Inferno

568 37 86
                                        

Toni's pov
E così sono trascorsi i tre giorni nei quali si sarebbe deciso il destino di Cheryl.
Oggi non ho dormito, sono stata col telefono in mano tutta la notte, aspettando che magari l'ospedale mi avrebbe chiamata prima, invece niente.
Né un'email, né una telefonata.
Alle sei ho deciso di alzarmi dal letto ed iniziare la mia giornata così, con mille dubbi e zero speranza.
Sono andata da Cheryl tutti i giorni, ho provato a parlarle, stringerle la mano, l'ho anche baciata, sperando che succedesse come nella favola della bella addormentata, però no, lei è rimasta nel letto immobile con la macchinetta che continuava ad emettere il solito beep che inizia già a starmi sui nervi, se non fosse che indica il battito della mia persona.
Da quando Cheryl ha smesso di vivere, anche la mia vita ha avuto la sua fine.
Sembro un fantasma in un mondo pieno di gente viva.
Forse è questa la mia tortura per aver fatto chissà cosa, guardare le altre persone felici mentre io sto letteralmente morendo.
Non posso continuare così.
Non posso negare di aver avuto pensieri suicidi.
Ero anche salita sul tetto per porre fine alle mie sofferenze, come avevo già fatto tempo fa, ma anche questa volta non ho avuto il coraggio.
Sono una buona nulla.
Non sono neanche capace di buttarmi da un fottuto palazzo e schiantarmi contro il terreno, continuando poi a dissanguarmi fino a quando non esalerò il mio ultimo respiro.
Ho sempre pensato che la morte fosse come una benedizione.
È come tornare nel grembo materno, ti senti protetto, non ci sono problemi.
Sei finalmente in pace.
La morte mette un punto su ogni cosa, tranne che sui ricordi.
I ricordi delle persone che piangono i loro morti non si spegneranno mai.
Saranno sempre vivi.
E se io sono ancora qui è perché tengo troppo ai miei ricordi.
E se Cheryl dovesse svegliarsi e venir a sapere che la sua ragazza si sia suicidata, non reggerebbe un tale dolore.
Finiremmo come Romeo e Giulietta, una fantastica storia d'amore finita con una tragedia.
Non voglio che i nostri amici ci ricordino così.
Voglio che ci ricordano di come stavamo bene insieme, dei nostri baci rubati durante le feste, dei nostri sguardi innamorati.
Perciò quel giorno, sul tetto, ho preso tutta la forza di volontà che avevo e sono tornata a casa, a piangere, bagnando con le mie lacrime cuscini e lenzuola.
Ed ora sono qui ad abbuffarmi di cereali contro la mia forza, perché devo mangiare e non posso perdere peso, diventando così ancora più debole.
Devo andare avanti, sperare che vada tutto bene.
I risultati dovrebbero arrivare a momenti, oggi è il così detto giorno della verità.
Saprò se la vita ha in serbo per me un'altra sorpresa, oppure se andrà tutto bene e tra pochi giorni Cheryl si dimetterà e noi torneremo alla normalità.
Decido di scendere un attimo per andare alla tabaccheria sotto casa.
Non c'è quasi mai gente, solo dei vecchi che si ritrovano a bere e fumare insieme mentre giocano a carte.
Evito tutti e mi dirigo direttamente alla cassa, prendendo un pacchetto di sigarette.
: -qualcos'altro?-
Toni: -no grazie-
Pago e sto per andarmene quando ci ripenso.
Toni: -in effetti ci sarebbe qualcosa. Mi potrebbe dare anche una lattina di birra?-
: -arriva subito-
La prende dal frigo e me la porge.
Prendo di nuovo il portafoglio ma lui mi ferma con un gesto della mano.
: -offre la casa- dice sorridendomi.
Gli sorrido di rimando ed esco dal locale tornando a casa.
Non so se la sua fosse una battuta d'abbordaggio o meno, ma sinceramente non mi interessa.
In questo momento ho solo una persona che occupa la mia mente e se anche quel tizio vuole entrarci, dovrebbe riportarmi Cheryl viva e vegeta, sennò può anche scordarsi di sfiorare anche il minimo dei miei pensieri.
Accendo la sigaretta, mi sdraio sul divano e apro la lattina.
Mi tornano in mente i ricordi di quando Cheryl ed io ci eravamo lasciate ed io passavo le mie giornate in questo modo, fumando e bevendo fino a non ricordarmi più niente.
Non voglio fare la stessa fine anche oggi, perciò mi limiterò a fare qualche sorso e qualche tiro, niente di più.
Cheryl mi avrebbe già preso di mano la sigaretta e l'avrebbe buttata fuori dalla finestra, dicendo quanto fosse poco salutare e facendomi una ramanzina chilometrica.
"Quanto mi manchi cazzo"
Decido di non pensarci per non piangere di nuovo visto che gli occhi mi bruciano e sono completamente rossi.
Mentre finisco di bere la birra, squilla il telefono.
Il mio cuore perde un battito.
La lattina mi casca dalle mani.
Prendo il telefono tremando tutta.
Toni: -pronto?-
: -signorina Topaz, salve, abbiamo i risultati riguardanti la sua ragazza-
Mi accorgo solo ora che non sto respirando, perciò faccio un bel respiro e prendo il coraggio di rispondere.
Toni: -devo venire all'ospedale?-
: -sarebbe meglio, sì-
Toni: -mi dia dieci minuti e sono lì-
Attacco la chiamata e chiamo subito il taxi.
Mi metto una felpa visto che fuori fa abbastanza freddo e mi fiondo giù per le scale quasi inciampando.
Apro il portone e vedo che il taxi è già arrivato.
"Grazie a dio"
: -dove andiamo?- mi chiede l'autista.
Toni: -ospedale di Greendale-
Inizia così la corsa contro il tempo, che più che altro mi sono imposta io visto che i risultati sono già arrivati e posso prendermela anche con calma, però non voglio aspettare neanche un secondo in più, voglio sapere tutto, voglio che la verità mi schiacci completamente.
Mi sono stancata di vivere nell' ignoranza, mi sono stancata di non sapere nulla.
Voglio sapere se c'è ancora qualcosa per cui vale la pena sperare, oppure se è tutto perduto ed io devo abbandonarmi al mio destino.
Vedo l'ospedale che si staglia in lontananza.
Mastodontico, come una fortezza.
Una fortezza che ora assedierò costi quel che costi.
Mi ci fionderò dentro, con tutti i miei dubbi, tutte le mie paure e le mie insicurezze.
Ancora non so come ne uscirò fuori.
Distrutta o magari con un enorme sorriso stampato sulle labbra, sapendo che Cheryl sta bene.
Pago il tassista e mi incammino verso l'entrata.
Non saluto nessuno, tutte le persone che incontro sono irrilevanti al momento.
Salgo le scale, non staccando gli occhi da terra.
Ed ecco la porta dell'ufficio del medico.
Busso e mi dice di entrare come le volte precedenti, stessa voce, stessa intonazione.
Apro la porta e lo ritrovo come sempre ad esaminare delle carte.
: -salve, può sedersi- il suo tono neutro mi mette ansia. Non fa trapelare nessuna emozione quell'uomo.
Toni: -allora?-
: -ho esaminato le carte, più e più volte, nella speranza che qualcosa fosse sbagliato, però non ho trovato nulla-
Poggia la cartella e mi guarda dritto negli occhi.
: -la situazione della sua ragazza in questi giorni è peggiorata. Anche se non si può vedere dall'aspetto fisico, le analisi, hanno confermato la mia paura, mi spiace ma già da stamattina la sua ragazza è entrata in coma-
Sbatto le palpebre, più e più volte, come se servisse a cancellare quella frase dalla mia testa.
Toni: -no, non è possibile-
Scatto in piedi.
Toni: -sta mentendo. Non è vero, stava bene, l'ho vista tutti questi giorni. Cosa le avete fatto?- grido.
Lui abbassa lo sguardo.
: -mi dispiace-
Non può essere vero.
Esco dal ufficio come una furia, corro per i corridoi, entro nella sua stanza e trovo il suo letto vuoto.
Un'infermiera passa lì vicino.
Toni: -la ragazza che stava qui, Cheryl Blossom, dov'è?-
: -l'hanno trasferita nel reparto di terapia intensiva, al secondo piano stanza ventidue-
Salgo di nuovo le scale, veloce come non mai.
Il mio cuore batte talmente forte che potrebbe uscirmi dal petto.
Entro nella stanza e la trovo lì.
Collegata ad un'infinità di macchine che emettono gli stessi suoni di quella che aveva prima, solo che sono più intensi, come a ricordare a tutti che questa persona è talmente debole che non può vivere autonomamente.
Un cartello sopra il muro dice paziente in coma, terapia intensiva. Gli accompagnatori sono pregati di entrare solo con un permesso.
Mi fiondo su di lei.
Mi metto in ginocchio davanti al suo letto prendendole la mano e stringendola.
Toni: -Cher svegliati, ti prego, apri gli occhi-
Nulla.
Toni: -Cheryl, non lasciarmi sola. Torna da me ti supplico, torna da me-
Le voci rimbombano nella stanza mentre la paura, la rabbia, la tristezza e la delusione prendono possesso su di me.
Se ora mi chiedessero quale sia la tortura peggiore risponderei, questa.
Vedere la tua metà senza vita e non poterci fare nulla, perché sei impotente.
Impotente di salvarla e riportarla da te.
E mentre le lacrime scorrono numerose sul mio volte, nella mia testa continua a ripetersi sempre la stessa frase.
Bentornati all'inferno.

After the sparkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora