Molti incontri

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La mattina dopo mi svegliai al sorgere del sole, afferrai un libro e passai in cucina a prendere qualcosa da mangiare. Mi piazzai su una panchina all'esterno del padiglione principale sgranocchiando la fetta di torta che ero riuscita a salvare prima che passassero gli hobbit. Aspettavo Legolas e i nani di Erebor, sarebbero dovuti arrivare quel giorno convocati da Lord Elrond. Elladan mi aveva infatti raccontato, quando ci allenavamo, che il padre aveva convocato un Concilio.

Il sole salì nel cielo, i suoi raggi mi accarezzavano dolcemente. Nel vento che faceva stormire e cadere le foglie intorno a me si sentiva l'inverno che si preannunciava ma il sole era ancora caldo.

Sentii gli zoccoli di un cavallo arrivare ma quando alzai gli occhi vidi che era un uomo. Alto, con ricchi vestiti. Gli occhi grigi e i capelli neri. Aveva un grande scudo rotondo e dalla cintura gli pendeva, insieme alla spada, un grosso corno da guerra. Sui bracciali decorati aveva lo stemma dell'albero bianco con le sette stelle.

"Un uomo di Gondor!" pensai mentre lo studiavo con attenzione. Ero andata nel reame di Gondor solo una volta, molto tempo prima, a Minas Tirith quando ancora il padre di Denethor, Ecthelion, regnava. Il nuovo arrivato non era niente male e dalla postura si vedeva che era un militare e abituato ad essere obbedito.

Lasciai che Lindir facessi gli onori di casa, riprendendo a leggere. Ma non feci nemmeno in tempo a scorrere due righe che mi sentii osservata. Alzai gli occhi e vidi che l'uomo mi stava fissando incuriosito. Ricambiai lo sguardo, sentendo qualcosa in fondo alla mia anima che non riuscii a identificare. Aveva uno sguardo ipnotico. Fortunatamente la voce di Lindir suonò melodiosa in quel momento, rompendo l'incantesimo: "Benvenuto a Rivendell, Boromir figlio di Denethor". Gli occhi di Boromir si distolsero dai miei appena in tempo per non vedere il mio stupore. Il figlio del Sovrintendente in persona. C'erano strane cose in moto se il sovrintendente mandava suo figlio e non un rappresentante. Il concilio del giorno dopo si prospettava interessante.

Poco dopo Boromir arrivò Legolas.

"Miriel!" esclamò scendendo con grazia da cavallo

"Mae Govannen Legolas" risposi portando una mano al cuore. Non era il tipo da abbracci. Lindir lasciò fare a me gli onori quella volta. Accompagnai Legolas nella casa di Elrond e lo lasciai in compagnia di Estel.

Io uscii di nuovo in giardino, aspettavo i miei nani. E che gioia quando li vidi arrivare sui loro robusti pony.

"Gloin" esclamai felice abbracciando il nano non appena fu sceso da cavallo.

"Ahah, ragazza mia! Che piacere vederti" rispose lui con una vigorosa pacca sulla spalla "Ti presento mio figlio Gimli" disse accennando con la mano a un nano accanto a lui. Era la sua copia più giovane. Il nano abbassò la testa a mò di saluto "Gimli al tuo servizio" disse

"Miriel al tuo" replicai di rimando inchinandomi com'era uso tra i nani. "Piacere di conoscerti Gimli, Gloin ci parlava spesso di te"

"Piacere mio" rispose lui con un sorriso

"Lo porti ancora?" chiede Gloin, gli occhi fissi sul mio anello

"Sempre" risposi sfiorandolo con la mano "Non li dimenticherò mai"

Lui annuì, lo sguardo per una attimo intristito al ricordo di chi avevamo perso a Erebor. Mi ripresi presto, conducendoli alle loro stanze. Lindir ovviamente si era eclissato alla mera vista di nani.

Dopo aver condotto i nani nelle loro stanze, e ascoltato le ultime notizie da Erebor, passai a prendere le mie due spade e mi diressi di nuovo verso il campo di addestramento.

Trovai Elladan, Elrohir, Glorfindel ed Estel che si allenavano mentre Merry e Pipino, insieme a Boromir li guardavano dai limiti del campo. Volevo vedere come se la cavava l'uomo di Gondor, quindi mi avvicinai di soppiatto e appoggiai lievemente la punta della spada su retro del suo collo. Si girò di scatto, la mano sull'elsa della spada, osservando sorpreso le mia lame e poi me.

"Vediamo che sai fare, uomo di Gondor" lo sfidai con un sorriso.

Lui sollevò le sopracciglia, sorpreso "Va bene..." concesse dopo un momento di esitazione, sguainando la spada e afferrando uno scudo.

"Ci andrò piano con te" mi rassicurò

"E sarà peggio per te" risposi con un ghigno roteando le mie due spade.

Con la coda dell'occhio vidi che Glorfindel si avvicinava, osservandoci.

Camminammo in cerchio, studiandoci a vicenda, poi Boromir attaccò. Diretto e frontale, come mi ero aspettata. Lo elusi con grazia. Lui attaccò di nuovo e di nuovo evitai la sua lama. Continuammo così per un po': evitavo i suoi attacchi o li paravo con facilità. Ero stata addestrata dagli elfi, nessun uomo poteva battermi, se non forse Estel. Boromir non seguiva uno schema, preferiva la violenza alla tecnica e mano mano che la frustrazione aumentava i suoi colpi si facevano sempre meno precisi.

Sentii la voce di Glorfindel nella mia testa: "Finiscilo, Miriel, ora lo stai umiliando" sembrava divertito. Un'ombra di sorriso mi passò sul volto. Aspettai l'ultimo attacco di Boromir per pararlo, disarmarlo con una flessione del polso e fulminea, portargli la punta della spada al collo.

"Ho vinto" sorrisi. Gli hobbit applaudirono.

Mi guardava tra l'incredulo e l'arrabbiato, il respiro affannoso. Non potei non notare il petto muscoloso sotto la tunica leggera. Rinfoderò la spada con un ringhio e si allontanò.

Boromir POV

Battuto da una donna, non potevo credeci. Per fortuna non eravamo a Gondor, se no sarei diventato lo zimbello di tutti. Era una ragazza umana, almeno guardando le orecchie. Era la stessa che era alla fontana quando ero arrivato. Sembrava una ranger, come l'altro uomo che c'era al campo di addestramento. Raminghi del Nord. Stando alle storie erano gli ultimi discendenti del regno di Arnor, il regno dei Numenoreani di cui Gondor una volta era solo la propaggine più meridionale. Di più non sapevo, era Faramir lo studioso tra noi due. Il cuore mi dolse al pensiero di mio fratello. Era da tantissimo che non lo vedevo e speravo che stesse bene anche se mio padre di sicuro non gli rendeva la vita facile.

Ma la mia mente restò poco su Faramir, continuava a spostarsi su quella dannata raminga. La sua bellezza e la sua abilità con la spada mi intrigava e allo stesso tempo mi indispettiva. Inoltre la sua famigliarità con gli elfi mi rendeva cauto. Non mi fidavo completamente di loro, se ne stavano nascosti e al sicuro mentre gli uomini morivano nella guerra contro Sauron. E quell'anello da uomo che portava al collo? Di chi era? Di un amante? Queste erano le domande e i pensieri che continuavano a ripresentarsi alla mia mente senza che riuscissi a cavarne un ragno dal buco. 

Miriel dei DunedainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora