La famiglia riunita (quasi)

190 10 0
                                    

Non ci rimase che ritornare verso il Fosso di Helm per poi ripartire da lì verso...verso dove? Edoras? Minas Tirith? Non lo sapevo, avrei seguito Gandalf ed Estel. Il destino della terza era della Terra di Mezzo stava per compiersi, non esistevano più sentieri sicuri. I miei occhi corsero a Boromir e improvvisamente provai una fitta di rammarico. Poteva restarci davvero poco tempo da passare insieme e mi cercai a immaginare una vita in cui l'ombra del nemico non esistesse e avremmo forse avuto tempo di conoscerci in altre circostanze e non saltarci alla gola a giorni alterni. Fallii miseramente. Sauron era stato un'ombra nella mia mente da quando ero nata, una costante per tutta la mia vita.

Sospirai: facciamola finita e poi vediamo che succederà pensai uscendo dai miei pensieri per spronare Siggy in avanti e cavalcare al fianco di Estel a cui Pipino stava raccontando di come una volta lui e Merry avessero razziato l'orto di un tale hobbit di nome Maggot. Pareva anche che il tale fattore avesse i migliori funghi di tutta la contea.

La notte strisciò pian piano verso di noi e mentre stavamo per fermarci a riposare un cavaliere della retroguardia cavalcò rapido in avanti conferendo a bassa voce con éomer.

"Una compagnia di cavalieri ci sta raggiungendo da dietro" disse lui e diede un paio di ordini secchi in rohirrim. I cavalieri si disposero a cerchio intorno al re, le lance puntate in avanti. Legolas, Estel ed io tendemmo le corde degli archi. Gandalf, che stava alla nostra destra, si era gettato il mantello grigio sulle spalle, ma brillava comunque di una luce fioca. I due hobbit, esitanti estrassero i loro spadini.

Mi chiesi quanto numerosa era la cavalleria che ci stava raggiungendo. Non eravamo in molti ed eravamo ancora provati dalla battaglia di due sere prima.

"Dovrebbero essere una trentina dal rumore" disse piano Legolas che sentì prima di tutti il rumore degli zoccoli dei cavalli in avvicinamento.

éomer annuì cupo. Eravamo in svantaggio numerico, ma potevamo farcela. Se non altro eravamo pronti ad accoglierli.

Li sentii prima di vederli arrivare: il battere di molti zoccoli sul terreno. Poi delle figure ammantate di grigio apparvero illuminate dalla luna. éomer spronò in avanti Pié di Fuoco e tuonò: "Alt! Chi siete voi che cavalcate così liberamente a Rohan?"

I cavalieri si fermarono. Uno smontò e venne verso di noi. I palmi girati in avanti per mostrarci che era disarmato.

"Rohan?" chiese "Avete detto Rohan? è una parola lieta. Siamo venuti dal Nord proprio in cerca di questa contrada"

"E l'avete trovata" iniziò a rispondere éomer ma fu interrotto dall'esclamazione di gioia mia e di Estel che avevamo riconosciuto la voce. Prima di potermene rendere conto ero scesa da cavallo e mi ero fiondata tra le braccia del nuovo venuto mentre Estel esclamava: "Halbarad!"

"Che ci fate qui? Come ci avete trovati? Da dove siete venuti?" iniziai a domandare a raffica

"Piano sorellina, tutto sarà presto chiaro" disse una voce flautata da dietro la spalla di Halbarad e il mio cuore fece un'altro salto di gioia prima di essere sollevata dalla vita e lanciata in aria e ripresa da Elladan o Elrohir, nell'oscurità non ero riuscita a distinguerli. Risi felice e mi sentii improvvisamente a casa e al sicuro e quasi mi aspettavo nell'oscurità, di vedere apparire i padiglioni di Rivendell e di sentire la voce di Arwen che cantava in giardino. Invece della voce flautata di Arwen sentii invece quella dura e roca di Halbarad che spiegava che a Gran Burrone era giunto un messaggio da Dama Galadriel: "Aragorn ha bisogno della sua stirpe. Che i Dunedain lo raggiungano a Rohan".

"Ho radunato tutti quelli che sono riuscito a contattare in poco tempo e siamo partiti" disse lui "E con noi cavalcano anche i figli di Sire Elrond, desiderosi di dare il loro contributo nella lotta contro Sauron". Sulle facce dei due gemelli si dipinsero due ghigni malefici capaci di fare venire la pelle d'oca a chiunque li guardasse. Infatti vidi éothain rabbrividire leggermente e nascosi un sorriso.

"Se queste persone ti assomigliano, Aragorn" disse re Théoden "Sarà un piacere cavalcare con loro. Venite, tra qualche miglio raggiungeremo i guadi dell'Isen e potremo riposare".

Rimontai su Siggy e cavalcai tra Elladan ed Elrohir che mi raccontavano di come avessero avuto problemi con i goblin sul passo tra le montagne nebbiose o meglio di come loro fossero stati un problema per i goblin.

"Non faranno rivedere il loro brutto muso molto presto" disse Elrohir feroce. Nessuno dei due fratelli aveva mai dimenticato i tormenti che i goblin avevano fatto partire alla loro madre e la loro sete di vendetta non si era mai placata.

"Cosa porti, fratello?" chiese Aragorn ad Halbarad che portava un lungo involucro, strettamente legato in un panno nero.

"Un dono di dama Arwen" rispose lui e Aragorn rimase assorto a lungo. Sapevo, come intuiva Estel, quello che portava il capitano dei Dunedain. Spesso avevo visto Arwen intrecciarlo. Nelle lunghe sere di Rivendell aveva intessuto il vessillo dell'albero bianco su sfondo nero. Di Mithril era l'albero e la corona e di diamanti erano fatte le stelle. L'erede di Isildur si era fatto avanti e il suo vessillo lo seguiva.

Ben presto sentimmo l'acqua dell'Isen scorrere davanti a noi e il re diede l'ordine di fermarsi per la notte. I fuochi vennero accesi e e la cena veniva preparata. I Dunedain erano a corto di provviste (era da un paio di giorni che anche loro andavano avanti a Lembas) quindi accettarono di buon grado quello che i rohirrim offrivano.

La nostra compagnia, con l'aggiunta dei due gemelli e di Halbarad si sedette attorno a uno dei fuochi.

"Che c'è?" chiesi a Elledan notando il brillio divertito nei suoi occhi

Fu Elrohir a rispondere: "Quel bambino" puntò il mento leggermente verso Aethelstan, lo scudiero di éomer "Non ti toglie gli occhi di dosso ma sobbalza terrorizzato ogni volta che vede che lo guardiamo".

"Lasciatelo stare, poverino. Siete i primi elfi che vede dopo aver passato l'infanzia a sentire storie confuse su streghe che tessono inganni..."

"Ma tu pensa" disse Elrohir scuotendo la testa e ridendo piano insieme al fratello.

Mentre mangiavamo la cena Boromir continuava a muoversi a disagio. Non capii come mai finché non vidi lo sguardo omicida di Halbarad fisso su di lui. Non sapevo cosa gli avesse detto Aragorn o cosa lui avesse intuito ma evidentemente non gli piaceva.

Dopo la cena, mentre Gimli, gli Hobbit e Aragorn fumavano tranquilli, Elladan si mise a canticchiare piano e mi lasciai trasportare dalla sua voce nel sonno. 

Miriel dei DunedainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora