Abbraccio materno

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Cheryl's pov
Ben: -a quanto pare è arrivato prima di noi-
Siamo tutti in piedi davanti al cadavere.
L'agente ha già chiamato un'ambulanza, perciò tra poco verranno a prenderla.
Mi fa strano vedere la donna con la quale ho parlato pochissimo tempo fa, distesa sul pavimento, in una pozza di sangue, priva di vita.
È stata cosi gentile ad ascoltarci quel giorno.
Cheryl: -no, io non ce la faccio-
Esco dall'ufficio sedendomi su una sedia vicino alla cassa.
Betty mi viene accanto mettendomi una mano sulla spalla.
Cheryl: -non avrà neanche esitato, l'ha uccisa e basta, come carne al macello, poi sarà uscito come nulla fosse, così come quando ha ucciso quell'uomo-
Betty non dice nulla, rimane a fissare il vuoto.
Cheryl: -sarà stato lui a dire a Jenna di uccidere Toni. Una morte in più, una morte in meno, non gli cambia nulla. Quella donna avrà avuto una famiglia, magari dei figli o dei nipoti e ora probabilmente non sanno neanche che sia morta. Davvero a quel tizio non importa nulla di nessuno? Ma certo, mia madre gli pagherà cifre esorbitanti per eseguire i suoi capricci-
Sentiamo le sirene dell'ambulanza in lontananza.
Presto questo corpo pallido sarà sotterrato, dimenticato dalla luce del sole e dal cielo, dimenticato dalla vita.
Mia madre si sta spingendo fin troppo oltre.
Uccidere una persona completamente innocente.
: -a quanto pare si è portata tutte le informazioni nella tomba-
Cheryl: -le pare il momento di scherzare?-
: -no, però la sua vita ormai è giunta al termine, mentre la nostra prosegue. Ormai non possiamo fare nient'altro per lei, ma per Antoinette invece sì-
Odio ammetterlo però devo dargli ragione.
Toni è ancora lì dentro.
Betty: -oddio-
Cheryl: -cosa?-
Betty: -hanno rintracciato tua madre-
Ben: -così in fretta?-
Betty: -dicono che suo marito, quello in vita, almeno per ora, si spera, l'abbia chiamata raccontandole tutto. Trovarla non è stato difficile, e lei non ha opposto resistenza, hanno trovato un aereo subito, perciò dovrebbero arrivare tra non molto-
Cheryl: -quando?-
Betty: -dovrebbero essere qui tra tre ore-
Prendo un bel respiro.
Tra poco la rivedrò e devo dire che la cosa non mi entusiasmi affatto.
Probabilmente mi riderà in faccia.
Se potessi scegliere, non sceglierei mai di incontrarla, di vedere i suoi occhi che mi guardano con disprezzo puro, però non ho scelta, quindi mi tocca incontrarla.
Sono anni che non la vedo.
"Sarà cambiata?"
Non mi ricordo quasi la sua voce, anche se gli unici ricordi che ho, sono di quando mi urlava contro.
Bei ricordi insomma.
Se ci penso, non abbiamo mai trascorso una giornata insieme, forse quando ero molto piccola, però non ne sono neanche tanto sicura.
Preferiva andare a fare shopping, oppure starsene in camera a leggere, di me non gliene importava nulla, come anche a mio padre del resto.
Betty: -bene, adesso ci tocca solo aspettare-
Trascorrono queste tre ore interminabili, dove io mi torturo le mani dentro l'ufficio dell'agente dove porteranno mia madre.
Non riesco a reggere tutta quest'ansia.
Avrò già bevuto cinque bicchieri d'acqua perché ho la gola secca e sinceramente non voglio rimanere senza parole quando la vedrò.
Anzi, dovrei volerle dirgliene quattro, però non mi viene in mente nulla.
Non voglio scagliarmi contro di lei, equivarrebbe a farla vincere.
Mia madre ed io abbiamo sempre avuto questa rivalità.
Una cercava di far andare fuori di testa l'altra e viceversa, anche se penso di aver vinto definitivamente.
La migliore tattica per far andare fuori di testa una madre omofoba?
Dichiararsi lesbica.
Ho cercato in tutti i modi di nasconderglielo, però alla fine la verità esce sempre, perciò ho guadagnato la vittoria senza nessuno sforzo.
: -arrivano-
Non credevo di arrivare a questo momento, pensavo che sarei impazzita prima, proprio in questo ufficio.
E invece no, devo sorbirmi mia madre.
"Quanto tempo mamma"
Ed eccola lì.
Accompagnata da due guardie, con le mani dietro la schiena, vestita con un completo costosissimo e i capelli perfetti.
Non ho dubbi che abbia convinto a trasportarla in business class.
: -potete andare- dice rivolto alle guardie, poi si gira verso di me.
Lo guardo con le forze che sembrano abbandonarmi, risucchiate da quella donna che mi guarda con superiorità.
: -vi lascio sole, per ogni cosa sono qui fuori-
Annuisco leggermente, non spostando gli occhi da quella figura alta e minacciosa che mi fissa a sua volta.
Quando la porta si richiude, l'essere che un tempo chiamavo madre, scoppia in una fragorosa risata.
Penelope: -avevo sentito che Greendale fosse oscena come città, però non credevo così tanto-
Cheryl: -allora è perfetta per te suppongo-
"Mantieni la calma, non farla vincere"
Penelope: -forse sì, forse no-
I suoi occhi sono gelidi come sempre.
Nessuna emozione, nessuna debolezza, nessun rimpianto per ciò che ha fatto.
Penelope: -tu come te la passi invece?-
Stringo il pugno senza farglielo notare.
Cheryl: -alla grande- dico sarcasticamente.
Apre bocca per dire qualcos'altro ma io la precedo.
Cheryl: -perché lo hai fatto?-
Il suo sguardo si fa serio.
Si siede sulla sedia di fronte a me.
Non abbandona mai la sua postura perfettamente dritta, con la testa leggermente alzata verso l'alto.
L'emozione prende il sopravvento.
Cheryl: -perché? Cosa ti ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Perché hai incastrato Toni e non me?-
Penelope: -perché incastrare Toni ti avrebbe fatto soffrire di più-
"Sbaglio o si è appena mostrata insicura?"
Cheryl: -perché mi vuoi rovinare completamente la vita?-
Penelope: -perché tu hai rovinato la mia-

Penelope's pov
Grace: -quindi il nostro sarà un per sempre Penny?-
Penelope: -sì, lo sarà-
Posa le sue labbra sulle mie, e forse quella è stata l'ultima volta in cui sono stata felice.
Tre settimane dopo.
: -Penelope, andiamo. Sai bene cosa succederà se non obbedisci- dice portandomi verso l'altare.
Vedo Clifford già lì che mi sorride, vestito in modo impeccabile.
Facciamo le nostre promesse, anche se non ascolto nulla; la mia bocca pronuncia automaticamente le parole che mio padre mi ha costretto ad imparare a memoria.
Tutti i miei pensieri sono altrove, da Grace, mentre siamo nel suo letto, a guardarci negli occhi e sorridere, mentre siamo felici.
L'ultima volta che l'ho vista è stata quando siamo entrati nella chiesa.
Mi ha guardata con gli occhi pieni di lacrime.
Quegli occhi verdi che non scorderò mai. Quegli occhi pieni di felicità, ma che ora sono spenti e vuoti.
E la causa di tutto sono io.
"Non me lo perdonerò mai. Scusami Grace, scusami tanto"
Sono ancora giovane, ho finito la scuola solo quest'anno, ho ancora tutta la vita davanti, e invece no.
Costretta ad un matrimonio combinato, con un uomo per di più, che non mi piace e che probabilmente non mi piacerà mai in tutta la mia vita, però non ho diritto di parola, a meno che non voglia essere uccisa da mio padre.
: -bene, ora può baciare la sposa-
È stata quella la frase che ha segnato la fine della mia libertà e l'inizio dell'inferno.

Cheryl's pov
Non ho parole.
Non mi aveva mai raccontato nulla del genere.
Anzi, non ci siamo quasi mai parlate se non per litigare.
Cheryl: -quindi sei-
Penelope: -sì, ma non pronunciare quella parola-
Guardo i suoi occhi, sicura di trovarci il ghiaccio, e invece no.
Sono lucidi.
In essi scorrono mille emozioni, per la prima volta.
Tristezza, dolore, infinito dolore, e soprattutto rimpianto.
Penelope: -vederti felice con quella ragazza, mi uccideva, impazzivo e ogni volta che vi vedevo insieme, vedevo me e Grace al posto vostro e l'amore che non abbiamo mai potuto avere. Lo ammetto, da una parte ero invidiosa di te, infinitamente invidiosa, dall'altra volevo proteggerti, lo so, può sembrare stupido, però è così. Avevo paura della società, di tuo padre. Poi quando è morto, era ormai troppo tardi, l'invidia era diventata parte di me, perciò ho continuato a renderti la vita un inferno-
Deglutisco.
Cheryl: -e allora perché hai organizzato anche tutto questo?-
Scuote la testa.
Penelope: -non lo so e probabilmente non lo saprò mai, forse è stato un capriccio, forse le mie emozioni hanno avuto la meglio, non lo so-
Cheryl: -è morta una persona innocente e anche Toni avrebbe potuto morire-
Penelope: -non sarebbe morta. Avevo esplicitamente detto a Jenna di non ucciderla. Riguardo all'altra donna, non ne sapevo nulla fino ad ora. Quello è stato lavoro del mio socio-
Non so cosa pensare.
Non mi fa pena, però la rabbia che avevo prima se n'è andata.
Ha rigirato la situazione, questo è sicuro, però credo di poterla capire.
Ha avuto una vita infelice.
Non più della mia, che è stata resa un inferno da lei stessa, però comunque infelice.
Il dolore è soggettivo, perciò non posso dire di comprenderla o meno.
Aveva paura di morire.
Suo padre l'aveva più volte minacciata e visto che lavorava nella polizia, sporgere denuncia sarebbe stato inutile.
Le lacrime scorrono lungo le sue guance truccate.
Cheryl: -dove si trova il tuo socio? Sappiamo che è qui da qualche parte-
Scuote la testa.
Cheryl: -senti, abbiamo tutte le prove, lo troveremo. Oggi, forse domani, oppure tra una settimana o due però lo troveremo. Da te dipende solo quando. Vuoi dirmi dov'è oppure vuoi continuare a rovinarmi ancora la vita? Non credi di aver fatto già abbastanza?- questa volta sono io ad avere il tono gelido.
Cerco altre frasi con le quali ferirla, però non ce n'è bisogno.
Si alza dalla sedia.
Penelope: -fuori città c'è un pub, il London Pub, vive lì-
La guardo con riconoscenza e mi precipito verso la porta.
Penelope: -Cheryl-
Mi volto e mi ritrovo tra le sue braccia.
Poggio automaticamente la testa sulla sua spalla.
Ecco cosa vuol dire essere abbracciati dalla propria madre.
Quell'abbraccio caldo che sembra risucchiarti da tutti i problemi.
Quell'abbraccio che ho sempre desiderato.

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