio, e penso sia anche una fortuna visto che probabilmente vedrei una donna pallida, con i capelli scompigliati ed il trucco quasi completamente rovinato a causa delle lacrime.
Quanto vorrei tornare indietro nel tempo di una settimana e cercare di convincere Toni ad andare ad affittare una camera d'albergo a Riverdale, al posto di andare in quella città fredda e desolata.
"Che stupida"
Mi prendo la testa tra le mani, mentre inizio a fare avanti e indietro lungo il corridoio.
I poliziotti talvolta mi squadrano, come a domandarsi cosa ci faccia una ragazza così bella in un posto del genere.
Io non ci faccio troppo caso, continuo a guardarmi le scarpe, con lo stomaco in subbuglio e la testa che rischia di scoppiarmi, cosa che non sarebbe male, almeno mi prenderei una pausa da tutti i pensieri che mi stanno letteralmente distruggendo.
"Cosa hai fatto realmente Toni?"

Toni's pov
: -signorina, glielo chiedo per un'ultima volta, conosceva un certo Arthur Carroll, di quarantatré anni, residente a Greendale e deceduto esattamente due mesi e mezzo fa?-
Fumo, tanto fumo.
Qualche bicchiere di troppo.
Musica a palla che rimbomba nelle orecchie.
Ecco gli ingredienti per un caos perfetto.
Tutti gli odori, i suoni, sono ovattati.
Non capisco più nulla, dove sono, come sono arrivata fin qui.
Ricordo a malapena il mio nome e cognome, figuriamoci in che via si trova questo locale e quanti drink io abbia bevuto.
Una cosa però è certa, non pochi.
Cammino per la mia strada, cercando una porta per uscire da quell'inferno e assaporare l'aria fresca.
Qui l'aria è tutta impregnata di fumo e alcool.
Se non esco alla svelta penso che vomiterò e sverrò proprio qui.
"Si può vomitare mentre si è svenuti?"
Ridacchio alla mia stessa domanda.
"Chissà se il pavimento è morbido, sembra così invitante"
Attraverso un mucchio di persone ubriache fradicie come me, cercando invano l'uscita.
"Cazzo quanta gente"
Vedo una ragazza abbastanza bella, oppure bellissima, non riesco a capirlo visto che la mia mente è annebbiata da chissà quali pensieri del cavolo.
Faccio altri cinque passi, o forse dieci, chi può dirlo, e vado a sbattere contro qualcosa.
Alzando lo sguardo, noto che è in realtà un qualcuno.
Toni: -ma ciao- dico ridacchiando.
È un uomo più o meno di quarant'anni.
Ha l'aria minacciosa, ma stranamente a me fa solo ridere.
: -fuori dai piedi ragazzina-
Toni: -sennò vecchione?-
Quando riporta i suoi occhi su di me, sono iniettati di sangue, furiosi.
: -non penso tu voglia problemi Serpent del cazzo-
Toni: -cosa hai detto?-
I miei pensieri diventano lucidi per un secondo, il tempo di mettere tutta la rabbia possibile in quella frase.
: -penso tu abbia sentito bene, Serpent del cazzo- ripete.
Non so come, né con quali forze però in poco tempo mi ritrovo su quell'uomo, a spaccargli la faccia.
Arriva il buttafuori che cerca di separarci.
Toni: -ti ucciderò, pezzo di merda-
Questa è l'ultima cosa che riesco a dire a quel coglione prima che mi buttano fuori dal locale.
Chiudo gli occhi per qualche istante.
Toni: -no, non conosco nessuno che si chiami così-

After the sparkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora